La notizia è già sulla bocca di molti: Fedez lascia la SIAE. Da oggi la società che si occuperà di raccogliere i proventi per i suoi diritti d’autore sarà Soundreef – società costituita nel 2011 nel Regno Unito, ma basata in Italia, che autorizza ad utilizzare e diffondere musica live o negli esercizi commerciali. E in cambio raccoglie e distribuisce per gli autori, gli artisti e le etichette discografiche.
L’accordo è stato firmato a Milano fra il rapper milanese e l’amministratore delegato della società, Davide D’Atri, e poi annunciato in conferenza stampa nella mattinata di venerdì 29 aprile. Una scelta che può rivoluzionare il panorama musicale italiano e suoi assetti. Perché se è vero che Soundreef esiste dal 2011 e il suo balzo si vede da un pezzo, è altrettanto vero che in Italia si dibatte da tempo immemore della questione “monopolio SIAE”.
Fedez lascia la SIAE e sceglie Soundreef: «Voglio sostenere chi fa della meritocrazia e della trasparenza un valore fondante. Mi affido a loro per la raccolta dei miei diritti d’autore». L’annuncio in conferenza stampa a Milano
«Trasparenza e meritocrazia devono esseri valori fondanti». Con queste parole Fedez ha motivato la sua decisione durante la conferenza stampa, «ho scoperto Soundreef perché sono un appassionato di start up che in più si occupa di un contenuto che mi riguarda direttamente».
E in effetti, se è vero che Soundreef non è più soltanto una start up non si può certo dire che il suo passato non affondi le radici proprio in quel mondo: «Siamo partiti con una cifra di un milione di euro grazie al supporto di Luiss Enlabs, incubatore ed acceleratore romano, tra i nostri primi finanziatori» aveva dichiarato proprio a Linkiesta nel 2014 l’a.d. e fondatore Davide D’Atri, in uno dei primi articoli apparsi sul tema.
Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia: «Rendicontiamo entro 7 giorni dal concerto e paghiamo le royalty a 90 giorni, sia per il nazionale che l’internazionale» ha detto invece oggi davanti ai giornalisti presenti alla conferenza stampa ed è per questo che definisce la scelta di Fedez come «coraggiosa ma anche di innovazione dettata dalla voglia di cambiare il sistema che garantisce i più forti. La rivoluzione digitale non poteva che travolgere i monopoli che ancora resistono nel nostro Paese. Assisteremo presto a un effetto domino». Entusiasmo visibile anche nelle parole di Luigi Capello – CEO di LVenture Group, tra i principali investitori in Soundreef – che in una nota per la stampa ha fatto sapere che: «In questo momento, la scelta di Fedez di conferire l’incarico di riscuotere i suoi proventi musicali a Soundreef non solo è un passo importante per la startup, ma dimostra anche un ampio consenso riguardo alle ricadute positive della liberalizzazione e della fine del monopolio SIAE».
E quando si parla di monopoli e “più forti” è probabile che sia D’Atri quanto Capello si riferiscano anche a quello che sta avvenendo a Roma in Parlamento. Perché lo scorso 10 aprile doveva essere recepita dall’Italia la direttiva Barnier dell’Unione Europea, che avrebbe sancito l’apertura del mercato a concorrenti privati nel settore della raccolta e della gestione dei diritti sulle opere musicali – come già avviene in diverse nazioni europee.
«La rivoluzione digitale travolgerà i monopoli che resistono nel nostro Paese. Assisteremo a un effetto domino»
Un business, quello dei diritti d’autore, che vale cinque miliardi di euro all’anno in tutto il continente. Ma nonostante le sollecitazioni, anche da parte degli addetti ai lavori, a una maggiore concorrenza, l’iter parlamentare per la direttiva Barnier è soltanto agli inizi. Un ritardo che ha portato la Soundreef, assieme ad oltre 300 fra imprenditori del settore e investitori, a inviare una lettera aperta a Matteo Renzi per spiegare le proprie ragioni. Che sono riassumibili in alcune parole d’ordine: nuovi posti di lavoro, liberalizzazione del settore, fine del monopolio SIAE e messa al bando delle rendite di posizione. Come ad esempio quella che garantisce agli iscritti SIAE tanti diritti di voto quanti sono gli euro incassati come diritti d’autore.
Un meccanismo sancito dallo statuto della Società Italiana Autori e Editori che di fatto garantisce agli autori più “ricchi” un metodo sicuro per controllare e orientare le decisioni. Spesso a discapito degli “emergenti” o comunque della stragrande maggioranza degli iscritti – in tutto quasi 80mila – che con la loro attività non riescono nemmeno a recuperare la quota d’iscrizione SIAE.
Un meccanismo a tratti assurdo che viene oggi messo in crisi, forse una crisi definitiva, dalla scelta di Fedez e dagli artisti che sceglieranno di seguire la sua strada.