Fulmini a ciel sereno: sul futuro dell’aeronautica e della meteorologia a Linate incombe un grosso punto di domanda. Settant’anni di storia stanno per essere cancellati da un tratto di penna. Anzi, non da una penna ma da una circolare partorita in ambienti di nicchia del Ministero della Difesa quasi un anno fa, il 17 giungo 2015. E comunicata ai lavoratori addirittura due mesi dopo, nel pomeriggio del 14 agosto, poche ore prima del ponte di Ferragosto.
È la storia del 1° Centro Metereologico Regionale di Milano-Linate, dal 1937 il principale istituto nel nord Italia in materia di meteorologia, attività di supporto all’aviazione civile e militare e di controllo dei principali indicatori climatici in Pianura Padana. «Un’eccellenza che fa da contraltare alla meteorologia di bassa qualità che si sta diffondendo in Italia negli ultimi anni, fatta da “stregoni” che promettono previsioni certe a 15 giorni quando questo è scientificamente impossibile». È con frasi come questa che gli addetti ai lavori dell’aeronautica militare e i semplici appassionati definiscono il CMR. Un’eccellenza che da dodici mesi viene smembrata pezzo dopo pezzo nel silenzio dei vertici della Difesa e della politica lombarda.
Lo smantellamento del Centro Metereologico di Milano-Linate deciso con una circolare dentro ambienti di nicchia del Ministero della Difesa. E comunicato ai dipendenti con due mesi di ritardo. Per quale ragione? Spending review, si dice, ma le motivazioni economiche non stanno in piedi
Da un anno le funzioni dell’ente vengono trasferite in altre basi militari e centri, alcuni già esistenti altri da creare ex novo: Pratica di Mare, Novara, Poggio Renatico-Ferrara, fra gli altri. Le motivazioni? Spending review e la legge sulla riorganizzazione di Protezione Civile e Forze Armate, si dice. Ma nella realtà queste ragioni non sembrano stare in piedi. Per più motivi: il primo, economico, è che il CMR di Milano-Linate porta alle casse pubbliche fra i 15 e i 20 milioni di euro all’anno, grazie agli accordi stipulati con le compagnie aeree private, disposte a pagare pur di avere il servizio di veglia 24 ore su 24 e 365 giorni all’anno sullo spazio aereo nazionale e, in particolare, sui cieli di una decina di aeroporti nel centro-nord Italia: da quello di Pisa fino a Udine, passando per Piacenza, Aviano, Brescia, Treviso e Novara.
La seconda ragione è che mentre si chiude il centro dell’Aeronautica Militare di Milano ne vengono acquistati due nuovi nel Lazio, in barba a qualunque logica di risparmio ed economie di scala. Gli appetiti romani evidentemente si diffondono anche fra i militari.
Da ultimo questa riorganizzazione non porta ovviamente né a un taglio degli organici né degli stipendi che ne conseguono, tutt’altro, ci saranno da versare le indennità ai dipendenti coinvolti. Con spese addirittura superiori per l’erario rispetto al passato che rischiano di violare il principio cardine sancito della legge sulla riorganizzazione, che recita espressamente “senza maggiori oneri per lo Stato”.
«Un’eccellenza milanese da 70 anni» la definiscono gli addetti ai lavori. Chiusa per fare spazio a nuove strutture nel Lazio. Chiudo uno per aprirne due? Non è certo così che si fa risparmiare lo Stato
Ma oltre alle contraddizioni economiche ciò che sta avvenendo con la dismissione del CMR di Linate rischia di mettere a repentaglio tre fattori ancora più importanti, se possibile: l’ambiente, la scuola e la sicurezza del traffico aereo.
