Contro l’obesità non servono le tasse ma nuovi prodotti

Le imprese sono chiamate a rivedere le politiche di prodotto, di prezzo, di formato e di comunicazione che hanno contribuito all’epidemia dell’obesità. Il soggetto pubblico deve invece evitare misure proibizionistiche

Il tema dell’obesità è stato analizzato sotto diversi profili. Per comprendere pienamente il comportamento delle persone e orientarle verso traiettorie virtuose sul piano individuale e collettivo occorre coniugare la conoscenza di diverse discipline.

In questa direzione l’economia comportamentale e il neuromarketing individuano le ragioni che portano all’assunzione frequente di alimenti ipercalorici in quantità eccessiva.

Le imprese sono chiamate a rivedere quelle politiche di prodotto, di prezzo, di formato e di comunicazione che, attraverso l’offerta di cibi ipercalorici ad alto contenuto di servizio, hanno contribuito in maniera rilevante all’epidemia dell’obesità. Il soggetto pubblico deve invece evitare misure proibizionistiche e la manovra della leva fiscale, puntando per contro sulla possibilità di orientare la libera scelta dei cittadini attraverso strumenti di apprendimento emotivo che facilitino comportamenti automatici e abitudini alimentari più salutari. Un argomento senza dubbio di grande attualità su cui industria e distribuzione di beni di largo consumo stanno ponendo la dovuta attenzione modificando le proprie scelte.

A questi temi è dedicato libro “Cibo, salute e business” di Gianpiero Lugli (Egea, 2016). Professore ordinario di marketing distributivo presso il Dipartimento di Economia dell’Università degli Studi di Parma, Lugli nella stessa università insegna Neuroshopping e coordina un laboratorio di marketing nutrizionale.

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