Rimanerci di sasso? Più o meno: a Chichibu, simpatica cittadina del centro del Giappone (a dieci ore da Tokyo) esiste uno dei musei più strani del mondo e forse uno dei pochi che merita di essere visto davvero. È il museo delle pietre che somigliano a facce. Proprio così: sassi simili a volti, sia generici sia famosi. Si incontreranno così ciottoli uguali a Elvis, una pietruzza che ricorda Yeltsin e – con un po’ di fantasia – un bel sassone che ricorda Nemo (sì, il cartone animato).
Si chiama Chinsekikan (“galleria delle rocce curiose”), in giapponese, ed è curato da Yoshiko Hayama, moglie del fondatore, Shozo Hayama. Per 50 anni ha percorso il Giappone alla ricerca di jinmenseki (pietre a forma di volto), collezionandole e catalogandole. Andavano bene tutte, ma con un’unica restrizione: dovevano essere solo e soltanto opera della natura. Qualsiasi ritocco artificiale avrebbe rovinato il senso dell’intero progetto.
Al momento il museo, che è aperto al pubblico solo su chiamata, ospita circa 1.700 esemplari. Alcuni hanno un nome (la roccia-Nemo, per capirsi), altri aspettano ancora di essere riconosciuti. Chissà, magari qualcuno nei tratti di quei sassi riconoscerà il nonno scomparso da tempo, o il compagno di classe delle elementari. O, a parte quelle simili a E. T., il volto di un antico amore.