Prima di tutto, bisogna evitare di fare film comunisti. Non è facile. Come spiegava la filosofa e sceneggiatrice americana Ayn Rand, nota anche per aver consigliato il senatore McCarthy per individuare meglio i comunisti americani, i “rossi” si nascondono dappertutto. “Il loro obiettivo non è la produzione di film favorevoli al comunismo in modo manifesto”. Sono molto più subdoli: “Vogliono corrompere le nostre basi morali corrompendo i film non politici, dove introducono piccoli assaggi di propaganda indiretti, camuffati da storielle innocenti. E gli spettatori li assorbono”. Una operazione diabolica, tanto è vero che anche La vita è meravigliosa di Frank Capra venne accusato di contenere indiscutibili messaggi anti-capitalisti.
Per combattere la presunta deriva socialista di Hollywood, Ayn Rand stipulò un breviario di regole per realizzare il film capitalista perfetto. Un vademecum per registi, sceneggiatori e spettatori. Il libro buono del cinema Usa, che si trova qui.
Non prendere alla leggera la questione politica. “Assumere comunisti sulla base dell’assunto che ‘non mi influenzeranno con la politica’ e restare indifferente alla questione è molto grave, è un atteggiamento che non prevede scuse. Perché i Rossi sono esperti di propaganda ben preparati”
Mai rappresentare in modo negativo il sistema delle libere imprese. “Non lodare o rendere implicito che i progetti di matrice pubblica siano iniziative nobili e umanitarie solo per il fatto che sono di matrice pubblica. E nemmeno lodare l’idea che la proprietà privata e la sua difesa siano manifestazione di avidità, di egoismo antisociale o del maligno”.
Non insultare gli industriali. “Tu, in quanto produttore di film, sei un industriale. Tutti noi siamo impiegati di un industria che ci dà benessere. C’è una storia istruttiva al riguardo. Racconta di un maiale che prima si riempie la pancia di ghiande, poi si mette a scavare per sradicare la quercia da cui provenivano le ghiande. Ecco, non far sì che il maiale diventi il simbolo della nostra civiltà”.
Non insultare la ricchezza. “Se il cattivo della storia è un ricco, è importante che dai dialoghi si capisca che non rappresenta una intera classe sociale, non è cioè il simbolo di tutti i ricchi. Tenete bene a mente che nella vostra sceneggiatura la sua cattiveria è e deve essere un tratto caratteriale dovuto alla sua personalità e non alla sua provenienza sociale”.
Non insultare il tema del profitto. “Il desiderio di far soldi non deve essere segno di malignità. Nessuno vuole o dovrebbe lavorare senza ricevere soldi, e nessuno lo fa – a parte gli schiavi”.
Non insultare il successo. “Fa parte del programma comunista far sì che le persone pensino che il successo sia, in qualche modo, un risultato che si ottiene ai danni di qualcun altro. L’uomo di successo deve aver commesso qualcosa di malvagio per ottenere i suoi risultati. I comunisti vogliono scoraggiare ogni impresa personale, vogliono trasformare gli uomini in un gregge di robot senza speranza e aspirazioni, privi di ambizioni personali, docili da comandare, desiderosi di obbedire e di diventare schiavi dello Stato”.
Non glorificare il fallimento. “Ogni persona incontra l’insuccesso nella sua vita. Ma la cosa ammirevole è il modo in cui lo supera, non il fatto che non sia riuscito a fare ciò che si era proposto”.
Non glorificare la depravazione. “Non indugiare sul tema dei più deboli intesi come vittime delle circostanze, che non hanno cioè la possibilità di cavarsela. In questo modo si fornisce loro una scusa, un alibi per assecondare gli istinti peggiori degli spettatori più deboli”.
Non deificare “l’uomo comune”. In America “nessuna persona che abbia un minimo di rispetto per se stesso si considera comune, o piccolo. Tutti sono grandi, anche i poveri. Questa è la differenza tra un operaio americano e il servo europeo”.
Non mettere il collettivo sotto una buona luce. “Se viene insegnato che essere diversi dagli altri è una cosa negativa, allora si insegna agli uomini a odiare ogni altro uomo, ogni minoranza, ogni gruppo. Sono le basi per l’odio di razza”.
Non insultare le persone indipendenti. “L’America è il Paese dei pionieri, degli anti-conformisti, degli inventori, degli originatori, degli innovatori. Ricorda che tutti i grandi pensatori, scienziati, artisti erano uomini indipendenti, singoli e individuali che ebbero la forza di stare soli e di scoprire, da soli, nuove strade per tutti”.
Non maneggiare con leggerezza le questioni di attualità. “C’è una battuta che circola a Hollwood: più gli sceneggiatori si tengono lontano dai temi più controversi, per evitare di crearsi dei nemici, più in realtà provocano antagonismo e divisione nel Paese, che si basano su semplici battute o su versi di canzoni”.
Non calunniare le istituzioni politiche americane. “È vero che ci sono parlamentari e giudici corrotti, e politici che hanno comprato voti. Ma in ogni professione ci sono. Se li si inserisce in una storia, occorre anche qui far notare che si tratta di caratteristiche personali, e non tipiche di un sistema. Il sistema americano, per come è, è il miglior sistema mai architettato nella storia. Se alcune persone non riescono a dimostrarsi alla loro altezza, allora colpiamo loro, ma non il sistema che tradiscono”.
Tempi lontani. Forse.