Matera è come la Cenerentola d’Italia. Bella e povera. Capitale europea della cultura 2019, ma anche l’unico capoluogo italiano tagliato fuori dalla rete ferroviaria naizonale. Per le Ferrovie dello Stato non esiste. O meglio, sul sito di Trenitalia e sui tabelloni delle stazioni, Matera è comparsa da poco. Non perché i binari siano arrivati ai piedi dei Sassi. Fs ha da poco messo una toppa alla sua assenza lanciando la formula “Freccia Link”. Tradotto: arrivi con l’alta velocità fino a Salerno, e poi prendi un pullman fino a Matera. La stessa soluzione la propone Italo, che ha messo a disposizione i suoi bus che da Salerno coprono la Basilicata. Dove non arrivano i treni, ci sono i trasporti su gomma. Funziona così in questa parte d’Italia, che si appresta ad accogliere milioni di turisti.
Eppure, come in una rappresentazione del teatro dell’assurdo, Matera una stazione ce l’ha. Ma è inutile mettersi sulle banchine ad aspettare un treno. Treni alla stazione di Matera non ne arrivano. Per dirla tutta, non ci sono nemmeno le rotaie. Solo erbacce e sportelli che non hanno mai venduto un biglietto. In località “La Martella”, a pochi minuti dal centro, sorge l’edificio della stazione che non c’è. Con tanto di spiazzo in cemento, che avrebbe dovuto essere il parcheggio. Ma qui macchine e passeggeri non sono mai arrivati né partiti. E il solco costruito per i binari tra Matera e Ferrandina oggi viene usato dai pastori per far pascolare pecore e mucche.
Le Ferrovie dello Stato cominciarono i lavori della tratta nel 1986, senza però mai finirli. Nel 1997 venne abbattuto l’ultimo diaframma della galleria di Miglionico. Da allora le imprese che gestivano i lavori fallirono uno dopo l’altra. E la linea che avrebbe dovuto collegare Matera a Napoli non è mai stata completata. E Matera è rimasta isolata. «È stato un progetto sbagliato in partenza, senza studi di fattibilità», spiega Domenico Bennardi, membro del “Comitato per le Fs a Matera”. «Ci sono stati problemi geologici che hanno impedito il completamento dei lavori. E le Ferrovie dello Stato si sono accorte solo dopo che quello sarebbe stato un troncone morto, non conveniente, perché destinato a una sola città». Un vicolo cieco, insomma. Così, dopo aver costruito la stazione, a Matera non sono arrivate né le rotaie né i cavi elettrici. Una spesa di oltre 500 miliardi di vecchie lire per 25 chilometri di rete ferroviaria inesistente.
Un fantasma, con cui i materani hanno imparato a convivere. Le ferrovie a Matera le aveva promesse per la prima volta nel 1902 il presidente del Consiglio Giuseppe Zanardelli. Nel corso degli anni, a turno, i politici locali e nazionali hanno promesso poi il ripristino della tratta. Nel 2007 la regione Basilicata e il ministero delle Infrastrutture guidato da Antonio di Pietro sottoscrissero persino un accordo per completarla. Ma alla fine le rotaie non si avanzarono di un centimetro.
E ora, quando mancano meno di tre anni al 2019, in tanti si stanno chiedendo come arriveranno i turisti a Matera. «I bus messi a disposizione da Trenitalia sembrano più che altro un contentino che non risolve il problema», dice Bennardi. «Il punto qui non è tanto completare la Matera-Ferrandina, ma creare una rete ferroviaria che colleghi la Basilicata alla Puglia e che costituisca un’asse tra Tirreno e Adriatico: un’asse che sarebbe una risorsa per tutte le regioni del Sud, che oggi sono mal collegate tra loro».
Dal palco dei giovani di Confindustria a Santa Margherita Ligure, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha ripetuto ancora che «il Sud deve ripartire». E ha fatto l’esempio di Matera, capitale europea della cultura nel 2019, «ma se a Matera non ci arriva nemmeno col treno è inutile», ha detto. Dalla platea, Paolo Verri, direttore della Fondazione Matera 2019, ha ricordato a Renzi che «a Matera ci si arriva già». Provocando la risposta del premier: «Se per arrivare a Matera intendi come ci si arriva adesso, a voi tutta la mia solidarietà».
