Comunali di Milano, candidati in fuga dai politici nazionali

Pochi i leader arrivati nel capoluogo meneghino per sostenere i propri candidati. Parisi, Sala e Movimento 5 Stelle nel frattempo girano per quartieri e mercati in cerca di voti

Milano sarà probabilmente il vero test politico, alle Comunali del 5 giugno. Perché si confronteranno schieramenti larghi e solidi, con candidati finora estranei ai partiti, nessuno dei quali a livello cittadino è stato azzoppato da scandali e storie di cattiva gestione della cosa pubblica. Anzi, una vittoria o un buon risultato a Milano aprirebbero, da destra a sinistra, nuovi scenari non solo sul piano locale. Ma c’è una regola non scritta in questa lunga campagna elettorale meneghina: tenere alla larga, per quanto possibile, le beghe (e i riti) della politica nazionale. Perché fanno perdere voti.

Dall’alto tutti gli schieramenti in campo accettano quel poco che basta per dare lustro alla sfida: una foto con Renzi, Salvini, Grillo o Berlusconi è d’obbligo perché fa aumentare di peso gerarchico. Ma nessuno dei candidati cerca bagni di folla, passerelle troppo rumorose e presenze ingombranti dei leader. Lo si farà solo negli ultimi giorni, dopo la semina. Se esce un titolo forte, una polemica, una proposta da sviluppare accade solitamente in appuntamenti dove sono più le telecamere che i partecipanti. In queste settimane prevale invece la scelta di andare a cercare gli elettori, più che invitarli a partecipare alle iniziative di partito. Anche perché i cittadini mostrano di non essere interessati come un tempo a farlo (i dati sull’astensionismo sono lì da analizzare). Così i candidati girano i mercati rionali bancarella per bancarella, suonano alle porte, vanno a incontrare associazioni, comitati, negozianti. Persino l’ossessione per i dibattiti pubblici fra gli aspiranti sindaco è un tema che appassiona ormai più i giornalisti che chiunque altro.

Tutti gli schieramenti in campo accettano quel poco che basta per dare lustro alla sfida: una foto con Renzi, Salvini, Grillo o Berlusconi è d’obbligo perché fa aumentare di peso gerarchico. Ma nessuno dei candidati cerca bagni di folla, passerelle troppo rumorose e presenze ingombranti dei leader

Matteo Renzi si è fatto attendere molto da Giuseppe Sala, il candidato del centrosinistra partito con la vittoria (metaforicamente) in tasca, ma che si è presto ritrovato in un testa a testa (dicono i sondaggi) con l’avversario di centrodestra, Stefano Parisi. Renzi è arrivato quasi di soppiatto domenica sera, dopo l’intervista televisiva da Fabio Fazio. Il premier-segretario del Pd si è presentato a un’iniziativa elettorale al circolo delle Acli di Lambrate, quartiere alla periferia nord-est di Milano, pochi minuti di auto dagli studi Rai di via Mecenate e dalle piste di Linate.

Il tempo di una foto pubblica con Sala (che spingeva per averla, questo sì), poco preavviso per evitare calca ed eventuali contestazioni, un discorso a braccio che ha parlato molto di Expo, abbastanza di Milano, poco del Governo e del Pd, se non per dire che serve «una moratoria di un mese dell’insulto interno». Il Presidente del consiglio è entrato nel cortile all’aperto del circolo dal retro palco, si è concesso anche a molti selfie finali, ma da quel cancello è ripassato quasi subito dopo il comizio per infilarsi in auto. Uscita mediaticamente perfetta e apprezzata dai dem milanesi, ma consumata di fronte a due-trecento militanti, sostenitori del centrosinistra, simpatizzanti del candidato sindaco, in un luogo protetto.

Nel centrosinistra milanese da qualche giorno si coglie un clima più rilassato: si parla di numeri in risalita, per Sala, forse anche per questo Renzi ha rotto gli indugi e si è prestato al blitz milanese che ha consolidato il peso del candidato sindaco. Guai però ad associare troppo la polemica politica nazionale alla campagna per le Comunali. Anche i ministri che hanno iniziato ad arrivare in città per sostenere l’ex commissario Expo si stanno spendendo a incontrare piccoli gruppi su temi selezionati insieme a Sala, ma niente comizi o iniziative squisitamente di partito. Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha parlato ai rappresentanti degli Ordini professionali, quello della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, ha tenuto una conferenza stampa sull’accessibilità dei dati pubblici, il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, ha visitato la Triennale.

Nel centrodestra milanese lo sforzo è invece quello di tenere lontane le tensioni fra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi su chi dovrà guidare la coalizione dopo la rottura sul candidato sindaco di Roma. Entrambi i leader giocano in casa, perché sono di Milano. Quello della Lega è l’unico che finora ha azzardato la carta del comizio all’aperto, due settimane fa in piazza San Carlo, anche perché è candidato come capolista del Movimento. Gli è andata bene per metà: Salvini si è intestato il lancio ufficiale della candidatura di Parisi (sul palco con lui) ma la folla era abbastanza contenuta, si trattava soprattutto di militanti e sostenitori leghisti arrivati appositamente con le loro bandiere, pochi i passanti che si sono fermati ad ascoltare interrompendo lo struscio davanti alle vetrine.

Per Berlusconi il discorso è un po’ diverso: vuoi l’età, vuoi le ragioni di sicurezza, il leader di Forza Italia non si è ancora immerso veramente nella campagna milanese

Così anche Salvini sta macinando presenza soprattutto ai gazebo in giro per la città: domenica mattina è andato alla festa del quartiere di Lorenteggio, periferia ovest di Milano, a distribuire volantini di persona ai passanti e a far visita ai negozianti della zona. Per Berlusconi il discorso è un po’ diverso: vuoi l’età, vuoi le ragioni di sicurezza, il leader di Forza Italia non si è ancora immerso veramente nella campagna milanese, però l’unico evento di lancio della lista azzurra, sempre domenica mattina, è avvenuto nel chiuso del Teatro Manzoni, con iscritti, sostenitori e coreografie da 1994. In mezzo, il candidato sindaco Parisi. Che deve parlare di Milano, dei problemi della città ed evitare di entrare nel duello Salvini-Berlusconi. Per non perdere voti.

E il Movimento 5 Stelle? Di questi problemi sembra non averne. Ma anche i grillini per il momento non hanno organizzato grandi eventi a Milano. Luigi Di Maio ha tenuto una conferenza stampa con il candidato sindaco Gianluca Corrado, con cui poi ha condiviso un aperitivo coi sostenitori. Il comizio di Beppe Grillo nel 2013, prima delle Politiche, catturò una gran folla in piazza del Duomo, piena per più della metà. Per il momento non si annunciano però sue apparizioni per le Comunali di quest’anno. L’unica che c’è finora stata è avvenuta nelle vesti di comico più che di politico, con l’avvio del tour nei teatri, dove si è visto per l’ultima volta in pubblico anche Gianroberto Casaleggio. Di certo per i 5 Stelle vale la regola seguita dagli altri: gli elettori vanno cercati con pazienza e lontano dai vecchi riti. Sabato mattina a Lodi, per la manifestazione di protesta con Di Maio per chiedere le dimissioni del sindaco Pd Simone Uggetti, dopo il suo arresto, piazza della Vittoria non era certo piena.

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