Il Movimento 5 Stelle si avvia a conquistare Roma e tenterà l’impresa a Torino. Mai come ora i media internazionali si chiedono che cosa accadrebbe se una vittoria dei Cinque Stelle si dovesse estendere oltre il livello locale e riguardare Palazzo Chigi. La risposta la daranno solo i fatti, ma fin da ora si possono mettere in fila le proposte economiche dell’M5s. Non tutte sono note ai più. Si conosce la volontà di introdurre un reddito di cittadinanza e la volontà di tenere un referendum sull’uscita dall’euro. Una serie di proposte recenti sono però meno conosciute. La più importante riguarda la nazionalizzazione della Banca d’Italia. Ma ci sono anche gli incentivi alle Pmi, la direttiva Bolkenstein sul commercio ambulante, i regimi dei minimi per le partite Iva. Oltre all’opposizione al Ttip, il trattato transatlantico tra Europa e Stati Uniti. A volte sono proposte trasformate in disegni di legge; in qualche caso ci sono anche le previsioni di spesa. In genere, però, no. Ecco un riepilogo delle proposte principali.
Referendum sull’euro
Noto cavallo di battaglia dell’M5s. La proposta è stata ufficializzata nel disegno di legge costituzionale 1969, presentato nel giugno 2015 al Senato. La relazione tecnica fa capire chiaramente che la posizione è favorevole all’adozione di una nuova moneta e della permanenza nella Ue come “membro con deroga”. La motivazione principale? L’emissione di nuova moneta viene visto come l’unico modo per «rimborsare la quota di interessi sul debito pubblico eccedente la quota di interessi rimborsabile attraverso l’avanzo primario». La proposta è di modificare la Costituzione in modo da permettere una consultazione popolare sull’uscita dall’euro, attualmente vietata perché i trattati internazionali non sono oggetto di referendum. L’arma del voto dovrebbe servire, nelle intenzioni dei Cinque Stelle, per strappare condizioni più favorevoli all’Europa, come quelle concesse al Regno Unito di fronte al referendum sulla Brexit. Se questa è la tattica, la cronaca dimostra che la situazione può scappare di mano. Citofonare a Cameron per conferma.
Reddito di cittadinanza
Tolto il polverone degli annunci, la sostanza della proposta sul reddito di cittadinanza è nel ddl 1148, presentato al Senato. In breve: si prevede un reddito minimo di 780 euro a persona. Se un pensionato guadagna 500 euro, l’integrazione sarebbe dunque di 280 euro. La somma è calcolata come i 6/10 del reddito mediano equivalente familiare. Non ci sono solo i 780 euro per un singolo. Per un genitore solo con un figlio minore sarebbe di 1.014 euro, per una coppia con due figli minori 1.638 euro.
Nel 2012, secondo le stime dell’M5s, il costo sarebbe stato di 15,5 miliardi, salito ora a 17 miliardi di euro. Il 99,1% di questa cifra sarebbe per le famiglie con un reddito inferiore all’80% della linea di povertà.
I beneficiari sarebbero cittadini italiani, europei o stranieri provenienti da Paesi che hanno sottoscritto accordi di reciprocità sulla previdenza sociale. Chi ha meno di 25 anni deve essere diplomato o avere frequentato un corso di studi equivalente. I soldi possono essere versati tramite bonifici bancari o accredito su carte prepagate, oppure distribuiti in contante alle Poste.
La proposta prevede la riforma dei centri per l’impiego e delle agenzie di formazione. Queste devono assicurare il 40% di occupati tra i frequentati, pena l’impossibilità di continuare a operare nel programma. Il reddito minimo decade se si rifiutano per tre volte lavori giudicati congrui in base ad alcuni parametri o se si recede per due volte da un lavoro in un anno solare. Possono non ricercare lavoro le madri con figli fino a tre anni o i padri solo nel caso di famiglie monoparentali. Altre misure integrative sono previste per i senzatetto e per l’acquisto di beni come l’acquisto di libri di testo da parte delle famiglie. Previste agevolazioni per creare nuove imprese e la possibilità di coltivare terreni demaniali. Le coperture finanziarie vengono principalmente dall’accentramento delle spese della Pa, dal taglio delle spese militari, dall’aumento delle royalties per le concessioni petrolifere, dall’aumento delle tasse per banche e assicurazioni e dall’8 per mille destinato allo Stato (in questo caso si tratterebbe quindi di uno spostamento di risorse). Tra i rischi, l’incentivo al lavoro nero, almeno fino al rifiuto del terzo lavoro.
