Gli alieni esistono e sono le leggi fisiche

È l’ipotesi giocosa di uno scienziato altrimenti molto serio: se la vita aliena esiste, può aver raggiunto una forma che ce la fa confondere con la materia. E da questo nuovo stato potrebbe controllare e manipolare le dinamiche dell’universo

La vita aliena è già in mezzo a noi. O meglio, intorno a noi. Potrebbe essere invisibile, per esempio, perché non vuole essere vista. Oppure, come suggerisce Caleb Scharf, è invisibile perché la scambiamo per un’altra cosa. Questa altra cosa, aggiunge, potrebbero essere le leggi fisiche.

Prego? In che senso? Per spiegare questa frase occorrono alcune premesse. La prima è che Scharf non è un matto visionario disinformato post-fattista, ma uno scienziato di tutto rispetto, apprezzato e pubblicato su riviste scientifiche di prim’ordine. Insegna alla Columbia University ed è direttore del centro di Astrobiologia, ha un Phd da Cambridge e varie esperienze in centri di ricerca d’élite. Insomma, è uno che ne capisce.

La seconda premessa è che, per seguire il senso del suo discorso, ci vuole una certa agilità mentale. Non proprio una sospensione dell’incredulità, ma quasi. La terza premessa è che occorre pensare alla vita come a qualcosa di molto diverso da ciò che si è abituati, una forma intelligente ma molto strana: non agli alieni su astronavi iperveloci, per capirsi. Ecco: fatte le dovute premesse, si può partire.

Non è detto, esordisce Scharf nel suo articolo pubblicato su Nautilus (qui il link), che se mai entreremo in contatto con forme di vita aliene, saremo in grado di riconoscerle. Sarebbe una beffa, senza dubbio, ma non è una cosa che si può escludere – a meno che non abbiano astronavi enormi e non siano omini verdi e bassi. Fatta questa osservazione, continua, nulla esclude allora che anche adesso, in questo istante, siamo in contatto con vite aliene e che non le riconosciamo come tali. Sarebbe bizzarro, certo. Ma in tal caso, quali potrebbero essere queste vite aliene?

Chi lo sa. Scharf, però, una mezza idea ce l’ha, e va a pescarle in uno spazio molto poco conosciuto, la cosiddetta materia oscura. Come tutti sapranno, il 5% dell’energia-massa dell’universo è composto dalla classica materia: protoni, elettroni e neutroni. Il 27% sarebbe invece una forma di materia invisibile, la materia oscura, appunto, ancora piuttosto misteriosa. La sua stessa esistenza, anche se ormai abbastanza accertata sulla base di alcune osservazioni astronomiche, è ancora teorica.

Secondo gli scienziati, sarebbe perlopiù composta da particelle subatomiche che seguono interazioni debolissime. Leggere come piume in una fabbrica d’acciaio, del tutto inconsistenti. Ma non è detto: ne sappiamo poco e, comunque, ci sarebbero discrepanze tra modelli e osservazione che lasciano immaginare una vita interiore più ricca. Potrebbe interagire attraverso forze poco studiate, e potrebbe, “pur essendo scura ai nostri occhi, avere una sua luce che noi non cogliamo”. È in questa matassa di oscurità e mistero che Scharf va a cercare la risposta alla sua domanda: se davvero è un groviglio più complesso di quanto si pensi, allora perché non cercare qui la vita? Anzi, perché non pensare che sia proprio questa la vita, cioè che la materia oscura non sia un enorme forma di organismo iperintelligente e diffuso? Del resto – prosegue – “per un essere vivente che vuole sfuggire alle bizzarrie di una supernova e agli scoppi di raggi gamma il metodo migliore è adottare una forma immune alle interazioni elettromagnetiche”. Proprio così: la materia oscura è viva, e sarebbe il risultato dell’evoluzione di una forma di vita (anzi di una civiltà) che, nel tempo, è stata in grado di migliorarsi, di inventare un sistema di trasferimento-dati-biologici da materia normale a materia oscura, “più o meno come una stampante 3D”. Capito? No? Male, perché adesso viene il bello.

Se la materia oscura è viva, allora si può immaginare che tutte le discrepanze osservabili tra modello e osservazione citate poco sopra non siano frutto del caso ma, piuttosto, il risultato dell’azione stessa della materia oscura, manipolata in modo artificiale. È viva, funziona, insomma. È la forma di vita aliena. Ma allora – e qui ci si supera – perché non pensare che la materia oscura, che è viva e intelligente, non interagisca e manipoli anche le dinamiche della materia chiara? Perché non pensare che tutte le cose che non si capiscono della fisica astronomica, come il comportamento delle galassie e dei cluster di galassie, o l’accelerazione dell’espansione dell’universo avvenuta senza motivo cinque miliardi di anni fa, non siano altro che l’azione della materia oscura, che a questo punto ha fissato le condizioni ideali per il suo mantenimento, in osmosi con l’energia del cosmo? Pensiamolo. Ma quali sarebbero queste condizioni fissate da questa incredibile forma di vita? Semplice: le leggi della fisica. “La vita non starebbe nelle equazioni”, conclude. “La vita è le equazioni”.

Se così fosse (ma ormai si è nel campo della fantasia), allora anche l’accelerazione dell’espansione dell’universo sarebbe una scelta voluta e intellgente, perché permette di mantenere un sistema di raffreddamento di fronte a un aumento dell’entropia (causato dall’arrivo della vita sulla Terra). Una scelta di cui poi ci sarà da pentirsi, sostiene, “visto che un universo in continua espansione disperderebbe tutta l’energia e raggiungerebbe una temperatura costante”.

Scharf non lo dice, ma si può pensare che, se è vera la teoria, allora questa forma di vita speciale, a un certo punto, farà collassare di nuovo l’universo, per provocare un nuovo Big Bang e ritrovare l’energia sufficiente per vivere di nuovo, in un ciclo eterno e infinito. Ma ora si sta davvero esagerando.

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