Alcuni raccolgono fondi per i terremotati nelle curve degli stadi, altri recuperano medicinali e beni di prima necessità da portare nelle città devastate dal sisma. Ma c’è anche chi all’alba di mercoledì scorso si è precipitato nelle zone colpite. E ha iniziato a scavare tra le macerie per salvare i feriti. Sono gli ultras italiani. Le tifoserie organizzate che hanno risposto alla tragedia del terremoto mobilitandosi in prima persona. Un’ondata di solidarietà diffusa e spontanea, alla faccia degli stereotipi.
In prima linea ci sono i tifosi dell’Ascoli, in particolare quelli del gruppo Ultras 1898. Presenti nei paesi terremotati per portare aiuto fin dal primo giorno. Ma tra Amatrice e Arquata non è difficile trovarne anche altri. Li riconosci dalle magliette, a volte dai tatuaggi sul corpo che tradiscono la passione per una squadra e i simboli del gruppo. A Pescara del Tronto erano all’opera poche ore dopo la prima scossa. Insieme ai volontari del servizio alpino e della protezione civile scavavano tra i detriti delle case appena crollate. Le scale sulle spalle per salire dove non si poteva arrivare a piedi. Con le pale e i picconi, a volte a mani nude. Mettendo a rischio anche la propria incolumità, mentre la terra continuava a tremare sotto i colpi delle prime scosse di assestamento. Non cercano visibilità, non lo fanno per farsi conoscere. A un cronista del Corriere che l’altro giorno ne ha incontrati alcuni sulle zone del disastro, mentre «scavavano con le unghie tra rovi, sassi e mattoni», è rimasto impresso proprio il disinteresse per la ribalta mediatica. Stavano cercando di salvare delle persone rimaste sotto le macerie – ha scritto – «pregando i cronisti di non raccontarlo, “perché non cerchiamo la pubblicità”».
«Si sono attivati fin dalle prime ore e sono stati artefici di operazioni di recupero e salvataggio che hanno interessato ben 26 persone» spiega il sindaco di Ascoli Piceno parlando degli ultras bianconeri. «Lo hanno fatto con cura, diligenza e professionalità, senza lasciare nulla al caso. A loro va il mio e il nostro grazie.
È una realtà sconosciuta di questa tragedia. «Pagine belle come queste vanno raccontate ed evidenziate» ha detto il sindaco di Ascoli Piceno, Guido Castelli. Parlando degli ultras bianconeri, ha spiegato, «si sono attivati fin dalle prime ore e sono stati artefici di operazioni di recupero e salvataggio che hanno interessato ben 26 persone. Lo hanno fatto con cura, diligenza e professionalità, senza lasciare nulla al caso. A loro va il mio e il nostro grazie». Difficile comprendere tanto impegno per chi conosce le curve attraverso cliché e frasi fatte. Eppure non sorprende che di fronte a questa tragedia siano state messe da parte anche storiche rivalità calcistiche. Non è la prima volta, del resto. Divisi dai colori, i gruppi ultras di tutta Italia si stanno rimboccando le maniche – come migliaia di altre realtà in tutta Italia – per dare il proprio contributo.
Li riconosci dalle magliette, a volte dai tatuaggi che tradiscono la passione per una squadra e i simboli del gruppo. A Pescara del Tronto erano all’opera poche ore dopo la prima scossa. Insieme ai volontari del servizio alpino e della protezione civile scavavano tra le macerie delle case appena crollate
La Gazzetta dello sport ha contato almeno cinquanta tifoserie mobilitate per aiutare le comunità distrutte dal terremoto. È una stima per difetto, probabilmente. Dalla Puglia al Veneto, gli ultras hanno deciso di scendere in campo. Raccolte di beni di prima necessità sono gestite, tra gli altri, dai tifosi di Avellino, Venezia, Catania e Padova. Si sono attivati i gruppi organizzati di Cosenza, Foggia e Treviso. E con loro la curva Nord di Carrara, la Fiesole di Firenze e la Ovest di Lucca. In Liguria gli ultras genoani stanno organizzando una raccolta di acqua, medicinali e prodotti per l’igiene intima per adulti e bambini. E così in tutta Italia. Tifoserie attive anche a Roma, dove gli ultras disertano lo stadio dall’inizio dello scorso anno in polemica con le discusse misure introdotte all’Olimpico. Tra qualche giorno, in occasione dell’amichevole contro la squadra del San Lorenzo, i gruppi giallorossi torneranno nei pressi dello stadio per raccogliere materiale per le popolazioni colpite dal sisma. «Come successo per il terremoto dell’Aquila non resteremo a guardare – spiegano – Porteremo in prima persona i generi raccolti nei comuni colpiti. Doniamo il più possibile, siamo romani non lasceremo soli i nostri fratelli». E così anche gli ultras laziali, che hanno già organizzato una raccolta di beni di prima necessità in zona San Giovanni.