Nella proposta è anche inserito il salario minimo orario, pari a 9 euro lordi.
Con il reddito di cittadinanza si prevede un reddito minimo di 780 euro a persona. Per un genitore solo con un figlio minore sarebbe di 1.014 euro, per una coppia con due figli minori 1.638 euro. Nel 2012, secondo le stime dell’M5s, il costo sarebbe stato di 15,5 miliardi, salito ora a 17 miliardi di euro
Bankitalia
La Banca d’Italia secondo i deputati grillini va nazionalizzata. Secondo una ricerca della banca centrale svedese citata in documento dei Cinque Stelle, il 70% delle banche centrali del mondo è al 100% pubblica. Oggi gli azionisti sono le banche italiane in misura proporzionale (Intesa Sanpaolo ha il 30,3%, Unicredit il 22,1%) oltre a Inps e Inail. La proposta a prima firma di Alessio Villarosa prevede che ai privati sia corrisposta la somma del valore nominale del 1936, ossia 156mila euro, più i circa 900 milioni di euro che le banche hanno versato all’erario nella rivalutazione del 2013. Per saldare questo conto – si legge in una nota del Movimento – si attinge dai circa 24 miliardi di riserve della banca centrale. Il bilancio della banca centrale risulterà ancor più solido grazie al ristorno della rivalutazione delle quote a 7,5 miliardi di euro». Fino a 960 milioni di euro, una quota degli utili destinati a riserve, dovrebbero essere destinati al fondo per il reddito di cittadinanza. Un’altra quota degli utili destinati a riserve andrebbe al Fondo di garanzia per le Pmi. Il governatore dovrebbe avere un mandato di sette anni non rinnovabile e sarebbe eletto dal Parlamento in seduta comune, con la stessa procedura dei giudici costituzionali. Dei 13 membri del consiglio superiore di Banca d’Italia, 12 sarebbero eletti da una nuova commissione parlamentare di Vigilanza sulla Banca d’Italia e uno dalla conferenza Stato-regioni. Chi esce da Bankitalia non dovrebbe avere alcun ruolo nelle banche vigiliate per almeno sei anni.
La Banca d’Italia secondo i deputati grillini va nazionalizzata. Il governatore dovrebbe avere un mandato di sette anni non rinnovabile e sarebbe eletto dal Parlamento in seduta comune. Chi esce da Bankitalia non dovrebbe avere alcun ruolo nelle banche vigiliate per almeno sei anni
Bolkenstein e commercio
Sulla direttiva Bolkenstein la posizione dell’M5s è articolata. Parti come le gare per le concessioni dei lidi balneari non sono oggetto di preoccupazione da parte dei Cinque Stelle. Lo sono invece quelle che prevedono la liberalizzazione del commercio ambulante. La sostanza della proposta: riservare l’attività di commercio al dettaglio su aree pubbliche esclusivamente alle imprese individuali e alle società di persone; e prevedere rinnovi automatici delle concessioni, escludendo la Bolkenstein (recepita dal decreto legislativo n. 59 del 2010). Lo scopo? Scongiurare il pericolo rappresentato dall’ingresso grandi imprese nel mercato del commercio ambulante. «Nel 2017 la Bolkenstein dispiegherà appieno i propri effetti, molte imprese di settore perderanno le licenze e rischieranno di finire sul lastrico» si legge in una nota di Ivan Della Valle, firmatario di una risoluzione sul tema.
Sulle aperture dei negozi nei festivi, il movimento esprime contrarietà e ha trovato una mediazione con la maggioranza nella proposta di legge Senaldi (Pd), che prevede l’obbligo di sei chiusure all’anno nei festivi. Il testo, approvato in prima lettura alla Camera, giace in commissione al Senato.
