Dall’antica avanguardia sovietica, suoni e colori per star bene

In tempi bui e spenti, esiste solo una via di fuga: la sperimentazione e la creatività. Avvenne in Russia, all’inizio della rivoluzione, quando anche le arti dovevano cambiare il mondo

Di fronte alle angherie della contemporaneità, i dispiaceri del presente, la miseria del tempo attuale, esiste solo un rifugio: l’avanguardia sovietica. Un’arte che voleva essere popolare (populista?) e proletaria, ben lontana dall’impronta elitaria dell’epoca zarista. E soprattutto, voleva essere nuova e innovativa. Per certi versi, anche se è passato quasi un secolo, lo è ancora.

Risale a quel periodo, ad esempio, l’invenzione del Theramin, creato dall’ingegnere sovietico Leon Theramin: uno strumento con cui i compositori si sono sbizzarriti in nuove teorie e atmosfere. È la nascita della musica sintetica. Uno dei più convinti sperimentatori fu Arseny Abramov, che inventa il “suono ottico”, manipolando effetti sonori e pellicole. Il risultato finale fu una dimostrazione artistica importante: tutti gli strumenti che venivano adottati per la propaganda diventano, se s-composti e ri-composti, forme per creare nuove cose e idee.

Certo, perché Avramov non veniva dal nulla: musicista, teorico, studioso ed esperto di musica popolare caucasica, era un grande avversario del sistema tonale classico (ognuno si sceglie le proprie battaglie) e ed era intruppato nel regime, in quanto commissionato dal ministero per incoraggiare lo sviluppo di arti e letterature “proletarie”. Il risultato fu questo:

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