Scena uno: il cliente entra in un laboratorio di falegnameria, guarda una parete di sgabelli in legno disegnati da designer di tutto il mondo, si fa un’idea di ciò che vuole e si mette al lavoro. Su un tavolo muove sei cloches, ognuna delle quali comanda una dimensione dello sgabello. Al suo fianco un progettista che conosce bene il software lo aiuta a dare forma ai suoi desideri. Ultimato il disegno in 3D, in poco tempo, una macchina intaglia lo sgabello sulla base dei comandi inviati dal computer di progettazione. E va avanti, cliente dopo cliente, pezzo unico dopo pezzo unico.
Scena due: il cliente entra in un ristorante e si avvicina a una macchina, alta un metro, lunga due. Insieme allo chef sceglie il grano, e un modello di pasta da uno schermo. Magari, quello che lui stesso ha disegnato lui, utilizzando un apposito software. Il grano scorre lungo un tubo, viene macinato all’istante da un piccolo mulino e scorre fino a una stampante 3d che lo salda fino a costruire il formato di pasta desiderato dal cliente. Il tutto in pochi minuti. Può iniziare la cottura…
Scena tre: il cliente entra in una sartoria. Uno scanner gli prende le misure, precise al millimetro. Il computer registra un numero di misure doppie rispetto a quelle che prenderebbe il migliore dei sarti tradizionali. Insieme al sarto decide un modello di abito e sullo schermo il cliente vede se stesso con tanto di abito e accessori. Non è finitia. Sullo schermo appaiono colori e trame per i tessuti di giacca, pantaloni e camicia. Ogni volta che si seleziona un tessuto è possibile guardare il risultato finale. Una volta fatta la scelta, il computer progetta i cartamodelli, la mappa che serve alla sarta per cucire il vestito.
Futuro lontano? No, presente indicativo. Perché oltre ad essere tre tecnologie in mostra a New Craft, la mostra alla Fabbrica del Vapore curata da Stefano Micelli e allestita dallo studio Geza in occasione della XXI Triennale di Milano, sono soprattutto tre tecnologie già pronte all’uso. Non da ieri, ad esempio, il mobilificio canturino Riva1920 utilizza tecniche simili per realizzare i propri prodotti in legno, così come diverse sartorie già utilizzano sistemi di scansione per progettare l’abito perfetto. E persino la pasta stampata in 3d della Barilla farà presto la sua comparsa nei ristoranti.
«Sono tecnologie che dilatano la creatività di una nuova generazione di produttori e di designer coinvolgendo direttamente l’utente finale – spiega Micelli, che per primo le ha raccontate in Italia col suo libro “Futuro Artigiano” (Marsilio) del 2011. Crollano alcune barriere storiche come quella tra produttore e consumatore, innanzitutto, che co-progettano assieme il prodotto. Non solo: crolla anche muro che divideva l’artigiano tradizionale dalle tecnologie digitali. In ognuna di queste tre produzioni, gli sgabelli, la pasta, i vestiti, c’è una componente artigiana umana che dialoga con software, stampanti 3d, macchine a controllo numerico».
È la versione italiana di quella che tutti chiamano la terza rivoluzione industriale: «Grazie a queste tecnologie si possono produrre pezzi unici “in serie”, su misura, con tempi e costi accessibili, favorendo una personalizzazione estrema del prodotto». La mostra New Craft altro non è che la rappresentazione scenica di un nuovo modo di pensare la creazione di valore: «Invece di concentrarsi sulla replicazione e sulle economie di scala, le imprese possono sviluppare varietà e personalizzazione a partire da una nuova cultura del progetto».
«In ognuna di queste tre produzioni, gli sgabelli, la pasta, i vestiti, c’è una componente artigiana umana che dialoga con software, stampanti 3d, macchine a controllo numerico»
È un filo che si intreccia, quello della nuova manifattura. Che non rompe col passato, ma che lo accompagna oltre. Che fa rianimare oggetti che pensavamo, al culmine del ciclo dell’industria fordista e delle economie di scala, di aver consegnato al passato. Oggetti esposti come la stampa a caratteri mobili – e una stampante 3d che li ricrea, in alternativa al piombo – la bicicletta in fibra di carbonio, quella con le saldature che nemmeno si vedono, la poltrone più classiche foderate in denim.
Tutti oggetti che stanno all’incrocio tra saper fare artigiano, design di prodotto e tecnologia digitale, in molti casi realizzati da alcuni dei cinquecento giovani under 35 che da tutto il mondo hanno partecipato alla call legata alla mostra: «Fino a qualche tempo la manifattura legata al saper fare artigiano sembrava appartenere al passato remoto – spiega ancora Micelli. L’incontro con la tecnologia e con il design mette in moto una trasformazione epocale. Per l’Italia e per l’Europa è una grande opportunità di sviluppo».
Per terra, delle linee di luce disegnano reti e connessioni, sempre nuove e diverse. In fondo, non ci potrebbe essere sintesi migliore del New Craft.
Banca IFIS è exhibition partner di New Craft. Botteghe Digitali è il progetto di Banca IFIS dedicato al Made in Italy 4.0.