C’è un’Europa che spinge sull’Energia green. E un’altra, di cui fa parte il nostro Paese, che sta in equilibrio, che cresce ma con un trend non allineato ad altre Nazioni del Nord. Lo conferma il paper La situazione energetica nazionale del Ministero dello Sviluppo Economico rilasciato lo scorso giugno. Il consumo interno lordo italiano è cresciuto del 3,2 per cento rispetto al 2014, ma è interessante guardare il dato che esce fuori dal settore elettrico. Due anni fa sul territorio nazionale risultavano attivi più di 650mila impianti per una potenza complessiva di 50,6 gigawatt. Nel 2015 si registra però una diminuzione della produzione da rinnovabile. Perché? Semplice, perché continuiamo ad affidarci ancora largamente a una produzione rinnovabile che arriva dalle centrali idroelettriche (43,9 per cento), ancora troppo poco da solare (22,9 per cento), dalle bioenergie (biomasse solide, bioliquidi, biogas e frazione rinnovabile dei rifiuti: 18,9 per cento), dall’eolico (14,9 per cento) e dalla geotermia, 6,2 per cento.
Insomma, con le energie rinnovabili copriamo il 32,8 per cento del fabbisogno nazionale e se non siamo riusciti a fare di più, fanno notare dal Ministero, è perché l’anno scorso ha piovuto poco. Che significa? Che dobbiamo comprare energia da fuori attaccandosi alla grid, alla rete esterna che vede tra i maggiori produttori emergere la Cina sia nella produzione da idraulico, solare fotovoltaico e eolico sia onshore (su terra) che offshore. Insomma, tra idrocarburi e fonti rinnovabili non siamo ancora in grado di essere autosufficienti.
Lo confermano anche i dati di Terna (il nostro gestore di energia elettrica) che mette a confronto l’energia prodotta con quella assorbita di ogni singola regione italiana.