Certo, ci sono i pullman privati che coprono la tratta ferroviaria mancante. Ma non sono sufficienti, e mancano le coincidenze con i treni. Non proprio un incentivo per i turisti, insomma. E poi ci sono le littorine diesel della linea a scartamento ridotto e non elettrificata delle Ferrovie Appulo Lucane (Fal), di proprietà del ministero dei Trasporti, che collegano Puglia e Basilicata. Oltre tre ore per arrivare da Potenza a Matera, e un’ora e trenta-un’ora e quaranta da Matera a Bari. C’è chi le ha ribattezzate “Ferrovie Appulo lumaca”. Ad oggi le corse giornaliere in treno dalla città dei sassi al capoluogo pugliese sono 13, i bus sette.
Matera una stazione ce l’ha. Ma è inutile mettersi sulle banchine ad aspettare un treno. Treni alla stazione di Matera non ne arrivano. Per dirla tutta, non ci sono nemmeno le rotaie. Solo erbacce e sportelli che non hanno mai venduto un biglietto
Intanto, del potenziale turistico ed economico di Matera sta cercando di approfittarne il governatore della Puglia Michele Emiliano. Che da tempo va dicendo che passare da Bari è l’unico modo per raggiungere Matera. E in quest’ottica ha stanziato quasi 40 milioni di euro per raddoppiare il tracciato delle Fal fino ad Altamura. Nominando – ciliegina sulla torta – Paolo Verri, già direttore della fondazione Matera 2019, commissario straordinario dell’agenzia per la promozione turistica pugliese. Nella grande torta della capitale europea della cultura, la Puglia vuole mangiare la sua fetta. Difficile immaginare però che i cinque milioni di turisti previsti arriveranno a bordo dei treni appulo-lucani da 100 posti a sedere, nonostante l’aggiunta recente di sei nuovi convogli.
Ecco perché a Roma si sta agitando ancora una volta lo spettro della linea inesistente Matera-Ferrandina. Anche se, per il momento, arrivano solo proclami e promesse, ma nulla di concreto. Il ministro dei Trasporti Graziano Delrio ai deputati lucani ha assicurato che sono in corso verifiche tecniche per valutare se il completamento della linea Matera-Ferrandina si potrà fare o no. Ma dal Comune di Matera ammettono che ancora non si sa nulla. «C’è la disponibilità del governo a ridiscutere il completamento della linea», dicono. Non resta che aspettare. Intanto, in attesa della verifica tecnica sulla ferrovia, il sindaco Raffaello de Ruggieri ha fatto sapere però che l’Anas ha finanziato con 4,3 milioni di euro i lavori del collegamento viario Ferrandina-Matera-Gioia del Colle. Ancora una volta il trasporto su gomma, insomma, aspettando un treno che non arriva.
La questione è anche politica. Con la Regione Basilicata contraria al completamento della linea Matera-Ferrandina. «Non si completerà perché noi non la vogliamo completare», ha detto il governatore Marcello Pittella. Punto. L’opera in effetti è stata definita insostenibile da più parti: i costi sarebbero troppo alti rispetto all’utenza scarsa e al numero dei biglietti che verrebbero staccati. Oltre al fatto che i treni non arriverebbero a Matera, ma nella zona industriale di La Martella. Nel patto per il Sud, firmato a maggio da Renzi, è previsto uno stanziamento di 60 milioni di euro per le ferrovie lucane, ma per l’ammodernamento delle Fal e la riduzione del tempo di percorrenza della tratta Matera-Bari, non per il completamento della linea. Né si trovano fondi stanziati nel Pon per la Matera-Ferrandina.
