Uno degli interrogativi, espliciti o latenti, che la gente ti pone più di frequente quando sei single è se tu sia felice della tua singletudine. Insomma: ci stai bene o la patisci? Come stai? Come stai, tu che ancora non hai trovato un fidanzato mentre tutti intorno a te convolano a nozze e si riproducono, assicurando al genere umano la sua continuità, che poi è il fine ultimo per il quale siamo biologicamente venuti al mondo? Come stai? Eh, dicci un po’.
Come sto? Sto che non credo che la felicità dipenda dallo status sentimentale.
Sto che a volte mi manca un compagno. A volte più, a volte meno. Sto che quando vedo le coppie felici (che esistono graziaddio, e non sono perfette certo, ma sono giuste, funzionano, hanno senso, si migliorano), ecco quando vedo loro sento che vorrei qualcosa di simile, nella mia vita. Certo, questo sì. Ma c’è dell’altro. C’è che sono felice di essere libera. C’è che la libertà è un valore, anche se tendiamo a darla per scontata. Anche se a volte ci serve perderla, per rimpiangerla.
Che libertà? Qualunque libertà. La libertà seria e quella faceta. La libertà di svegliarmi quando voglio al weekend. La libertà di mangiare i biscotti nel letto di notte senza nessuno che mi giudichi per questo. Anche se mia madre mi ha insegnato che nel letto non si mangia e il mio nutrizionista mi ha spiegato che no, non i dolci, non di notte.
Come sto? Sto che non credo che la felicità dipenda dallo status sentimentale
La libertà di indossare una tuta di pile viola in inverno e di essere brutta, brutta davvero, senza che qualcuno mi guardi e pensi che, in effetti sì, sono un cesso. La libertà di andare in palestra la domenica a ora di pranzo. La libertà di fare shopping e di metterci tutto il tempo che mi pare senza evirare emotivamente un povero uomo che m’attende fuori dal camerino. La libertà di scegliere dove andare in vacanza. La libertà di guardare 5 puntate di fila della serie tv che mi piace. La libertà di NON guardare 5 puntate di fila del Trono di Spade.
La libertà di avere un piatto doccia pulito. La libertà di dormire benissimo sul mio materasso memory foam a due piazze, da sola. La libertà di fare le puzzette se ho mangiato i legumi, senza sentirmi in colpa per il fatto stesso di avere un intestino. E sì, sì, lo so che il mondo è pieno di mogli che scoreggiano goliardicamente addosso ai propri partner, ma io non ce la faccio. Cosa vi devo dire. Sto fisicamente male, piuttosto. La libertà di non cucinare la pasta per un mese.
La libertà di cambiare senza che nessuno soffra il mio cambiamento. O che m’accusi di essere cambiata.
La libertà di non dover passare l’estate coi suoceri. La libertà di credere in me stessa, senza essere messa perennemente in discussione da un uomo che quella fiducia e quella libertà le soffre. La libertà di non essere gelosa e di non subire gelosie. La libertà di partire e di tornare, di andare e di restare. Senza chiedere l’approvazione di nessuno. La libertà di non dare spiegazioni e di non pretenderne. La libertà di non mentire. E di non ascoltare menzogne.
La libertà di non accontentarmi di un uomo sbagliato, pur di averne uno. La libertà di non essere la donna sbagliata di nessuno. La tiranna. La carnefice. La manipolatrice. Il cappio ai coglioni. La libertà di non essere definita “pazza”, “stronza”, “zoccola”. La libertà di non urlare mai. La libertà di preferire la solitudine, anche quando dolorosa, a un uomo mortificante. La libertà di giocare la partita secondo le mie regole. La libertà di stare fino alle tre di notte a parlare con un’amica di femminismo, e libri, e sesso, e amore. Fumando una sigaretta ancora, anche se stiamo per smettere di fumare.
La libertà di non essere definita “pazza”, “stronza”, “zoccola”. La libertà di non urlare mai. La libertà di preferire la solitudine, anche quando dolorosa, a un uomo mortificante. La libertà di giocare la partita secondo le mie regole
La libertà di non fingere mai un mal di testa per non assolvere ai miei doveri coniugali. La libertà di non fingere mai un orgasmo per compiacerlo. La libertà di sedurre e di lasciarmi sedurre, senza sentirmi in colpa. La libertà di non tradire nessuno. Nemmeno me stessa. La libertà di volere ciò che voglio, e non ciò che tutti si aspettano che io voglia. La libertà di assecondare la mia indole. La libertà di essere quella che sono, senza dovermi scusare, giustificare, spiegare. Senza dover mettere i sottotitoli alla mia anima.
La libertà di essere indipendente. Di farcela con le mie forze. Di muovermi fuori dal recinto. Di decidere io, per me. Di continuare a cercare. Di sfidare giudizi e pregiudizi. E superarli. Di guardarmi allo specchio e di scoprirmi forte, e bella, anche quando sono brutta, anche se invecchio, anche se forse morirò sola e vecchia, con i 40 gatti che un giorno avrò, anche se forse non mi riprodurrò, che poi è il fine ultimo per cui veniamo biologicamente al mondo (ma sarò la zia rock dei figli dei miei amici, quella con cui parleranno di sesso, e musica, e droghe. E di quanto siano insopportabili i loro genitori conservatori. E io darò un colpo al cerchio e uno alla botte).
E non so se questo significhi essere degli egoisti, individualisti, reietti. E non so se questo significhi non avere voglia e capacità di impegnarsi. E non so se questo significhi essere felici.
In compenso, però, so cosa significa essere liberi. E la libertà è un valore sufficiente per imparare a essere felici, se così si può dire, da single.
Nell’attesa, o nella speranza, di condividere quella libertà un giorno, con un uomo, che forse ci tirerà le coperte nel letto, e forse russerà, e forse gli piacerà Il Trono di Spade, e forse a volte ci annoieremo, insieme. Ma, per essere al nostro fianco, dovrà necessariamente essere un nostro pari. Dovrà necessariamente essere un uomo libero.
E allora, solo allora, forse saremo più felici in coppia di quanto lo siamo da single.