Cannabis di Stato, quella che si produce nello Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze. Utilizzata per scopi terapeutici, dopo due anni di sperimentazione, si è arrivati al primo raccolto: 50 chili (a fronte di un fabbisogno di 100). Nel 2104, un accordo fra il ministero della Salute, della Difesa e delle Politiche agricole aveva dato il via ad un progetto senza precedenti in Italia che ora porterà nelle farmacie del territorio circa 2.400 barattoli pieni di marijuana “FM2”. La variante prodotta a Firenze (che contiene 5-6% di Thc e altrettanto di Cbd) viene coltivata a Rovigo. Nella città veneta trova posto la sede staccata del Centro di ricerche per le colture industriali (CRA-CIN, ministero per le Politiche agricole), nonché uno dei più quotati a livello internazionale nella ricerca sulla canapa. Per la nuova varietà, la “FM19”, invece sarà direttamente ampliato lo stabilimento sullo colline di Rifredi: quattro serre su un’area di 600 metri quadrati nello stesso capannone dove 30 anni fa si fabbricava il sapone. Adesso la palla passa a medici e farmacie (dove i flaconi saranno disponibili da agosto). Quest’ultime potranno richiedere la cannabis a uso terapeutico, che distribuiranno ai pazienti muniti della prescrizione del proprio medico. La normativa varia da regione a regione e, nel caso non sia previsto il rimborso da parte del servizio sanitario, il costo (circa 22 euro al grammo) rimane a carico del paziente. Circa lo stesso prezzo di quella importata dall’Olanda e utilizzata dal 2013, da quando cioè è divenuto legale l’utilizzo a scopi terapeutici della cannabis. Ma quanto è efficace? L’ultimo studio arriva dalla Società italiana ricerca cannabis (Sirca) guidata da Paolo Poli. Ai 400 pazienti a cui è stato somministrato un decotto a base di Thc e Cbd, sono stati riscontrati effetti benefici di vario tipo: aiuta a dormire, attutisce la spasticità, fa aumentare l’appetito e allevia i dolori post-chemioterapia.
20 Giugno 2016