L’elenco delle statistiche in cui l’Italia risulta sui gradini più bassi, se non all’ultimo posto, è lungo, talvolta diventa stucchevole e può generare anche fastidio se è pura lamentazione. Ma forse può risultare utile se è associato a una corretta comprensione di dove sia la causa e dove l’effetto, così spesso invertiti nel nostro Paese.
Può essere il caso degli scoraggianti dati sull’occupazione femminile, sulla fertilità delle donne, sulle opportunità di guadagno e carriera per chi diventa madre. Tutte le carriere, dalla sindaca di Roma alla commessa.
Anche prendendo il segmento di età in cui la popolazione femminile ha i tassi di occupazione maggiore, tra i 25 e i 54 anni, e che sono gli stessi d’altronde in cui si è madri, risultiamo, dopo Grecia e Macedonia, il Paese con meno donne al lavoro: il nostro tasso è del 57,6%, contro una media europea del 71,7%, medie scandinave sopra l’80%, il 78,8% della Germania, il 76,1% della Francia.
Nulla di nuovo, certamente, come è risaputo il fatto che allo stesso tempo l’Italia sia tra i Paesi con tassi di fertilità più bassi d’Europa. Forse è allora più interessante sottolineare il legame tra occupazione e fertilità, appunto, che appare chiaro: è una correlazione piuttosto esplicita, dove la fertilità è maggiore è più alta anche l’occupazione, e viceversa.
Un legame diretto che dal 2000 al 2014 è divenuto anzi ancora più evidente. Meno ovvi appaiono i dati sull’occupazione delle donne con figli e le differenze rispetto alle vicine spagnoli, francesi, tedesche, inglesi.
Ebbene, quello che colpisce è che il gap c’è, sicuramente, ma è meno drammatico di quello generale. Nel caso delle donne con bassa istruzione, senza diploma, con figli minori di 6 anni, la differenza con la media Ue è di circa 8 punti, contro i 14 medi come visto prima.
Il gap cala per le diplomate a 4-6 punti, a seconda del numero dei figli, per quasi annullarsi nel caso delle laureate
È piuttosto intuitivo, anche se non in queste dimensioni, come conti moltissimo l’istruzione delle madri, ma la notizia sembra essere che, se una donna italiana è madre, è meno distante, come probabilità di avere un lavoro, dalle madri di altri grandi Paesi europei. È consolante questo? Per nulla, soprattutto se allontaniamo lo sguardo e osserviamo che l’altro lato della medaglia è il fatto che sono di meno le italiane che diventano madri, e ancora meno quelle che hanno più di un figlio.
E’ piuttosto intuitivo, anche se non in queste dimensioni, come conti moltissimo l’istruzione delle madri, ma la notizia sembra essere che se una donna italiana è madre è meno distante, a livello di probabilità di avere un lavoro, dalle madri di altri grandi Paesi europei.
E allora cosa succede? Quale il problema più urgente? È la nascita di figli che, essendo poco supportata a livello di welfare, abbassa ulteriormente le possibilità di essere occupate e avere una carriera, oppure è la bassa occupazione delle donne che provoca come conseguenza una minore fertilità? Anche ammettendo doverosamente la complessità e la circolarità della questione, appare ora prevalere il secondo meccanismo.
È vero che un tempo, con tassi di occupazione più bassi vi erano più figli, ma sarebbe sbagliato pensare che è per il maggior numero di donne al lavoro che ora se ne fanno meno. Come si vede la correlazione tra figli e lavoro è anzi sempre più positiva, vi sono più figli laddove le donne lavorano di più, vi poi è un minore gap occupazionale rispetto agli altri Paesi proprio per le madri, anche con tassi di istruzione bassi.
Il problema è non tanto e non solo la paura di perdere il lavoro dopo il parto, di dover interrompere la carriera, ma proprio che le donne giovani un lavoro non ce l’hanno e di conseguenza non programmano figli
Sembra quasi, anzi, che il problema sia non tanto e non solo la paura di perdere il lavoro dopo il parto, di dover interrompere la carriera, ma proprio che le donne giovani un lavoro non ce l’hanno e di conseguenza non programmano figli.
Se infatti dovessimo confrontare il dato dell’occupazione di chi spessissimo madre ancora non è e potrebbe diventarlo allora sì, i divari diverrebbero enormi: solo il 51% delle 25-34enni ha un lavoro in Italia, contro il 57% delle 25-54enni, e anzi, è l’unico segmento in cui il tasso di occupazione è in calo nel IV trimestre 2015!
Il primo e principale sostegno alla maternità di cui ci sarebbe bisogno allora, più che singoli provvedimenti o bonus, sarebbe la crescita e l’aumento dei posti di lavoro per le giovani donne, visto il legame tra occupazione e figli sembra anche più diretto di quello tra welfare e maternità, posti di lavoro di qualità, considerando l’ancora più eclatante correlazione tra istruzione e madri al lavoro.
La fonte di tutti i grafici è Eurostat