Cavi sottomarini e server, la nuova “geografia” della finanza

Intervista all'economista americano Barry Eichengreen che ha fatto del trading un caso di studio: «Un mondo ultra flat e uno abitato da flash boys possono coesistere grazie alla tecnologia».

Vere e proprie autostrade sottomarine solcano i fondali degli oceani da quasi duecento anni. Invisibili, a migliaia di metri di profondità, collegano i continenti ad alta velocità perché in alcuni casi un microsecondo di ritardo fa la differenza fra un guadagno o una perdita a sei zeri. Per costruire queste vie di comunicazione, servono delle navi appositamente modificate che lasciano il porto solo per commesse che vanno dai 100 ai 500 milioni di dollari. Il loro compito? Stendere dei cavi chilometrici che si posano sul fondale e permettono il traffico di dati. Dalle telecomunicazioni alla connessione internet, questi cavi sottomarini trasportano uno dei beni più preziosi del mondo 2.0. Lo sanno bene gli operatori di borsa, che da New York, Londra e Tokyo gestiscono il mercato dei titoli valutari. In ufficio, davanti al loro pc, i trader si connettono a dei server messi in rete grazie a questi cavi rivestiti di kevlar (per evitare che gli squali si possano mordere). E non a caso, lo fanno da luoghi che si affacciano sul mare o che distano solo una manciata di chilometri dalla costa. Perché, nel mondo della finanza, molto spesso che arriva prima si prende tutto.

Una rete, quella formata dai cavi sottomarini sfruttati per il trading finanziario, che è diventata un caso di studio. In un documento della Bce dal titolo Cables, Sharks and Servers alcuni ricercatori hanno cercato di capire come i cavi (dove passa quasi il 99% del traffico dati del mondo) strutturino la geografia “economica” del nostro pianeta e il modo in cui la interpretiamo. Fra gli autori, c’è Barry Eichengreen. Economista americano ed ex consulente del Fondo Monetario Internazionale, Eichengreen insegna economia politica a Berkley che sarà presente anche al Festival dell’Economia di Trento per presentare i risultati della propria ricerca. L’obiettivo è quello di fare chiarezza sull’impatto dell’Ict (Information and communications technology) sul mercato globale. Se siano un fattore di semplificazione e accellerazione o se siano soggette a dei limiti non superabili, l’Ict ha sicuramente modificato il modo in cui vediamo e viviamo il mondo proponendo due alternative. Da un lato un mondo ultrapiatto e ultraconnesso, dall’altro un mondo dove chi è più veloce arriva prima.

Stiamo andando verso un mondo flat o un mondo abitato da flash boys?
Stiamo imparando che entrambi questi mondi possono coesistere. Attività in cui le economie di scala sono molto forti tendondo a concentrarsi in luoghi specifici, come il caso della Silicon Valley. Invece altre attività dove i costi marginali di produzione e distribuzione sono in calo e tendono allo zero – come nel caso dei telefoni cellulari che permettono di eseguire transizioni economiche – possono essere estese a macchia d’olio. Nel XXI secolo, la tecnologia è consistente con entrambe le modalità.

«Il ruolo di città come Londra, New York e Tokyo è storicamente e geograficamente determinato. Nel primo caso si tratta di luoghi in cui tradizionalmente si è sviluppato il mercato dei capitali. Nel secondo caso, stiamo parlando di naturali punti d’arrivo per i cavi sottomarini in fibra ottica».


Barry Eichengreen

New York, Londra e Tokyo detengono la maggioranza delle quote del mercato dei capitali anche a causa del loro posizionamento geografico. Come siamo giunti a questo scenario e quali potrebbero essere le altre capitali della finanza mondiale?
Il ruolo di città come Londra, New York e Tokyo è storicamente e geograficamente determinato. Nel primo caso si tratta di luoghi in cui tradizionalmente si è sviluppato il mercato dei capitali. Nel secondo caso, stiamo parlando di naturali punti d’arrivo per i cavi sottomarini in fibra ottica. Per identificare i prossimi centri di trading finanziario sarebbe necessario prima di tutto predire quali saranno le prossime tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Se le comunicazioni ad alta velocità basate sui sistemi satellitari alla fine rimpiazzeranno i collegamenti via cavo, allora potremmo assistere allo sbocciare di un migliario di centri dedicati al mercato valutario. Oppure la storia continuerà come ora, garantendo il ruolo dominante degli attuali centri di scambio. Per quanto mi riguarda, gli sviluppi passati possono essere letti come una gara fra storia e tecnologia. E così sarà il futuro prossimo. Quale forza vincerà ancora non lo possiamo dire.