Microcredito
La misura è già attiva. Il Fondo per il microcredito fa capo al ministero dello Sviluppo economico. Sono stati raccolti circa 15 milioni di euro dalle restituzioni delle eccedenze degli stipendi, a cui si aggiungono 30 milioni stanziati dal Mise. Sono circa un migliaio i beneficiari dei finanziamenti fino a 25mila euro o 35mila euro in determinate circostanze. Secondo calcoli considerati attendibili, circa 400 milioni di euro vengono attivati sotto forma di finanziamento dal bando del microcredito, a causa di un effetto moltiplicatore dei fondi accantonati. È una delle misure più istituzionali del Movimento. Sono stati coinvolti 4mila consulenti del lavoro e diverse banche. Circa 4mila filiali della banca Intesa Sanpaolo si sono attrezzate all’inizio del 2016 per ricevere le domande.
Tra le altre proposte dei grillini c’è l’opposizionie all’allargamento del Fondo di garanzia delle Pmi alle imprese fino a 499 dipendenti, con la richiesta di limitare l’accesso alle piccole imprese.
La battaglia dei grillini contro l’applicazione della Bolkenstein per il commercio ambulante. La proposta prevede rinnovi automatici delle concessioni e limitazione delle concessioni alle piccole imprese
Equitalia
Da tempo l’ente è nel mirino dell’M5s. La proposta di legge consiste nel passaggio della competenza per la riscossione dei tributi da Equitalia all’Agenzia delle Entrate. Una seconda proposta, a prima firma Carlo Sibilia, riguarda tra le altre cose gli interessi per i pagamenti in ritardo. L’ideè di scendere dall’attuale 5% (cui vanno aggiunti peraltro anche gli interessi di mora), al tasso legale che ora è allo 0,2%. Anche il premier Renzi ha annunciato l’abolizione di Equitalia, entro il 2018.
Un’altra proposta M5s riguarda la compensazione tra le cartelle Equitalia e i crediti verso la Pa: l’idea è che ogni imprenditore che vanti dei crediti non riscossi verso le Pubbliche amministrazioni, potrà portarli a compensazione con eventuali debiti fiscali iscritti a ruolo.
Irap
La tassa la cui abolizione rientra nelle campagne elettorali da qualche decennio, non poteva mancare nei programmi dell’M5s. Una proposta di legge prevede l’abolizione dell’Irap in favore delle micro-imprese e delle startup. Costo della copertura: 3,5 miliardi, ricavati dal taglio ai contributi pubblici al settore privato. Dovrebbero essere tagliati anche 300 milioni di euro dell’Imposta regionale sulle attività produttive in capo alle start-up innovative. La copertura dovrebbe avvenire con una riduzione delle agevolazioni fiscali meno importanti.
Con la legge di Stabilità 2016 il governo ha abolito l’Irap agricola.
Da tempo Equitalia è nel mirino dell’M5s. La proposta di legge consiste nel passaggio della competenza per la riscossione dei tributi da Equitalia all’Agenzia delle Entrate
Sospensione dei mutui per famiglie e imprese
La legge di Stabilità 2015 ha previsto la facoltà, per famiglie e imprenditori, di recarsi in banca e chiedere la sospensione della quota capitale del proprio mutuo o prestito per 12 mesi per il periodo 2015-2017. Pur approvato dalla maggioranza, viene considerata una vittoria dell’M5s nella discussione della legge di Stabilità 2015. L’autore dell’emendamento è Francesco Cariello, che aveva richiesto che la sospensione fosse di tre anni e non 12 mesi.
Regime dei minimi e Inps
Le partite Iva con fatturato fino a 30mila euro hanno un’aliquota super-agevolata al 5% per cinque anni. Dal sesto anno si passa alla tassazione ordinaria. La proposta dell’M5s è di alzare la soglia di fatturato a 40mila euro con tassazione al 5% per 5 anni. Dal sesto anno la tassazione dovrebbe rimanere agevolata, al 15 per cento.
Made in Italy, delocalizzazione e dazi alla Cina
Per la difesa del Made in Italy, l’M5s chiede un giro di vite penale sul reato di fallace indicazione che oggi è punito solo a livello amministrativo. Quanto alle delocalizzazioni, il Movimento rivendica una norma, nella legge di Stabilità 2014, che prevede la restituzione dei fondi pubblici intascati dalle imprese che poi delocalizzano almeno il 50% della forza lavoro prima di tre anni da quando hanno ottenuto l’incentivo stesso.
