Ci eravamo tanto preoccupati per l’ambiente, quando poi la soluzione era semplicissima. Un batterio ci salverà. Da cosa? Dalla sovrapproduzione di plastica, materia comodissima ma che, dal momento che non è biodegradabile, costituisce un problema grave per l’inquinamento. La plastica abbandonata è dappertutto: esistono isole di plastica nell’Oceano, discariche di plastica sulla terra. Gli animali restano intrappolati, a volte intossicati, l’ambiente avvelenato. Insomma: un disastro.
È tanto grave che in Canada, a Montréal, stanno perfino pensando di mettere al bando le bottiglie di plastica stesse.
E invece, adesso, gli scienziati giapponesi ci hanno cavato d’impiccio scoprendo un batterio speciale in grado di disintegrare il polietiene tereftalato (più noto come Pet). È il tipo usato per l’imballagio di bottiglie cosmetici e detergenti della casa. Non lo dice LinkPop, lo dice Science, in un articolo pubblicato l’11 marzo.
Il batterio si chiama “Ideonella sakaiensis” si serve di due enzimi particolari. Il suo meccanismo è complesso da spiegare (e per quello si rimanda a Science), ma basta dire che sarà (almeno, si spera) risolutiva. Almeno un terzo degli imballaggi di plastica sfugge a ogni forma di raccolta e si disperde nell’ambiente, rovinando natura e paesaggi umani. Ora, forse, qualcosa si risolverà – si spera prima che gli oceani contengano più plastica che pesci (accadrà, secondo una ricerca, nel 2050).