Dopolavoro presidenziale, George W. Bush ora dipinge i ritratti dei soldati

In un libro che uscirà nel 2017 l’ex presidente Usa rappresenta 66 veterani americani. Un modo per sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema degli ex soldati – e forse una prima forma di risarcimento morale per i disastri combinati

Ha dipinto i ritratti dei suoi amici politici, e tutti lo hanno preso in giro. Ha dipinto se stesso sotto la doccia, e tutti lo hanno preso in giro. Ha dipinto oggetti, paesaggi, nature morte e animali, e tutti lo hanno preso, di nuovo, in giro. Stavolta, forse, le cose cambieranno: l’ex presidente degli Stati Uniti George W. Bush ha deciso di dipingere i volti (e raccontare le vite) di 66 soldati che hanno servito gli Stati Uniti dall’11 settembre e che ha avuto modo di conoscere di persona. Il tutto è raccolto in un volume, intitolato Portraits of Courage che uscirà (e qui finisce lo spazio pubblicità) nel 2017.

Bene: come è noto, dopo aver terminato il suo (doppio!) mandato alla presidenza, George W. Bush si è ritirato a vita privata nel suo semplice ranch, esplorando l’affascinante mondo delle arti. “Le persone mi vengono a trovare e mi dicono: che invidia”, ha spiegato. Eppure “la cosa bella della vita è proprio continuare a essere curioso, a imparare cose nuove”, aggiunge. Certo, il risultato dei suoi lavori non è proprio eccellente e, come è evidente, se non fosse per il nome che le accompagna, sarebbe piuttosto difficile per queste opere essere raccolte e pubblicate davvero.

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Ma tant’è: il libro, del resto, è anche un modo per tornare su un tema molto sentito dagli americani, quello dei veterani. Come scrivono sul sito della Fondazione George W. Bush, i soldati impegnati nelle guerre spesso tornano a casa con ferite, sia visibili che invisibili, che “rendono più pesante il ritorno alla vita civile”. Cui si aggiunge, come problema, il crescente divario tra soldati e non soldati. Pochi conoscono le difficoltà che incontrano i veterani al rientro – e i veterani, dal canto loro, se ne sono accorti benissimo: secondo l’84% degli ex soldati c’è “poca consapevolezza”.

Il problema è che in loro soccorso arriva proprio Bush, uno dei presidenti Usa più contestati della storia, con la sua reputazione (non buonissima) e la sua arte (non buona nemmeno quella). Potrà aiutarli davvero? Forse sì, visto che il ricavato sarà impiegato proprio per promuovere iniziative di aiuto e di assistenza per i veterani e i soldati feriti. A suo modo, una forma di risarcimento per le guerre che ha contribuito a far combattere.

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