Netta la richiesta di non concedere lo status di economia di mercato (Mes) alla Cina. Su questo punto, al ministero dello Sviluppo economico trovano un forte sostenitore di tale contrarietà, Carlo Calenda.
Ttip
Netta la contrarietà al trattato transatlantico tra Usa ed Unione europea. Le motivazioni: le Pmi italiane ed europee andrebbero incontro a difficoltà; preoccupazioni per l’occupazione; preoccupazioni per la sicurezza dei prodotti alimentari; preoccupazione per gli arbitrati che permetterebbero alle aziende di scavalcare le legislazioni nazionali. Sotto accusa la scarsa trasparenza. Viene considerata «non sufficiente» la “stanza di consultazione” proposta dal ministro dello Sviluppo economico Calenda.
Gli obiettivi del Piano Energetico dell’M5s prevedono di non utilizzare più carbone entro il 2020 e petrolio entro il 2040 (esclusi Agricoltura e Aviazione al 2050). L’obiettico è di portare, al 2050, le rinnovabili come unica fonte interna
Energia
Lo scorso aprile è stato presentato il piano energetico dell’M5s (PEM5s). Gli obiettivi prevedono di non utilizzare più carbone entro il 2020; di non utilizzare più petrolio entro il 2040 (esclusi Agricoltura e Aviazione al 2050). E di portare, al 2050, le rinnovabili come unica fonte interna, mettendo fuori dal sistema anche il gas naturale. Per il 2050 l’obiettivo è di una riduzione di oltre il 35% consumi finali energia e una forte penetrazione del vettore elettrico, al 65% dei consumi finali.
Ecobonus e certificati di credito fiscale
Il M5S ha chiesto la stabilizzazione degli ecobonus al 50% e al 65% per la riqualificazione energetica degli edifici. Sempre nell’ottica di incoraggiare il settore delle ristrutturazioni e dell’edilizia sostenibile e di qualità, il Movimento ha presentato una legge sui Certificati di credito fiscale (Ccf).
La norma consentirebbe al committente del lavoro di ricevere immediatamente l’agevolazione che altrimenti sarebbe spalmata su dieci anni. La misura favorirebbe anche pagamenti più tempestivi alle imprese edili.
Startup e fablab
L’M5s rivendica il proprio ruolo in una serie di misure prese dalla maggioranza riguardo al redime delle startup innovative. Le proposte sono di esentare questa tipologia di imprese dal pagamento dell’Irap; di abolire il contributo minimale Inps per i soci amministratori e dipendenti, esborso che non rispecchia una base proporzionale, è fissato per legge e ammonta a circa 3.600 euro l’anno, cifra considerata troppo onerosa per le startup. Il M5s chiede un sostegno del co-working come strumento per condividere idee e fare nascere nuove imprese: a questa tipologia di lavoro andrebbero assegnati spazi non utilizzati presso immobili della Pa.
Jobs Act
Dura la contrarietà dell’M5s al Jobs Act. Non c’è però una riforma del lavoro organica del Movimento. Rimangono gli emendamenti presentati alla Delega Lavoro. «Abbiamo proposto sicurezza (ovvero il reddito di cittadinanza) coniugata al lavoro, legata all’innovazione di processo e di prodotto, basata sugli investimenti tecnologici e di ricerca e sugli investimenti in termini di formazione del lavoratore, potenziando la capacità lavorativa e le competenze nonché aumentando la produttività» scriveva nell’ottobre 2014 sul blog di Grillo Nunzia Catalfo, M5S Senato. Una precedente proposta, del marzo 2014, indicava alcuni obiettivi: l’estensione dello Statuto anche ai lavoratori soci delle cooperative. La progressiva cancellazione delle forme contrattuali precarie. Centralità del contratto a tempo determinato. Residualità di ogni ipotesi legata alla stagionalità o al bisogno temporaneo, come nel caso dei contratti a chiamata. Creare un Testo unico del lavoro allo scopo di rendere più comprensibili e coordinate le norme esistenti. Riforma dei centri per l’impiego. Democrazia diretta nei luoghi di lavoro attraverso la partecipazione dei lavoratori nei Cda delle grandi imprese.