C’è chi occupa ruoli istituzionali, chi aspira a un prestigioso riconoscimento e chi negli anni si è ritagliato un incarico di fiducia. Sono i migranti di lusso della politica italiana. Quelli che hanno scelto di fare fortuna all’estero, e a Bruxelles hanno trovato l’America. Lontano dai riflettori e dalle alterne fortune dei loro leader, hanno dedicato il proprio impegno alle istituzioni internazionali. La prossima settimana alcuni di loro si giocheranno la partita che vale una carriera. Il Parlamento Ue eleggerà il suo nuovo presidente: la sfida è sostanzialmente un derby tricolore. In gara ci sono due italiani, attuali vice-presidenti. Antonio Tajani per il Partito Popolare Europeo e Gianni Pittella per i Socialisti e Democratici. Tajani è dato per favorito. Un accordo tra i due principali gruppi parlamentari imporrebbe la nomina di un esponente del PPE al posto del presidente uscente, il progressista Martin Schulz. Pittella e i socialisti, però, non si arrendono. E continuano a sperare, seppure in svantaggio di qualche voto.
Ecco i migranti di lusso della politica italiana. Quelli che hanno scelto di fare fortuna all’estero, e a Bruxelles hanno trovato l’America. La prossima settimana alcuni di loro si giocheranno la partita che vale una carriera. Il Parlamento Ue eleggerà il suo nuovo presidente: in gara ci sono Tajani e Pittella. La sfida è sostanzialmente un derby tricolore
Tajani è un berlusconiano della prima ora. Romano, 63 anni, monarchico in gioventù, giornalista. Nel 1994 è stato fra i fondatori di Forza Italia. In quegli anni era uno dei collaboratori più stretti del Cavaliere, di cui è stato portavoce durante la prima esperienza da presidente del Consiglio. In Italia, però, mai un ruolo di governo. Le cronache ricordano solo la sconfitta da candidato sindaco di Roma contro Walter Veltroni, era il 2001. La sua ascesa politica è maturata tutta in Europa. Dal 1994 è stato più volte eletto eurodeputato. Nel frattempo è diventato, dal 2008 al 2014, vicepresidente della Commissione Ue. Oggi l’elezione di Tajani alla presidenza del Parlamento europeo avrebbe un importante significato politico: confermerebbe la collocazione del partito di Berlusconi lontano dalle sirene lepeniste di Matteo Salvini. Il profilo di Pittella forse è meno conosciuto. Lucano, 58 anni, formazione socialista, è in politica da quando ne aveva 21. È laureato in Medicina e Chirurgia. Figlio di senatore, fratello dell’attuale presidente della Regione Basilicata, Pittella ha svolto l’intero cursus honorum della politica in patria: è stato consigliere comunale, consigliere regionale, deputato a Montecitorio. Ma, come Tajani, il vero trampolino in carriera l’ha trovato nelle istituzioni Ue. Non solo per essere già stato presidente supplente (per un mese) del Parlamento europeo. Ma anche per il ruolo di attuale capogruppo dei Socialisti e Democratici europei.
Da queste parti la politica italiana sembra essersi ritagliata uno spazio importante. Non fanno eccezione, paradossalmente, i rappresentanti più critici verso l’Unione Europea. Quelli come Salvini, ad esempio. Il leader leghista ferocemente anti-Bruxelles, ma europarlamentare da più dieci anni
Con Tajani e Pittella, c’è un altro politico italiano che ha fatto fortuna in Europa. Anzi, una politica. È Federica Mogherini, romana di 43 anni, Alto rappresentante Ue per la politica estera. Non è un nome particolarmente noto, almeno per i non addetti ai lavori. Eppure la giovane esponente del Pd è attualmente la connazionale di più alto grado nelle istituzioni Ue. Nel 2014 fu scelta quasi a sorpresa da Matteo Renzi – di cui è stata ministro degli Esteri, poi sostituita da Paolo Gentiloni – quando si trattò di dare un nome per la Commissione Juncker. La Mogherini fu, di fatto, una carta di rinnovamento alternativo a quella dell’ex premier Massimo D’Alema. Sloggiato Renzi da Palazzo Chigi, lei è rimasta al suo posto. A proposito di D’Alema: anche lui è di casa a Bruxelles, e ci tiene sempre a sottolinearlo. Dopo essersi a lungo speso nella campagna referendaria contro la riforma costituzionale voluta dal governo, nelle scorse settimane l’ex premier (che non è parlamentare) è tornato al suo lavoro. Presidente della fondazione culturale dei Socialisti Europei. Spazio, poi, a un altro ex premier. Completamente fuori dai giochi a Roma, benché senatore a vita, da qualche tempo ha trovato un’occupazione nelle istituzioni europee anche Mario Monti. Commissario europeo negli anni Novanta, il professore fa la spola fra Milano (dove è presidente dell’università Bocconi) e Bruxelles, dove è capo del comitato per il budget europeo insediato dalla Commissione Ue.
Insomma, Bruxelles sarà anche fredda. I suoi amministratori saranno poco amati e le sue istituzioni lontane dalla gente. Eppure da queste parti la politica italiana sembra essersi ritagliata uno spazio importante. Non fanno eccezione, paradossalmente, i rappresentanti più critici verso l’Unione Europea. Quelli come Beppe Grillo, che in questi giorni ha cercato – e clamorosamente mancato – un’intesa con i liberali per contare di più nel Parlamento Ue, proprio in vista della votazione contesa da Tajani e Pittella. Oppure, più semplicemente, come Salvini. Il leader leghista ferocemente anti-Bruxelles, ma europarlamentare da più dieci anni.