Il primo cavo sottomarino trans-Atlantico è stato costruito alla metà del 1800, ma solo negli ultimi anni del 1980 le infrastrutture sottomarine hanno cominciato ad emergere come fronte d’investimento. Come è evoluta la tecnologia?
All’inizio, nel XIX secolo, si usavano semplici cavi di rame. Poi si è passati ai cavi coassiali (il classico mezzo con cui oggi si trasmettono segnali informativi, costituito da un singolo conduttore di rame posto al centro del cavo e separato per mezzo di un materiale isolante da una maglia metallica esterna, ndr) che garantivano maggiore velocità e maggiore portata in termini di quantità di dati. Per gli stessi motivi, la fibra ottica sta conquistando terreno. In generale, il problema per la fibra rimane l’affidabilità. Ma la soluzione è già disponibile: si tratta di una copertura in kevlar che protegge i cavi sottomarini dagli attacchi degli squali sensibili al campo elettro-magnetico che si crea. Tuttavia, solo ultimamente i cavi vengono stati stesi per rispondere alle richieste del trading monetario. Prima erano utilizzati in grande maggioranza solo per le comunciazioni telefoniche e collegamenti internet.

Quali sono le nuove tecnologie che erodono I vantaggi derivanti dai collegamenti via cavo?
Al momento sembra che solo le comunicazioni satellitari ultra veloci possano competere con quelle via cavo, tanto da poterle sorpassare. Ma non sono ancora così diffuse.

«Al momento sembra che solo le comunicazioni satellitari ultra veloci possano competere con quelle via cavo, tanto da poterle sorpassare. Ma non sono ancora così diffuse»


Barry Eichengreen

Le compagnie che si occupano del collegamento Internet si sono direttamente impegnate in Europa con investimenti per 25 miliardi di euro negli ultimi tre anni al fine di estendere la connessione globale. Nel frattempo, la Bce si è espressa a favore della permanenza sul suolo europeo di tutte le operazioni che riguardano scambi internazionali in Euro. C’è una contraddizione fra queste due posizioni?
Non esattamente. Secondo le mie ricerche, la presenza di connessioni via cavo ha due effetti equilibrativi. Da un lato, avvantaggia i centri di vendita locali all’interno dell’Eurozona. Dall’altro lato, e in modo indiretto, erode l’effetto di segmentazione causato dalla relazione fra controlli sul capitale, disinformazione e scarsa liquidità. Dal momento che i controlli e altri tipi di frizioni sono relativamente poco importanti all’interno della Ue, l’utilizzo della tecnologia via cavo potrebbe riportare all’interno dei confini europei tutte le transazioni riguardanti l’Euro. E nonostante sia ancora troppo presto per dirlo, questo mi sembra lo scenario più probabile.

Come si posano nuovi cavi sottomarini e quali sono i maggiori problemi da risolvere?
Innanzitutto, ci sono dei problemi di natura fisica che minacciano l’integrità del cavo, per esempio: presenza di correnti sottomarine, iceberg, pescherecci e terremoti. Ci sono anche rischi legati alla sicurezza, come i possibili attacchi terroristici. Per questa ragione, i moderni collegamenti ricalcano i tracciati tradizionali che hanno dato prova di poter ben fronteggiare tutta questa serie di minacce.

In caso di Brexit, Francoforte e Zurigo diventeranno i primi centri per il mercato valutario europeo sebbene rappresentino, attualmente, solo il 5% dell’intero mercato. In che modo la politica può influire sul futuro del mercato de titoli? E quale sarà il destino di una piazza come Milano?
Se la Gran Bretagna decide di uscire dall’Unione europea, ci sarà una certa riluttanza da parte della Bce nel fornire credito per le transazioni in euro – come quelle dei titoli derivati – a un centro al di fuori della Ue. Piuttosto, si potrebbe creare una certa pressione affinché banche, fondi e altre istituzioni che commerciano in euro lo facciano in seno all’Unione. Una piazza come Francoforte avrebbe tutto da guadagnare in uno scenario come questo. Lo stesso, anche se in misura minore varrebbe per Parigi e Milano. Ma quanta quota di mercato potranno effettivamente conquistare non è prevedibile.

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