Non sono tempi particolarmente felici per le campagne di comunicazione del Governo. Dopo il Fertility Day (e il Fertility Day bis), c’è stata la brochure in cui si invogliavano gli investitori stranieri a buttarsi nel mercato italiano, dato il basso stipendio dei nostri ingegneri. Il messaggio è parso, come minimo, di cattivo gusto, considerando che i salari bassi dovrebbero essere un problema da risolvere, non un punto di forza del nostro Paese. Con una buona dose di realismo, però, le cose possono essere interpretate anche in modo molto diverso. Luigi Capello, amministratore delegato di LVenture Group e fondatore dell’acceleratore di startup LUISS ENLABS, va controcorrente.
Capello, cosa pensa della brochure del governo dedicata agli investitori stranieri?
Ho letto delle critiche, ma non sono d’accordo. La brochure mi sembra ben articolata e illustra, per altro in un ottimo inglese, i numerosi aspetti positivi dell’investire in Italia. Certo, se ci si ferma alla frase incriminata e si riporta soltanto quella si dà un messaggio diverso
Parlare di stipendi bassi come di un incentivo non è un autogol?
Non vedo il problema nel raccontare la verità. La brochure io l’ho letta tutta e sono tre capitoli e tredici paragrafi in totale. Si parla di “tempi giusti”, “luoghi giusti” e, nell’ultima parte, di “opportunità”. In quest’ultima sezione si dice di puntare sui talenti italiani, che poi gli stipendi siano oggettivamente inferiori è un dato di fatto ed è inutile negarlo.
Non vedo il problema nel raccontare a verità: si dice di puntare su italenti italiani, se poi gli stipendi sono oggettivamente inferiori è un dato di fatto ed è inutile negarlo
Usare gli stipendi bassi come leva non potrebbe attrarre solo imprese non disposte ad investire in innovazione?
Ripeto, la leva degli stipendi bassi è solo un piccolo punto di una disamina molto ampia e completa. Tornando alla domanda, no, non credo che si generi questo tipo di dinamica. Lo testimonia il fatto che, ad esempio, hanno scelto di fare base nel nostro acceleratore a Roma alcune startup fondate nella Silicon Valley, attirate dalle possibilità offerte dal nostro Paese, compresa l’ampia offerta di talenti a costi inferiori. D’altro canto, anche quando Apple ha aperto a Napoli ci sono state molte critiche, ma sono convinto che la iOs Academy darà un grande contributo a un territorio in difficoltà, portando nel Mezzogiorno il know how che li contraddistingue, oltre ad aumentare le competenze e il potenziale per la nascita di startup e imprese sul territorioChe gli stipendi siano più bassi, però, è oggettivo. Che qui ci siano i talenti, invece, è un’opinione. Come fa a sostenerla?
Lo sostengo perché è un dato di fatto che in Italia ci siano Università di alto livello e perché per il mio lavoro, vengo in contatto spesso con giovani non solo preparati ma anche istrionici e pieni di spirito d’iniziativa. La brochure poi, nello specifico, fa riferimento alla categoria degli ingegneri di cui in Europa c’è attualmente grande penuria e che invece in Italia ancora ci sono. Si dice: “Venite in Italia, dove ci sono ancora gli ingegneri” ed è innegabile. Allo stesso modo è innegabile il gap salariale con altri Paesi: nella Silicon Valley ci sono professionisti che costano oltre 120.000 dollari per lavori che, in Italia, hanno un terzo del costo. Perché una brochure non dovrebbe dire la verità? Tanto più se è una verità che ci fa comodoSe siamo potenzialmente così bravi, come mai gli stipendi sono i più bassi d’Europa?
Anche in questo caso, mi chiedo perché ci si sorprenda: il tasso di disoccupazione giovanile è oltre il 40%, con picchi del 60% al Sud Italia. Ecco perché gli stipendi sono bassi. Per invertire la tendenza bisogna lavorare tutti insieme per rilanciare il Paese, attraendo anche investitori internazionali – oggi il flusso dei capitali rapportato al PIL è del 50% rispetto alla Spagna – e portando le grandi corporate in Italia. Il costo del lavoro più basso ci fa gioco in questo processo. Attirando nuovi investimenti, si creeranno maggiori opportunità di lavoro e di conseguenza, al crescere del tasso di occupazione, aumenteranno anche gli stipendiDi cosa hanno bisogno i professionisti italiani per competere a livello internazionale?
In quanto a talento e preparazione, come detto, non ci manca niente. Bisogna però perfezionarci nell’innovazione: puntare a rafforzare le digital skills per rispondere alle nuove sfide lanciate dall’Industria 4.0: stanno nascendo nuove professioni che richiedono competenze nel campo dell’analisi dei dati, della robotica, della cyber security, del design, del web marketing per dirne solo alcune. Oltre a una perfetta padronanza dell’inglese, è necessario quindi adeguare la propria formazione per approfittare delle nuove opportunità che nascono in un mercato del lavoro in rapido mutamentoTanto rumore per nulla, allora…
Il gioco delle parti è normale, ma io non ho nulla da muovere contro la brochure e, anzi, bisognerebbe fare i complimenti a Ivan Scalfarotto e a chi se ne è occupato insieme a lui.