Coppa delle coppe, coppa di tutte le coppe e di tutte le cose, stella più luminosa della galassia, galassia più luminosa dell’universo, coppa delle coppe, coppa che unisce tutte le coppe e le mette d’accordo, ultimo sforzo sovrumano verso la vittoria assoluta, incontestabile, irripetibile. Ci sono i campionati, ci sono le coppe e poi c’è la coppa delle coppe, e dopo la Coppa delle coppe, come dopo tutte le galassie, c’è il nulla, l’oblio, il non essere. Questo evoca il nome, questo è quello che sarebbe la Coppa delle coppe in un mondo ordinato con criterio, dove a segno corrisponde concetto.
Ma questo mondo non è quel mondo. Questo è un mondo che da migliaia di anni invecchia e perde la testa, si rincoglionisce e sbaglia le parole, s’incarta e poi deve fare i conti con i suoi incartamenti. In questo mondo la Coppa delle coppe è stata – e già la sua morte è simbolo di follia, di errore, di confusione – una coppa strana, fuori luogo, senza un suo posto preciso nel firmamento. Un astro che risplende a intermittenza, una strada di campagna parallela all’autostrada, senza svincoli, senza scintillanti autogrill, senza troppi fronzoli, una strada strana che spesso la prendi per sbaglio o per noia o perché a volte si vive nascosti e non c’è bisogno di spiegarlo.
La Coppa delle coppe ha smesso di esistere da diciassette anni, e diciassette anni dovrebbero bastare abbondantemente a guardare le cose con distacco, a valutarle, a trarne le dovute conclusioni e ad archiviarle per quello che sono. E invece no. Ancora oggi, a pensare alla Coppa delle coppe, non si sa cosa pensare. Che cosa è stata la Coppa delle coppe? Che senso aveva? Che valore aveva? Le risposte, nella loro disarmante semplicità, compongono un paradosso: La Coppa delle coppe è stata una coppa riservata ai vincitori delle coppe nazionali. Come le coppe nazionali, anche la Coppa delle coppe non aveva molto senso, almeno nei suoi ultimi anni di vita. E come le coppe nazionali, anche la Coppa delle coppe aveva un valore variabile, perché variabile era il valore delle squadre che via via superavano (per caso o per passione) i vari turni eliminatori.