Bravi 18enni, rivendersi i buoni cultura è un’esperienza formativa

I neomaggiorenni italiani stanno rivendendo online a metà prezzo i 500 euro del bonus Cultura di Renzi, causando l'indignazione di molti, ma in realtà i ragazzi fanno solo bene e imparano anche qualcosa che i loro prof non sanno fare: impresa

La notizia ha iniziato a girare qualche giorno fa, quando Repubblica Bari ha raccolto la testimonianza di una trentenne barese che, indignata, ha denunciato: «Da qualche tempo compaiono annunci di ragazzini che si propongono per acquistare libri col Bonus Renzi da rivendere a metà prezzo», definendo la pratica «illegale, ingiusta e dannosa per la collettività».

La testimone indignata non è rimasta sola a lungo. L’indignazione, si sa, è roba contagiosa. E quindi subito, giù, il coro delle professoresse democratiche che subito si è attivato, come un controcanto: «Sono la vergogna dell’Italia, sono il simbolo di quanto siamo caduti in basso, 500 euro da investire nel loro futuro, buttati come fossero immondizia». Ed ecco in un attimo partire la guerra santa contro i turpi e illetterati bulletti che si rivendono la lauta mancetta governativa, perché 500 euro, di questi tempi bastano e avanzano per rientrare nel “lauto”.

E loro, i turbi bulletti, che dicono? Loro parlano, lo confessano, anzi, proprio ce, lo spiegano. Perché ‘hanno mica mai nascosto il perché del loro atto. Si sono mica trincerati dietro l’altrettanto turpe anonimato della Rete, entro le cui maglie oscure, sostengono in molti, troverebbero riparo questi nuovi Lucignoli. «A te conviene», ha detto a Repubblica uno di loro, il per niente pentito e neanche troppo anonimo Gennaro da Cosenza, «perché compri a metà prezzo e io ci guadagno, visto che non leggo».

Quanto è difficile dargli torto? Quanto è difficile non sorridere di fronte a un gesto tanto naturale? È proprio difficile parteggiare per il coro di professoresse indignate. Anzi, a ben vedere è proprio assurdo, perché quel coro, come quasi sempre accade quando c’entrano le professoresse democratiche e l’indignazione, è un coro ridicolo, grottesco, quasi quanto i buoni del Bonus Renzi.

Diciamolo, è sacrosanto e giusto che i ragazzi si rivendano il buono. Qual è il problema? Dov’è il danno al paese? È mica colpa loro. Ai regali mica si guarda in bocca. Però si rivendono, si riregalano. È la storia del mondo. La nonna ti dà la mancetta per comprarti il gelato e te mica glielo dici che ti ci vai a comprare della birra, o peggio, due cannette. Che cos’è? Un reato? Che credete, che quelle stesse professoresse democratiche che si indignano non l’avrebbero fatto, se solo avessero saputo come si fa?

Diamo 500 euro a 600mila ragazzini che compiono 18 anni e ci lamentiamo del fatto che non li spendono come vogliamo noi? Ma sono loro che dovrebbero indignarsi, mica noi o le professoresse democratiche. Eh sì, perché questi, grazie a intuito, scaltrezza e competenze informatiche minime, in fondo stanno facendo impresa.

Internet, Inglese, Impresa. Ve le ricorda quelle ridicole tre “I” che Berlusconi fece attacchinare per tutte le strade d’Italia per lanciare il suo programma di rinnovamento della Pubblica Istruzione? Ecco, qua ce ne sono due su tre: Internet e Impresa. Di che ci lamentiamo, quindi? Questi ragazzi sono il frutto dell’Italia degli ultimi vent’anni e sono sicuramente tra i più scaltri. Non leggono? E va be’, leggeranno se ne avranno voglia quando ne avranno voglia. Che poi, alzi la mano chi è in grado di dimostrare che leggersi una cacata di Fabio Volo sia più formativo e più culturale di mettere in piedi una procedura di rivendita online di un buono governativo.

X