Da Costanzo a Santoro: anche in Tv domina la gerontocrazia

Format sempre uguali, ospiti che non hanno più nulla da dire e conduttori ottantenni: la televisione italiana sembra rimasta ferma a quindici anni fa

E va bene che ci vuole rispetto per chi è un po’ avanti con l’età. E va bene che bisogna lasciare il posto sul’autobus, sopportare la lentezza di chi cerca gli spiccioli alla cassa e anche non prendere in giro i primi segni di abbandono da parte dell’udito. Tutto giusto, lo sappiamo, ma se il popolo di quelli in età pensionabile viene recuperato in massa per la nuova stagione tv, compresa quella pagata da noi, allora una certa incazzatura è consentita.

Certi santoni della conduzione meritano rispetto, ma magari non più un programma di tre ore tutto loro, ecco.

In settimana è partito Italia di Michele Santoro, perpetuo figliol prodigo di ritorno a Mamma Rai dopo aver vagato per la7 e reti private. Una puntata riciclando vecchie polemiche, vecchi ospiti e vecchi stili: si parla di ricchezza con Flavio Briatore, di web con Selvaggia Lucarelli e solo alla fine un pochino di politica, con Beppe Sala e Luigi De Magistris. Il messaggio è sempre quello: i ricchi fanno schifo, ma in fondo li invidiamo e invidiamo Briatore che chiama Trump per nome almeno un paio di volte in cinque minuti.

La Lucarelli, poi, in onda dopo un servizio su una fashion blogger, dovrebbe star lì a interpretare la labile psiche di chi passa giornate sui social a farsi i selfie. Selvaggia fa quello che le riesce meglio, ovvero pontificare senza che a nessuno le passi per la testa di farle notare le sue contraddizioni. Definisce ironicamente “reato” guardare “Uomini e donne“, proprio lei che si è costruita la notorietà televisiva sulle ospitate fisse a “L’isola dei famosi” (2003) e “La Talpa” (2005), per non parlare della partecipazione a “La Fattoria 3” (2006), quello delle cammellate e del triccheballacche. Insomma, vuoi mettere con Uomini e donne?

Michele Santoro il suo lo fa, ma è un “suo” stanco e già visto. Anche la strizzatina d’occhio al pubblico con i riferimenti all’editto bulgaro non funziona più: il ruolo da paladino era molto più affascinante quando c’era Berlusconi. Adesso, con Renzi, di materiale ce ne sarebbe anche per montare su un po’ di polemica, ma lui niente. Neanche uno straccio di deriva autoritaria, di riforma scritta male, di inchiestina giudiziaria.

Prepariamoci: ci aspetta una tv all’insegna della nostalgia canaglia. Ma non diciamolo troppo forte, che magari ci piazzano anche Albano in prima serata…

Gli ascolti, però, premiano alla grande il buon Santoro e quindi, forse, fa bene lui a fare così e fa bene la Rai a puntarci, esattamente come Mediaset fa bene a riproporre quel cavallone di razza di Maurizio Costanzo, tornato in pompa magna con L’Intervista, che ha segnato un ottimo 14% di share alla prima puntata. Le candeline per il baffo (e il collo) più famosi di Canale5 sono settantotto, il format vecchio quanto la televisione (ma anche quanto il teatro, volendo), l’ospite di punta è stata un’altrettanto rediviva Wanna Marchi, eppure il tutto ha funzionato alla grande, ancor più che stavolta Costanzo è riuscito nel capolavoro di tirare fuori anche l’argomento Anna Maria Franzoni, compagna di carcere della Marchi.

Ma Costanzo, classe 1938, non è neanche il più longevo tra i conduttori tornati alla ribalta. Già, perchè i rinnovatissimi palinsesti Rai piazzano Pippo Baudo a Domenica In, per la tredicesima volta in carriera (o giù di lì, diventa difficile anche tenere il conto). Riuscirà il nostro eroe ad essere al’altezza di se stesso e a non far rimpiangere gli anni d’oro dell’intrattenimento domenicale? Speriamo. Per andare sul sicuro ci vorrebbe un Giucas Casella coi suoi trucchi improbabili, una Mara Venier di ritorno , un Paolo Crepet ospite fisso che ci spieghi il delitto di giornata. Ecco, la cara vecchia rassicurante Domenica In, con magari un po’ di caciara verso le sei e mezzo di sera, col Mughini di turno da alternare a Sgarbi e magari l’aiuto di altre due giovanotte pronte al ritorno nella tv di Stato: Heather Parisi e Lorella Cuccarini.

Un 2016 mai così simile al 2000, insomma. Ma se tutti questi personaggi, nonostante l’età, sono ancora lì al loro posto non è per un complotto politico e neanche perchè i produttori li scelgono in preda alla compassione. Evidentemente è quello che chiede il pubblico. Un pubblico spesso più vecchio di questi stessi conduttori e soprattutto adagiato comodo comodo su quello stile televisivo così familiare. E cambiare abitudini, si sa, è una faticaccia.

In altre parole, prepariamoci: volenti o nolenti ci tocca una tv all’insegna della nostalgia canaglia. Ma non diciamolo troppo forte, che a capir male è un attimo e poi finisce che ci ritroviamo anche Albano in prima serata…

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