Le prime avvisaglie ci sono già state, con disguidi tecnici e caos nelle torri di controllo. La scorsa settimana, dopo l’eruzione dell’Etna, per la prima volta è spettato al neocostituito centro C.O.MET di Pratica di Mare – sotto la guida del Generale di Brigata Paolo Cuppone, che proprio nella base vicino Pomezia si è fatto le ossa fra gli anni ’90 e 2000 – monitorare la presenza delle ceneri vulcaniche di pietra pomice nei cieli italiani. E la mancanza di esperienza del personale nel nuovo centro ha creato più di una situazione di rischio, come denunciato a Linkiesta da diversi militari che chiedono di restare anonimi. Altri problemi si sono verificati a metà febbraio, quando dal neo centro C.O.MET sono partiti degli Avvisi di Sicurezza fuori dallo spazio aereo italiano, addirittura in area cinese, giapponese e coreana. Errori che non hanno comportato conseguenze, ma comunque errori.
Già i primi disguidi e situazioni problematiche nei cieli italiani dopo l’eruzione dell’Etna. E a febbraio emanati degli Avvisi di Rischio addirittura fuori dallo spazio aereo italiano: sui cieli cinesi, coreani e giapponesi. La causa? La mancanza di esperienza
C’è poi il fattore istruzione: almeno dal 1993, quando venne completata la nuova sede del CMR di Linate, questo è il luogo prediletto per i tirocini formativi degli studenti. Quelli di aeronautica che arrivano dall’Accademia Maxwell di Milano, altri dalla facoltà di Fisica dell’Università Statale e infine da quella di Agraria di Perugia. Quegli stessi tirocini formativi che, per gli studenti della Maxwell, sono stati resi obbligatori proprio dalla riforma della “Buona Scuola”. Sarà difficile spiegare adesso a studenti e famiglie di Milano che il tirocinio devono andare a svolgerlo a 200 km di distanza.
E da ultimo l’aspetto ambientale. Perché il CMR non si occupa solo di previsioni meteo per l’aviazione militare e civile durante le fasi di decollo e atterraggio, spesso in affiancamento, quando non sostituzione, delle strutture direttamente controllate dall’ENAV, ma anche di monitoraggio ambientale “tradizionale” sul territorio di Città metropolitana Milano e su quello regionale lombardo. Attraverso, per esempio, lo scambio di informazioni con l’Arpa e le sue centraline per controllare il livello degli inquinanti nell’aria. Un tema che ai cittadini milanesi dovrebbe stare a cuore visto il polverone sollevato fra la fine del 2015 e l’inizio di quest’anno, quando le polveri sottili sforarono per decine di giorni dai limiti europei obbligando la città e la giunta alla scelta di bloccare interamente il traffico per rientrare nei parametri. A maggior ragione se ne dovrebbero interessare i candidati sindaco di questa corsa elettorale per Palazzo Marino che in futuro si troveranno ad affrontare situazioni analoghe. Ma sul fronte della politica meneghina tutto tace mentre la campagna elettorale volge al termine.
C’è chi parla di interessi speculativi su quell’aerea, vicina all’aeroporto di Linate e con un valore commerciale potenzialmente immenso. E la metropolitana M4 che arriva a Linate sarebbe solo il primo tassello di questo piano segreto
Al netto di tutte queste criticità cos’altro c’è dietro alla smantellamento del CMR? Le ipotesi sono tante: c’è addirittura chi parla di interessi speculativi su un’area talmente vicina all’aeroporto civile di Linate da avere un potenziale commerciale immenso. «Come per le caserme» sostengono alcuni militari «prima le si abbandona creando ad arte una situazione di degrado e poi si grida alla dismissione del patrimonio, nell’ottica di riqualificare commercialmente quelle aree». E la nuova linea metropolitana M4, che collega il centro città con l’aeroporto, potrebbe essere soltanto il primo tassello di questo progetto. Solo ipotesi, si è detto, non confermate. Ma non è da escludere che gli appetiti non siano soltanto romani, ma anche milanesi. E potrebbe essere una previsione – è il caso di dire – infausta.