Papa Francesco contro la corruzione, e la sanità vaticana trema

Le parole di Bergoglio all'ospedale Bambin Gesù , e la sua riorganizzazione dell'ospedale, stanno modificando gli equilibri di potere della sanità vaticana, per decenni al centro di vicende poco trasparenti

Cadere nella corruzione è il grande rischio che corre un ospedale cattolico, tanto più se si tratta del Bambin Gesù. Non ha forse avuto l’attenzione mediatica che meritava l’udienza concessa dal papa, il 15 dicembre scorso, a medici, infermieri, pazienti, volontari personale amministrativo, del celebre ospedale pediatrico che sorge sul colle del Gianicolo, accanto alla Pontifica università urbaniana e ad altre istituzioni vaticane che celano dietro le mure grandi spazi, strade e giardini alberati, palazzi ampi e silenzi inaspettati. E’ un po’ un pezzetto di ‘grande bellezza’ celata dietro portoni di non facile accesso, nascosta alle folle.

Diverso è il caso del Bambin Gesù, uno degli ospedali più noti ai romani, frequentatissimo, centro di eccellenza per la città e a livello europeo, ma nel recente passato, in varie occasioni, al centro di storie finanziarie opache o sospette, di scandali che ne hanno macchiato la sua reputazione e messo in difficoltà il suo proprietario, il Vaticano, anche se non sotto l’aspetto strettamente medico-sanitario.
“Il cancro più forte di un ospedale come questo – ha detto parlando a braccio il papa – è la corruzione. E la corruzione non viene da un giorno all’altro: vi si scivola lentamente, oggi una mancia lì, una tangente là, domani una raccomandazione là, e lentamente, senza accorgersene, si finisce nella corruzione”. C’è la “tentazione – ha aggiunto Francesco – di uniformarsi, di trasformare una cosa tanto bella come un ospedale di bambini in un’impresa per fare affari, e i medici diventano affaristi, gli infermieri affaristi, e tutti sono affaristi”. Parole come pietre, è il caso di dire.

Per come è messa oggi, la sanità cattolica sta andandosi a schiantare. Molti si sono già schiantati, ne ho visti tanti


Mariella Enoc, presidente dell’ospedale Bambin Gesù

Da poco meno di due anni il Segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, ha messo in atto quello che può essere definito oggettivamente solo come un repulisti: ha cioè rinnovato radicalmente i vertici dell’ospedale allontanando il manager Giuseppe Profiti – legato all’ex Segretario di Stato Tarcisio Bertone – nominando come nuovo presidente Mariella Enoc, manager cattolica esperta di economia e di sanità, fedele alla mission dell’istituzione, ovvero la cura dei più deboli, e soprattutto determinata a smantellare l’idea che il Bambin Gesù possa essere, magari solo per un sospetto, centro di potere o affaristico.

Sarà il tempo a dire se l’operazione trasparenza coniugata all’efficienza, andrà davvero in porto, se cioè la svolta andrà oltre la prima fase per diventare stabile. Sta di fatto, in ogni caso, che la Enoc – proveniente dalla Fondazione Cariplo e da Confindustria – gode della piena fiducia del Segretario di Stato, e ora anche del papa. Per altro fa parte pure di quella Pontificia commissione per le strutture sanitarie cattoliche che, nominata poco meno di un anno fa, sta svolgendo il suo lavoro dietro le quinte, riservatamente. Alla guida dell’organismo troviamo monsignor Luigi Mistò, che è pure a capo della sezione amministrativa della Segreteria per l’Economia, cioè il nuovo ministero delle finanze della Santa Sede. E del resto, a indurre il papa e il suo Segretario di Stato, ad aprire l’ennesimo dossier scabroso del pontificato, non poteva che essere una situazione giudicata particolarmente grave. Così dai sogni di un polo sanitario cattolico italiano, immaginato dal cardinal Bertone, si è arrivati alla commissione che deve mettere ordine e fare pulizia nelle numerose strutture sanitarie legate alla Chiesa in tutto il mondo. Un bel salto, in ogni caso.

D’altro canto fu la stessa Enoc, ad usare parole durissime per definire lo stato della sanità cattolica, nel corso di un convegno al Policlinico Gemelli di Roma, poco dopo essere stata chiamata al vertice del Bambin Gesù. “Io temo veramente – disse allora – che noi rischiamo di andarci a schiantare, e so di usare una parola terribile. Per come è messa oggi, la sanità cattolica sta andandosi a schiantare. Molti si sono già schiantati, ne ho visti tanti”. Assenza di managerialità, cattiva gestione, scandali vari, utilizzo di personale religioso come le suore, non messo a bilancio, declino delle congregazioni religiose, un tempo fiorenti, che si occupano spesso della gestione di grandi ospedali, crisi finanziaria dovuta ai tagli regionali alle convenzioni esterne.

Le indagini della giustizia vaticana sull’ex presidente Giuseppe Profiti e sull’ex direttore amministrativo Massimo Spina. È lunga la catena di storie incerte o opache, oggetto di indagini varie, che toccano più o meno direttamente la Chiesa, e in questo senso le parole allarmate del papa trovano ampia spiegazione

Queste alcune delle cause non piccole della crisi, alle quali si aggiungevano i rapporti non sempre limpidi con pezzi di potere e istituzioni per ottenere magari qualche risorsa economica in più. Ripartire dalla tutela dei più deboli, dei malati, dei poveri, dei bambini, associando a questa sfida qualità professionali, capacità, correttezza. Era questa l’indicazione di fondo della Enoc che, in buona sostanza, coincideva con quanto ripeteva il Papa. Alle spalle, del resto, restavano le macerie di una lunga serie di scandali traumatici a cominciare da quello dell’Idi, a Roma, l’Istituto dermopatico dell’Immacolata, gestito dai padri concezionisti (Figli dell’Immacolata concezione), un altro ospedale di fama dal punto di vista scientifico, trascinato però sull’orlo della bancarotta da una gestione truffaldina e divenuto un caso nazionale di cui si interessò il governo per scongiurare centinaia di licenziamenti.

La vicenda del San Raffaele di Milano è ormai storia, fra fallimenti economici, salvataggi e suicidi: quello di Mario Cal, a lungo braccio destro di don Luigi Verzè, il prete-manager e ‘creatore’ dell’ospedale milanese. La storia del Bambin Gesù ha fatto però rumore per la gestione disinvolta, al di là dei reati commessi o meno, sotto il profilo finanziario: in quanto istituzione vaticana, infatti, le risorse che vi affluivano – anche pubbliche, in base ad accordi con lo Stato e la Regione Lazio – potevano essere legittimamente dirottate nei vari istituiti finanziari vaticani, non sempre, come è noto, dei modelli di trasparenza e corretta gestione degli investimenti e del denaro.
Da ultimo ci fu la storia dell’appartamento del cardinale Bertone, delle somme spese per la sua ristrutturazione – l’accusa era che furono utilizzati anche fondi dell’ospedale – delle donazioni fatte successivamente dal porporato allo stesso Bambin Gesù, come risarcimento non richiesto, per dimostrare la propria correttezza. E poi, legate al caso, le indagini della giustizia vaticana sull’ex presidente Giuseppe Profiti e sull’ex direttore amministrativo Massimo Spina. È lunga la catena di storie incerte o opache, oggetto di indagini varie, che toccano più o meno direttamente la Chiesa, e in questo senso le parole allarmate del papa trovano ampia spiegazione.

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