Quel che è successo ad Amatrice, Accumoli e Pescara del Tronto

Due forti scosse nella notte e uno sciame sismico durato tre ore. Almeno 73 morti, circa 150 dispersi e oltre 2.500 sfollati nel centro Italia dove torna l'incubo del terremoto dell'Aquila (2006)

Due scosse, una alle 3.36 di magnitudo 6.0 con epicentro ad Accumoli (Rieti) l’altra venti minuti dopo di magnitudo 4.4 con epicentro ad Amatrice, 15km più a sud. Poi uno sciame sismico che ha fatto tremare il centro Italia per altre tre ore. «Metà paese non c’è più», afferma il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi mentre si scava con le mani fra le macerie. Almeno 38 morti, circa 150 dispersi e oltre 2.500 sfollati e soccorsi che arrivano con difficoltà sui Monti della Laga, vicino al complesso del Gran Sasso, dove le vie d’accesso sono parzialmente inagibili. Così si è svegliata la Penisola in un giorno di fine estate. Il luogo più colpito sembra essere la frazione di Pescara del Tronto, nelle Marche, «ridotta a un unico blocco di macerie» secondo le testimonianze dei primi soccoritori. Gravi anche i danni agli edifici: distrutta la chiesa di Amatrice, inagibile l’ospedale Grifoni, crollato il campanile di Castelluccio di Norcia ed evacuato l’ospedale di Amandola (che ha costretto i soccorritori a deviare i feriti gravi a L’Aquila). L’Avis di Rieti nel frattempo lancia l’appello su Twitter: servono donatori. Sui social si è attivato anche il Safety Check di Facebook. Mentre sul rifugio Franchetti, a 2.433 metri sul Gran Sasso, si registra una frana dovuta al crollo della parete del Corno Piccolo. L’incubo di quanto visto a L’Aquila (2006) e in Emilia Romagna (2012) sembra ripetersi. «Daremo tutto il nostro aiuto», afferma Massimo Cialente sindaco del capoluogo abruzzese. Intanto vigili del fuoco, protezioni civili locali, polizia, carabinieri, Corpo Forestale dello Stato e l’esercito continuano a liberare le persone ancora bloccate sotto le macerie.

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