Burocrazia sotto l’ombrelloneSindaci contro la birra e i condizionatori: le migliori ordinanze dell’estate che verrà

Con il freddo inverno alle spalle, i sindaci si lasciano andare alla fantasia producendo ordinanze singolari. In Calabria si vieta la prostituzione, ma solo nei mesi estivi. A Rimini, se vuoi un birra fuori da un bar, si è costretti a berla calda. E a Procida se la prendono con i condizionatori

Hanno la scadenza ravvicinata come lo yogurt: settembre 2016. Con l’arrivo dell’estate, sindaci e sindachesse, soprattutto nelle zone turistiche d’Italia, si lasciano andare alla fantasia. Non solo limitando le fasce orarie per fare baldoria e consumare alcolici. Con l’inverno alle spalle e i turisti in arrivo, da Nord a Sud nei palazzi dei municipi si producono le ordinanze più bizzarre e singolari. Per mettere ordine, e fare bella figura.

Melito Porto Salvo, Reggio Calabria, il comune più a Sud dell’Italia continentale. Il sindaco Giuseppe Salvatore Meduri ha vietato la prostituzione in paese. Ma a tempo determinato: dal 10 giugno al 30 settembre. Per non turbare i turisti e non compromettere la stagione estiva, dice. Sulla scrivania del primo cittadino erano arrivate numerose segnalazioni da parte dei cittadini sulla presenza delle prostitute anche nelle strade principali del paese. E così è arrivata la risposta tramite l’ordinanza numero 15: «È fatto divieto a chiunque di porre in essere comportamenti diretti in modo non equivoco ad offrire prestazioni sessuali a pagamento, consistenti nell’assunzione di atteggiamenti di richiamo; di invito; di saluto allusivo ovvero nel mantenere abbigliamento indecoroso o indecente in relazione al luogo ovvero nel mostrare nudità, ingerendo la convinzione di esercitare la prostituzione». Non solo: anche la gestione del traffico, soprattutto nelle ore serali, con l’arrivo della bella stagione è di primaria importanza. Per cui, prosegue l’ordinanza, è anche proibito «eseguire alla guida di veicoli manovre pericolose o di intralcio alla circolazione stradale e finalizzati all’intensificazione della prostituzione». Punto.

Dall’abbigliamenti succinto alla movida. L’estate è la stagione del divertimento e della disinibizione. E i sindaci corrono al riparo. A Bologna, città delle piazze e dei bivacchi per strada, da fine maggio gli alimentari non possono vendere bevande alcoliche refrigerate. E un’ordinanza simile è scattata pure a Rimini, centro nevralgico della riviera insieme a Riccione. Se volete bere sul lungomare, in spiaggia o nelle piazze, acquistando gli alcolici a prezzi più bassi nei negozi alimentari, sarete costretti ad accontentarvi di un brodino di birra calda. L’ordinanza vieta «a tutti gli esercizi di vicinato del settore alimentare e misto, ubicati nelle zone di maggior presenza turistica, di conservare allo scopo di vendita bevande alcoliche di qualsiasi gradazione in qualunque sistema e apparecchio di refrigerazione e raffrescamento presso i locali e le aree esterne delle attività». Proibizionismo della collezione estate 2016-2017: il motivo sarebbe quello di scoraggiare il consumo di alcol soprattutto da parte dei giovani, che ogni week end si riversano su Rimini da ogni parte della regione.

Melito Porto Salvo, Reggio Calabria, il comune più a Sud dell’Italia continentale. Il sindaco Giuseppe Salvatore Meduri ha vietato la prostituzione in paese. Ma a tempo determinato: dal 10 giugno al 30 settembre

Dai lidi del Nord alle isole del Sud, a Procida è l’aria condizionata a essere finita nel mirino del sindaco. Per preservare gli scorci dell’isola del Postino di Massimo Troisi, il primo cittadino Dino Ambrosino – con l’ordinanza numero 71 – ha dato 120 giorni di tempo ai suoi concittadini per rimuovere dalle facciate delle case condizionatori, caldaie e antenne satellitari. Non solo: per evitare di disturbare la quiete dei turisti, una nuova ordinanza (questa volta la numero 73) impone la sospensione dei lavori edili esterni e rumorosi nel periodo estivo. Precisando, in relazione all’ordinanza anti-condizionatori, che «la rimozione degli elementi dalle facciate delle abitazioni dovrà essere effettuata senza arrecare disturbo alla quiete pubblica».

Restando a Sud, a Cirò, in provincia di Crotone, dove l’acqua d’estate spesso scarseggia, il sindaco ha emanato un’ordinanza anti-spreco, vietando il consumo di acqua per usi non domestici. Che tradotto significa che i cittadini non possono usare l’acqua dell’acquedotto comunale per innaffiare orti e giardini o lavare auto e scooter. Le strade sono due: riutilizzare l’acqua o rifornirsi al supermercato. Resta da capire in che modo i vigili, muniti di libretto delle multe, potranno appurare la provenienza dei liquidi.

Poi ci sono gli animali, grandi e piccoli. Non solo spiagge vietate ai cani. A Laconi, in Sardegna, il sindaco Paola Zaccheddu ha vietato la circolazione del bestiame nelle strade del centro nel periodo estivo. Pare che fosse una consuetudine. Ad Alessandria, invece, il sindaco ha emanato una ordinanza antiblatte, obbligando i cittadini di disinfestare le case.

Per preservare gli scorci dell’isola del Postino di Massimo Troisi, il primo cittadino Dino Ambrosino – con l’ordinanza numero 71 – ha dato 120 giorni di tempo ai suoi concittadini per rimuovere dalle facciate delle case condizionatori, caldaie e antenne satellitari

A Piazza Armerina, invece, in provincia di Enna, comune a forte vocazione turistica, il sindaco ha vietato «l’approccio persuasivo» che ristoranti, bar e pizzerie usano per convincere i turisti a occupare i tavoli della propria attività. Niente “buttadentro”, insomma. Pare che fossero fin troppo insistenti. Mentre a L’Aquila il dirigente comunale ha emanato addirittura una ordinanza per distruggere sei paia di calzini da uomo trovati in mano a un venditore napoletano privo delle autorizzazioni. L’obiettivo è quello di scoraggiare il commercio abusivo.

Ma se i turisti pensano di arrivare finalmente in spiaggia e rilassarsi, si sbagliano. Da Nord a Sud fioccano le regole di comportamento del bagnante. L’efficiente Comune di Trieste già a maggio si era dotato della sua rigida ordinanza estiva che fissa le regole di bon ton da adottare sulla sabbia. Niente musica, passaggi a calcio in clima Europei, racchettoni, cani e tuffi (ma solo in alcune aree). E ancora: niente ombrelloni, siede a sdraio e teli da mare sulla battigia. L’attrezzatura da mare deve essere sistemata a cinque metri dal mare. Insieme a secchiello e paletta, è consigliato di portare con sé anche un metro.

Ma la medaglia va al sindaco di Acquaviva delle Fonti. Lo scorso 10 giugno, il primo cittadino del comune in provincia di Bari ha vietato l’uso della lingua italiana per un giorno. E con un’ordinanza, scritta rigorosamente in acquavivese, ha imposto ai suoi concittadini di lasciarsi andare al dialetto per 24 ore. E gli immigrati residenti nel paese? Il sindaco ha pensato anche a loro, concedendo di potersi esprimere nel dialetto dei loro Paesi d’origine.

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