Vi sarete sorpresi (poco), indignati (forse), interessati (quanto basta) di fronte al fatto che otto persone posseggono, in totale, la stessa ricchezza posseduta da altri 3,5 miliardi di persone. In epoche come queste, in cui è facile parlare di diseguaglianze senza diventare frati francescani, succede. Il rapporto Oxfam ha puntato il dito contro otto multimiliardari, in gran parte americani, tutti uomini, molti bianchi, per esprimere pubblico sconcerto e riprovazione. Bene così. Però ci si è dimenticati di dire un paio di cosette, che tutto sommato vale la pena ricordare.
La prima: non sono tutti cattivi, questi otto multimiliardari. O meglio, certo che lo sono. Ma alcuni, per ragioni anche solo d’immagine, cercano di correggersi un po’. Come viene fatto notare qui, almeno cinque di questi hanno firmato il The Giving Pledge, cioè un piano inventato da Bill Gates, con l’aiuto di sua moglie Melinda, secondo cui i super-ricchi dovrebbero aiutare “a risolvere i problemi più urgenti della società” “donando più della metà della loro ricchezza a progetti filantropici”. Finora hanno firmato circa in 139, con un impegno di 732 miliardi di dollari. Dove finiranno non si sa, ma almeno sulla carta ci sono.
Vale la pena notare che, degli otto, non hanno firmato né Amancio Ortega né Carlos Slim. E neppure Jeff Bezos. Cosa che i vari giornali del mondo dovrebbero ricordare ogni volta prima di stendere lenzuoli di complimenti ed effusioni (nella speranza, nemmeno tanto nascosta, di farsi dare qualche soldino).
Il secondo aspetto che il rapporto Oxfam dice è che sì, le disuguaglianze ci sono e sono in crescita, ma anche che la povertà nel mondo, tutto sommato, sta diminuendo. È una bella notizia: dagli anni ’90 in poi, i poveri del mondo si sono dimezzati. Lo dimostra bene questo grafico, di cui varrà la pena dire due cose più avanti:
Insomma, come si può vedere i più poveri sono diventati meno poveri, i più ricchi sono diventati ancora più ricchi. Questo riguarda in maniera principale gli asiatici (indiani, cinesi, ma non solo), ma anche – in misura senza dubbio minore – gli africani. Il problema, e qui interviene Branko Milanovic e il suo grafico dell’elefante (la forma, con un po’ di fantasia, è quella), che mostra come a perderci, negli ultimi anni, siano stati i percentili della classe media americana. Gli indiani si arricchivano e gli americani si impoverivano. Ecco, bastava questo per capire da dove viene il consenso per Trump. Però, certo: è più facile credere che siano state le “fake news”.