Inemuri, l’arte giapponese di addormentarsi all’improvviso

Se accade in un Paese occidentale, parte subito il rimprovero. In Giappone no: chi si addormenta in pubblico dimostra di essere un gran lavoratore. Per questo viene lodato

Nei Paesi occidentali chi si addormenta sul lavoro – se gli va bene – viene sgridato, preso in giro e additato come pessimo esempio. Nei casi peggiori rischia addirittura il licenziamento. In Giappone, invece, avviene tutto il contrario. Qui addormentarsi all’improvviso, dove capita, in metropolitana o sulla scrivania dell’ufficio, è un’ottima cosa. Si chiama inemuri (“dormire quando si è presenti”): è la siesta istantanea, breve ma invincibile che appesantisce gli occhi e induce il sonno. E strappa sguardi ammirati di approvazione.

Sia chiaro, i giapponesi non lodano né l’ozio né la pelandroneria. Tutt’altro: chi pratica l’inemuri dimostra di essere un grande lavoratore, uno che si spende tanto, sacrifica ore di riposo e, di conseguenza, accumula molto sonno. Cedere all’improvviso e addormentarsi è il segno della fatica sostenuta, più convincente di qualsiasi badge o di ogni analisi di produttività. Del resto, secondo le statistiche, i giapponesi sono il popolo che dorme meno al mondo. Gli abitanti di Tokyo meno di tutti in assoluto: in media, 36 minuti meno dei newyorkesi e 54 meno dei parigini.

In ogni caso, la stanchezza non basta. Anche l’inemuri ha le sue regole. Prima di tutto, deve avvenire in pubblico e deve essere breve. Bisogna essere in grado di riprendere subito il lavoro. E, soprattutto, è una pratica riservata ai lavoratori più maturi. I giovani non hanno diritto di mostrarsi affaticati: devono passare anni di lavoro indefesso prima che, anche a loro la società riconosca e approvi la possibilità di riposarsi un po’.

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