Murano, la crisi dei vetrai della Laguna

Occupazione, salute, fisco e contraffazione i problemi da risolvere per rilanciare un distretto che vale 165 milioni di euro. Zoggia: «Ci siamo mossi per tutelare il made in Italy»

Quando si arriva a Venezia, una delle tappe obbligate è il rio dei Vetrai a Murano. Un luogo in cui è racchiusa una tradizione che affonda le proprie radici nel Medioevo quando La Repubblica rappresentava il più importante scalo marittimo dell’epoca. Carichi pieni di silicio, soda e altre materie prime giungevano dall’Oriente per essere trasformati in pregiate lavorazioni. Le stesse che oggi i turisti trovano nelle 263 fornaci e aziende d’illuminazione dell’isola e sono state riprese dal regista Lino Toffolo (scomparso il 17 maggio 2016) nel suo ultimo lavoro Nuvole di vetro. Un distretto in mezzo alla Laguna che vale circa 165 milioni di euro e dagli anni Duemila ha iniziato a mostrare le prime crepe. Le stesse di cui si è discusso martedì 17 durante un’audizione alla commissione Attività Produttive della Camera.

Numeri alla mano, la crisi del settore vetrario ha diverse sfaccettature. Se, dal 1990 al 2013, il fatturato medio delle imprese è sceso di 270 mila euro (meno 37%); dall’altro lato, il nuovo millennio ha visto l’apertura di un terzo delle imprese attualmente attive che, in termini assoluti, sono però diminuite del 10% rispetto al 2009. Insomma, alti e bassi che raccontano il tentativo di mantenere in vita una forma di artigianato che copre il 25% della produzione totale nazionale.

Molti i temi discussi: dal mantenimento delle produzioni in laguna alla concorrenza sleale delle produzioni estere, passando per i vincoli ambientali sempre più restrittivi e i problemi dei sovracosti e degli sgravi Inps. A presentare il documento sullo stato del distretto ci hanno pensato i deputati dem veneziani. Tra questi, Davide Zoggia: «Il problema era stato segnalato da lungo tempo, ma progressivamente si è aggravata e oggi ci siamo mossi per tutelare una produzione d’eccellenza del made in Italy». Non solo. Nonostante il richiamo turistico offerto dalle vetrerie, il sostegno al settore punta a svincolare Venezia e Murano dal turismo stesso: «Non possiamo permetterci di lasciare alla Laguna una sola dimensione produttiva ed economica – continua Zoggia – Anche attraverso la redazione di una legislazione speciale che protegga le fragilità della città». Un’idea rilanciata anche da Matteo Zoppas, presidente di Confindustria Venezia Rovigo: «Insieme ai referenti della sezione Vetro abbiamo chiesto che vi sia la dichiarazione di Area di crisi non complessa o la costruzione di una Zona Franca Urbana con interventi forti sul carico fiscale e sul sostegno agli investimenti per invertire la direzione della spirale che si è innescata recuperando lavoro ed occupazione».

«Non possiamo permetterci di lasciare alla Laguna una sola dimensione produttiva ed economica, quella del turismo. Anche attraverso la redazione di una legislazione speciale che protegga le fragilità della città»


Davide Zoggia

Prima del rilancio, però, sono quattro i problemi da risolvere. Innanzitutto la lotta alla contraffazione. Per battere i prodotti tarocchi, le varie associazioni di categoria hanno proposto di istituire il marchio Vetro Artistico® Murano senza tuttavia mettere a repentaglio la riconoscibilità delle firme e l’originalità dei prodotti. In secondo luogo, i vetrai hanno sottolineato il peso fiscale che incide sull’intero settore. Il recupero della quota capitale effettuato nel 2016 ha quasi toccato quota sei milioni di euro e altrettanti dovranno essere corrisposti, a titolo di interessi, alla fine di quest’anno o all’inizio del prossimo.

Diverso il discorso che riguarda l’occupazione. Il panorama aziendale è formato da una maggioranza di micro-imprese in cui lavorano solitamente lavorano meno di cinque persone (quasi tutte assunte a tempo indeterminato) con un’età media che varia dai 49,1 anni per i maestri vetrai ai 43 anni di serventi e serventini, ossia gli aiutanti che sorreggono la lunga canna metallica sulla quale il maestro soffia per dare al vetro la forma desiderata e successivamente lavorano il vetro attraverso l’uso di spatola e pinza. Insomma, nonostante l’attivazione di corsi e scuole dedicate, sembra venir meno il ricambio generazionale. Su cui pesa anche una riduzione degli occupati nel tempo: dai circa cinquemila degli anni ’60 ai 1400 degli anni Duemila. D’altronde, la scelta di entrare in fornace passa attraverso una valutazione fra lavoro e salute. Dopo aver detto addio all’arsenico, nelle lavorazioni del vetro viene ancora utilizzato il cadmio un metallo pesante nocivo. «Abbiamo organizzato un incontro aperto con i cittadini – afferma Giovanni Andrea Martini, presidente del Consiglio municipale di Murano – da cui è emerso che l’attività è ancora impattante per residenti e lavoratori». Da qui la proposta di installare nella zona altre due centraline Arpav per mantenere sotto controllo i livelli di inquinamento.

Problematiche su cui tutti gli attori sembrano convergere e dalla cui soluzione tutti vogliono ripartire. «È apparso evidente come sia necessario lavorare assieme – ha affermato Luciano Gambaro, Presidente del Consorzio Promovetro dopo l’audizione – ognuno con il proprio ruolo, per far sì che sia possibile guardare con serenità al futuro di Murano».