Quel che si è detto sulle unioni civili

Dopo il rinvio di 24 ore alla Camera e la mozione di fiducia, il ddl Cirinnà vede la luce in fondo al tunnel

  

Dopo il sì al Ddl Cirinnà al Senato, la battaglia per l’estensione dei diritti civili continua alla Camera. Il voto (su cui il governo Renzi ha posto la fiducia) previsto per martedì 10 è stato posticipato di 24 ore e mercoledì ha incassato la fiducia con 369 sì. Il tutto mentre proprio a Roma il candidato sindaco Alfio Marchini annunciava che in caso di vittoria alle elezioni aministrative di giugno, lui non celebrerà mai delle nozze omosessuali. Una dichiarazione netta che fa emergere ancora una volta la distanza fra le forze politiche sul tema dei diritti agli omosessuali. Non a caso il 25 febbraio scorso, il Ddl Cirinnà aveva superato l’esame del Senato con 173 sì e 75 contrari solo dopo lo stralcio dal testo originale della stepchild adoption voluto da Ncd. Il partito di Angelino Alfano era inoltre riuscito a cancellare il richiamo al diritto di fedeltà che secondo la formazione centrista avrebbe portato a una sostanziale equiparazione fra il matrimonio e le unioni civili. Due modifiche che hanno lasciato insoddisfatta la comunità Lgbt italiana: «Alcune forze politiche di governo – si legge sul sito di Arcigay – non hanno mai espresso posizioni favorevoli al ddl nella sua interezza, anzi si sono sempre poste in maniera ostruzionistica e denigratoria nei confronti delle persone omosessuali e delle loro famiglie».

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