C’era una volta l’esame di maturità, oggi i promossi sono il 99,5 per cento

I dati del ministero fotografano un cambio epocale: ormai tutti passano l’esame. Scende il numero dei bocciati, aumentano i voti. E l’Italia si scopre un Paese diviso. In Puglia sono stati promossi con il massimo dei voti 934 studenti, in Lombardia solo 300

C’era una volta l’esame di maturità. Passaggio epocale nella vita di ogni giovane, fonte d’ansia per generazioni di studenti. Oggi, almeno a giudicare dagli ultimi dati del Ministero dell’Istruzione, il conseguimento del diploma preoccupa un po’ meno. Nell’anno scolastico appena terminato, il 99,5 per cento dei maturandi ha ottenuto la promozione. In pratica tutti quelli che sono arrivati davanti alla commissione hanno superato la prova. È andata persino meglio dello scorso anno, quando i promossi erano stati il 99,4 per cento. E così l’esame di Stato cambia aspetto: era un incubo, è diventato una formalità.

Per anni le incertezze e i timori prima degli orali hanno ispirato registi e cantanti. Introdotta nel 1923 da Giovani Gentile, all’inizio la maturità registrava una percentuale di promossi attorno al 60 per cento. Cifra salita al 70 per cento negli anni Sessanta, e poco sopra il 90 per cento già negli anni Ottanta. Ormai sfiora il 100 per cento. Chissà, forse il merito è tutto degli studenti. Magari i liceali di oggi hanno imparato a studiare meglio. Oppure, più probabilmente, rispetto a qualche decennio fa l’esame è meno ostico. Intanto le rilevazioni condotte dal Miur descrivono un quadro fin troppo rassicurante. Altro che scena muta. I bocciati sono sempre meno, aumentano le votazioni più alte, persino il numero di chi si diploma con il massimo dei voti è in crescita. Insomma, gli studenti italiani sono bravi. A tratti bravissimi.

Il 99,5 per cento degli studenti che si sono presentati agli esami di maturità hanno superato la prova. In pratica tutti. Intanto alle superiori scende il numero dei bocciati. Lo scorso anno erano il 9 per cento, quest’anno sono il 7,7 per cento

Le cifre, dunque. All’esame di Stato di quest’anno è stato ammesso il 96 per cento degli alunni dell’ultimo anno. Quasi tutti sono stati promossi, come si è detto. Ma è in crescita anche il numero di ragazzi che si è diplomato con un voto superiore a 70 centesimi. Un anno fa erano il 62,2 per cento, stavolta sono il 63,1 per cento. I giovani che hanno chiuso le superiori ottenendo un bel 100 sono il 5,1 per cento (erano il 4,9 per cento). Quelli che hanno ottenuto anche la lode sono l’1,1 per cento (lo scorso anno erano lo 0,9 per cento). Percentuale che sale all’1,9 considerando i soli liceali. Mentre crescono i voti più alti, sono in netta diminuzione gli studenti maturati per il rotto della cuffia. I ragazzi diplomati con il minimo, cioè 60, sono l’8 per cento. Lo scorso anno erano l’8,6 per cento. Ma anche la fascia dei voti dal 61 al 70, che nel 2015 rappresentava il 29,3 per cento del totale, ora è scesa al 28,9 per cento.

La prima regione per risultati scolastici è la Puglia. Qui si sono diplomati con 100 e lode quasi mille studenti, il 2,6 per cento del totale (in tutta Italia la media è dell’1,1 per cento). Segue la Campania con 713 alunni. In Lombardia, per dire, sono solo 300 gli studenti che hanno ottenuto la maturità con il massimo dei voti

Numeri alla mano, gli studenti italiani sono sempre più preparati. Ma nella realtà è davvero così? Intanto stupisce un dato: i voti migliori si registrano per la maggior parte nel Meridione. La prima regione per risultati scolastici è la Puglia. Qui si sono diplomati con lode 934 studenti, il 2,6 per cento del totale. Segue la Campania, con 713 e la Sicilia con 500. In tutta la Lombardia, per dire, sono solo 300 gli studenti che hanno ottenuto la maturità con 100 e lode. Un terzo dei pugliesi. In Veneto sono ancora meno, 276. E ancora: in tutta Italia gli studenti che hanno raggiunto il 100 rappresentano, in media, il 5,1 per cento del totale. Eppure in Calabria la stessa percentuale sale all’8,3 per cento. Mentre in Friuli Venezia Giulia scende al 3,7 per cento. Non è il caso di puntare il dito su questo o quell’istituto. Con ogni probabilità non ci sono aree del Paese dove si ottengono automaticamente voti più alti. Il tema, semmai, è legato ancora alla troppa discrezionalità, alle diverse valutazioni tra una scuola e un’altra, che rendono meno credibile il voto finale.

Intanto gli studenti italiani festeggiano. E non solo quelli che hanno superato la maturità. Ancora una volta sono i dati del ministero a fotografare il successo scolastico di un Paese. Gli studenti con giudizio sospeso passano al 25 per cento al 23,2 per cento. Sono quei ragazzi che devono recuperare le insufficienze e rischiano di passare l’estate tra i libri, costretti a ripassare. Ma scende anche il numero dei bocciati. Se nel 2015 era costretto a ripetere l’anno il 9 per cento dei giovani iscritti alle superiori, quest’anno il dato scende al 7,7 per cento. Le medie cambiano molto al variare della scuola: nei licei sono stati bocciati il 4,3 per cento, negli istituti professionali il 12,4 per cento. In generale, l’anno più difficile è il primo. Qui la media dei non ammessi sale al 12,3 per cento, contro il 13,7 per cento dello scorso anno. Al netto delle cifre, resta aperto il dibattito. La bocciatura serve ancora? Ripetere l’anno aiuta i ragazzi a colmare le proprie lacune, offre uno stimolo a impegnarsi? Oppure, come sostiene più di qualcuno, resta solo un improduttivo – e costoso – retaggio del passato?

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