Oltre tre ore per arrivare da Potenza a Matera, e un’ora e trenta-un’ora e quaranta da Matera a Bari. Le Ferrovie Appulo Lucane sono state anche ribattezzate “Ferrovie Appulo lumaca”
Lo scorso 24 giugno, la deputata lucana del Movimento cinque stelle Mirella Liuzzi ha presentato una risoluzione in commissione Trasporti della Camera per chiedere al governo di impegnarsi non solo a completare la Matera-Ferrandina, ma anche a realizzare un collegamento con la Puglia. «Matera non può più permettersi di non avere le ferrovie», dice Liuzzi. «La risoluzione che abbiamo presentato costringe il governo ad aprire un dibattito per spiegare cosa intende fare dei trasporti in Basilicata».
Nel contratto di programma per il 2012-2016 stipulato tra il ministero dei Trasporti e Rfi (Rete ferroviaria italiana), la nuova linea Matera-Ferrandina c’è. Il costo dell’opera, in base agli investimenti programmati, è di 265 milioni di euro (cento in più rispetto al progetto iniziale), di cui 45 milioni risultano già stanziati. Servono quindi 220 milioni per completarla. «Ma anche se si trovassero i soldi necessari», spiega Mirella Liuzzi, «arrivare ad avere un collegamento ferroviario entro il 2019 non sarebbe possibile. Ci vorrebbe un miracolo. Bisognava pensarci prima per arrivare in tempo». La capitale europea della cultura, quindi, resterà senza binari.
E se la ferrovia sembra ormai un miraggio, c’è chi da sta sognando di cavalcare le via aeree. L’aeroporto più vicino è quello di Bari, a 60 chilometri di distanza. Ma Pisticci, 40 chilometri a Sud di Matera, ha anche il suo mini scalo aereo. O meglio un’aviosuperficie (differenza non di poco conto). Con un’unica pista. Dedicata, nella terra del petrolio, a Enrico Mattei. Lo scalo era stato costruito negli anni Sessanta su iniziativa dell’Eni. Su questa pista oggi atterrano e decollano solo pochi aerei privati. Per lo più di imprenditori con interessi nel settore petrolifero. A gestire lo scalo è WinFly, società presieduta da Alfredo Cestari, pilota aereo e presidente della Camera di Commercio Italafrica. Che ora è pronto a lanciare il progetto WinflyGo, con un sistema di pacchetti e abbonamenti per attirare maggiore clientela a Pisticci.
Se la ferrovia sembra ormai un miraggio, c’è chi da sta sognando di cavalcare le via aeree. Pisticci, 40 chilometri a Sud di Matera, ha anche il suo mini scalo aereo. O meglio un’aviosuperficie, su cui la Regione sta puntando da tempo
Ad aprile 2015 l’Enac ha dato l’autorizzazione all’uso della superficie per il trasporto pubblico dei passeggeri. E la Winfly ora punta a sviluppare il piccolo scalo. Con un occhio anche verso l’Africa, dove Cestari è presente da vent’anni come imprenditore. Cestari ha fatto anche partire il primo avviso di selezione di 16 figure professionali. Ma trasformare l’aviosuperficie di Pisticci in aeroporto non sarà cosa semplice, anche se la Regione Basilicata si è dimostrata più volte favorevole a metterci dei soldi.
Già in passato in realtà si era tentato di allungare la pista, ma poi i lavori vennero fermati e il cantiere sequestrato per la probabile presenza di rifiuti nei terreni giudicati “potenzialmente contaminati”. Oggi la pista è lunga 1.400 metri per 30 metri di larghezza. Il prossimo step, dicono dalla Winfly, è avere la certificazione per portare a Pisticci voli fino a 19 posti. Poi per trasformare la pista Mattei in aeroporto regionale servirà l’allungamento di 200 metri. Lo sblocca Italia di Renzi ha previsto dei fondi anche per il piccolo. Ma bisogna risolvere ancora la questione della bonifica delle aree. Anche perché non si conosce cosa si nasconde sotto la pista, e secondo il ministero dell’Ambiente nei dintorni potrebbero esserci 13 chilometri di discariche interrate. Se non arriveranno in treno, insomma, è probabile che i turisti di Matera 2019 non arriveranno neanche in aereo.