Dopo Stati Uniti, Canada, Singapore e Gran Bretagna (che in questo caso ha copiato e anticipato l’Italia che nel 2009 aveva già presentato un report sul tema) anche l’Europa mette al bando le banconote da 500 euro. La decisione è arrivata mercoledì 4 maggio durante un vertice della Bce in cui si è deciso di fermare la produzione dei fogli viola, mentre quelli ancora in circolazione continueranno a mantenere il proprio valore. A patto che qualcuno ne possegga una mazzetta. In Italia, infatti, sembrano introvabili nonostante i dati parlino chiaro. A fronte di quasi 130.000 banconote prelevate nel 2015, quelle depositate sono molto di più: 15 milioni. Da dove vengono? Probabilmente dall’estero, una buona parte da attività illegali di riciclaggio. Non a caso gli esperti del settore li hanno soprannominati “Bin Laden” per il ruolo che hanno nel mercato sommerso dei capitali.
Da dove vengono le banconote da 500 euro? Probabilmente dall’estero, una buona parte da attività illegali di riciclaggio. Non a caso gli esperti del settore li hanno soprannominati “Bin Laden”
Le cronache della Guardia di Finanza raccontano di 20 mila euro nascosti in un pacchetto di sigarette, mezzo milione in una confezione di zucchero e almeno diecimila si possono nascondere nel reggiseno (con tanto di effetto push-up). I protagonisti sono gli “spalloni” che, come negli anni ’70-’80 tornano a fare la spola fra l’Italia e i paradisi fiscali oltre confine. Non a caso, in uno studio del 2012, le Fiamme Gialle avevano notato un forte incremento delle transazioni bancarie relative alle banconote da 500 euro in tre aree della nostra Penisola: Triveneto, città al confine con la Svizzera e Forlì (che dista solo un’ora di macchina da San Marino). Non a caso, le regioni in cui si è registrato il boom dei deposito sono state Veneto (+273% dal 2010 al 2015), Lombardia (+393%) ed Emilia Romagna (+847%). Ma a farla da padrona ci pensa il Trentino Alto Adige che con 288 milioni di euro depositati ha registrato il maggiore aumento: +3853%.
In un Paese come il nostro in cui ancora il 50% delle transazioni avviene in contati e il tetto per il pagamento con soldi liquidi è stato alzato a tremila euro (per non parlare delle stime dell’evasione fiscale: circa 540 miliardi secondo i dati Eurispes), la scelta della Bce rappresenta un’arma in più. Diversa la posizione della Germania che ancora prima del vertice di Francoforte aveva espresso qualche dubbio, con il numero uno della Bundesbank e membro del Consiglio direttivo della Bce, Jens Weidmann, che vedeva in questa scelta un messaggio di sfiducia da parte della Ue ai risparmiatori. Soprattutto tedeschi. All’epoca dell’introduzione della moneta unica fu infatti la Germania a difendere la banconota viola dal momento che il corrispettivo biglietto da diecimila marchi era molto diffuso. Ad oggi l’intera somma dei Bin Laden circolanti, nonostante rappresenti il 3% del numero delle banconote Euro, vale il 30% del cash totale. A conti fatti, un’operazione da 300 miliardi di euro.