Si può criticare l’indecisione di Virginia Raggi, si può criticare l’autoritarismo sboccato di Grillo, si può ridere di chi farnetica di complotti assurdi, ma se si accusa un parlamentare grillino di spese folli, di solito, si casca male.
In questi giorni il bersaglio è il vice-presidente della Camera Luigi Di Maio, reo di avere speso circa 100.000 euro di spese per eventi sul territorio in tre anni. “Ma quanto spende Di Maio?”, si chiedono con malizia molti giornali. E allora andiamolo a vedere quanto spende il vice-presidente della Camera e vediamo se c’è qualcosa che non torna.
Per fortuna il MoVimento 5 Stelle ci agevola la ricerca, dato che dall’aprile 2013, mese in cui entrò in Parlamento per la prima volta, rendiconta su un sito internet tutte le spese di tutti i deputati e senatori. Ogni parlamentare è tenuto a riportare lo stipendio e i rimborsi percepiti, registrando ogni spesa di lavoro e segnalando, alla fine del mese, quanto del compenso ricevuto non è stato speso. Stabilita una quota equa di stipendio, che per i 5 Stelle è di 3.259 euro a deputato, tutto il resto viene restituito e va, per la maggior parte, a costituire un fondo per il microcredito destinato alle aziende emergenti.
Anche Di Maio sta a queste regole e sulla pagina a lui dedicata si possono vedere le voci di spesa mese per mese. C’è di più: Marco Canestrani, ex-dipendente della Casaleggio Associati col dente avvelenato, ha creato un altro sito internet per monitorare il sito grillino e tirare un po’ la somme di quanto restituiscono.
Incrociamo i dati e scopriamo subito il fatto più eclatante: Luigi Di Maio, negli ultimi tre anni, ha restituito 96.339 euro. Precisiamo: il dato potrebbe essere indietro di qualche mese, ma si riferisce comunque allo stesso lasso di tempo in cui sono stati spesi quei 100.000 euro oggetto delle polemiche di questi giorni. Dunque per i 100.000 euro circa spesi per gli eventi, il vice-presidente della Camera ne ha restituiti altrettanti. La media mensile del bonifico di restituzione è di 2,919 euro e, volendo stilare una classifica interna ai grillini (ma comprendendo gli esterni non cambierebbe nulla) tra chi ha restituito di più, scopriremmo che Di Maio è 89esimo su 126 parlamentari. Non certo nella top-ten, siamo d’accordo, ma in quanti all’interno dei 5 Stelle hanno un ruolo politico e di immagine come quello di Di Maio? È normale che qualcuno riesca a restituire di più, basti pensare a chi, nel Movimento, abita a Roma o provincia e dunque può restituire ogni mese per intero la diaria per le spese di alloggio, pari a 3.500 euro.
Dire che Di Maio ha speso oltre 100.000 euro in tre anni non serve a nulla se non si specifica anche quanti ne ha restituiti, se non si considerano le spese che un vice-presidente della Camera ha e che gli altri non hanno, se non si tiene conto che tutto è, comunque, rendicontato in maniera trasparente.
Andiamo più nel dettaglio. Gli ultimi dati pubblicati da Di Maio si riferiscono al mese di maggio (qualcuno è arrivato fino a luglio, ma la maggior parte si ferma a prima dell’estate) e dicono che Di Maio, sui 7.193,11 euro di rimborso forfettario, ne ha spesi 6,732. Fanno 460 euro risparmiati da unire ai 1.686 netti di stipendio a cui ogni parlamentare 5 stelle rinuncia. Totale: 2.147 euro restituiti.
La maggior parte dei costi sostenuti risulta essere per “attività ed eventi sul territorio” (2.856 euro a maggio) e in effetti in questa voce Di Maio è il parlamentare che ha speso più di tutti negli ultimi tre anni (i famosi 100.000 euro, il triplo di quanto ha speso Roberto Fico, il secondo grillino più “costoso”). Spiccano in particolare le spese logistiche, oltre 37.000 euro, e quelle per missioni non ufficiali, 28.000 euro, in cui Di Maio doppia gli altri. Sono spese alte, certo, ma prese fuori dal contesto non dicono nulla.
Dire che Di Maio ha speso oltre 100.000 euro in tre anni non serve a nulla se non si specifica anche quanti ne ha restituiti, se non si considerano le spese che un vice-presidente della Camera ha e che gli altri non hanno, se non si tiene conto che tutto è, comunque, rendicontato in maniera trasparente.
Se una dialettica interna al partito ci sta ed è plausibile che un Di Battista chieda a Di Maio di fare di più, l’indignazione nazionale appare fuori luogo. Se vogliamo attaccare i 5 Stelle prendiamocela per altro, perché i grillini, almeno sulle spese, sono ancora parecchio avanti a tutti.