50 sfumature rivelatrici: amiamo il dominatore perché il maschio è una sòla

Le donne sognano forse un trombatore indefesso, ricco, sicuro, dominatore e manzo? La risposta è sì. Anche per quelle che dicono di no. E questo quella boiata atomica di 50 Sfumature di Nero l’ha capito

Sono stata all’anteprima di 50 Sfumature di Nero, il secondo film tratto dalla celeberrima trilogia di E. L. James, in sala da oggi, 9 febbraio.

Potrei raccontarvi il film (stando ben attenta a non spoilerare gli inesistenti colpi di scena, l’inconsistenza della trama, la povertà della sceneggiatura, la mediocrità delle interpretazioni). Potrei dirvi che è un’altra di quelle pellicole che se non fossero state prodotte la cinematografia ne avrebbe solo tratto giovamento. Ma capite, cadremmo nell’ovvio. Chi s’aspetterebbe di guardare un “bel film”, andando a vedere 50 Sfumature di Nero? Ci si va per altro. Curiosità. Costume. Socialità. Certo, naturalmente. Quindi, siccome so che alcune di voi (molte, anzi) spenderanno 8 euro e immoleranno 2 ore della propria vita (ore in cui potreste fare altro, ricordatelo, e qualunque cosa sceglieste di fare – andare a trovare la zia, ripulire la dispensa, togliervi il callo molle dall’alluce sinistro, fare i grattini a un peluche, andare in palestra a fare squat, dormire, insomma qualunque cosa – sarebbe più utile di guardare 50 Sfumature di Nero, io questo per trasparenza ve lo devo dire), mi sembra giusto segnalarvi l’unica ragione più o meno sensata dell’intero film: James Dornan (Christian Grey).

Sia chiaro, Dornan non è il mio genere e probabilmente non è il genere di molte, tuttavia almeno un quarto della vicenda è costruita attorno a suoi tonicissimi dettagli anatomici. I pettorali di James Dornan. I bicipiti di James Dornan. I glutei di James Dornan. Gli addominali. I deltoidi. I dorsali. James Dornan che fa ginnastica. James Dornan sotto la doccia. Il pacco no. Quello non si vede. Per quello vi dovete accontentare di Fassbender in Shame.

Tolto ciò, la solfa è sempre la stessa. Un polpettone in bilico tra il grottesco e il surreale, nel quale questi due, che si amano tantissimo non si capisce esattamente perché (e qui ritorna, trionfale, la nullità della scrittura), ciulano. Ma no, non fatevi grandissime illusioni. C’è del sesso (un paio di missionarie, un paio di doggy-style, un cunnilingus talmente pudico che sarebbe l’equivalente della fellatio elargita dando i bacetti al membro), ma non c’è eros e non c’è traccia di perversione (perché dai, togliersi le mutandine al ristorante, oh, poffarbacco, sono tutta un fremito). Non c’è neppure il sadomaso, giusto tre sculacciate, forse quattro (e un’altra roba che non vi svelo, ma giusto una). Insomma, è tutto maledettamente canonico e rassicurante, e se sentite un piccolo cenno di vita nei lombi è solo per quanto detto al punto precedente (i deltoidi di James Dornan, i dorsali di James Dornan, etc), non perché il film abbia tridimensionalità, tensione erotica, introspezione. Nulla. Zero. Niente.

Esattamente come il primo, e forse anche di più, è una versione soft-porn di Cenerentola. Certo mancano i topi che parlano, il principe le infila le geisha-balls invece della scarpetta di cristallo, ed è un maniaco del controllo che avrebbe bisogno di fare psicoterapia almeno tre volte alla settimana, ma voglio dire, siamo lì. Con l’unica differenza che almeno Cenerentola, ai tempi, ci emozionava. E che questa roba qui, invece, non può emozionare nessuna persona che abbia superato lo stadio emotivo di un 12enne.

Come il primo, e forse anche di più, è una versione soft-porn di Cenerentola. Certo mancano i topi che parlano, il principe le infila le geisha-balls invece della scarpetta di cristallo, ed è un maniaco del controllo che avrebbe bisogno di fare psicoterapia, ma voglio dire, siamo lì. Con l’unica differenza che almeno Cenerentola, ai tempi, ci emozionava

Eppure 50 Sfumature ha spaccato, cazzo. Mentre la proiezione procedeva (lenta, lentissima), non riuscivo a smettere di pensarci, non riuscivo a non chiedermi: ma come può davvero, alle donne, piacere questa roba qui? Ma chi l’ha pensata, questa cacata atomica, se non un gruppo di misogini che ha preso le più puerili fantasie femminili, il più becero immaginario sentimentale, e ne ha fatto un pastone pre-digerito, che va bene per la donna media che esiste in tutte le donne (pure nelle superlative, pure nelle ciniche)?

Mi si potrebbe obiettare che i film non servono solo per parlare della realtà, ma pure per evadere dalla stessa (quindi per 2 ore dimentichiamo il consulente che sabato scorso al momento del conto si è preso 10 euro della nostra pizza e sogniamo uno che ci bonifichi senza ragione 24.000 dollari sul conto, così, a babbo morto).

E che in fondo le favole servono per sognare e a chi hanno mai fatto male le favole (a parte che Walt Disney è secondo me responsabile di almeno il 50% delle paturnie della popolazione femminile occidentale, come minimo, ma lasciamo stare)?

D’accordo. Ve la passo. Ma allora cos’è che sogniamo noi donne? Davvero sta roba qua? Un miliardario, strafigo, che ci dica “dimmi che sei mia”, “sono tutto tuo”, “tu per me significhi più di qualunque altra cosa” e via discorrendo?

Uno che ci dica cosa fare, che sappia sempre comandare e decidere e sollevarci dall’onere di scegliere sempre?

Uno che ci faccia regali CLAMOROSI che non siamo MAI obbligate a ricambiare?

Uno che non ci faccia mai sentire inadeguate anche quando palesemente lo siamo?

Sogniamo forse un interrotto con traumi infantili da salvare, per nobilitare la crocerossina che abita l’animo d’ogni donna? Oppure uno che dichiari apertamente di essere un “sadico” per la gioia della masochista che è in noi, che sta già facendo il trenino con Maracaibo-mare-forza-nove?

Uno che abbia una casa da paura, nella quale ci inviti a vivere? E molte altre case, neppure si sa quante. E l’elicottero. E la barca a vela?

Uno che ci compri vestiti e ci faccia venire l’hair stylist a casa? E che, in tutto questo, ci chiavi ripetutamente e alacremente, in maniera audace ma “senza fare nulla che ci metta a disagio”? Ma che disponga pure di oggettistica erotica come manco il mejo sexy shop di Amsterdam?

Sogniamo forse tutto questo?

Un trombatore indefesso, ricco, sicuro, dominatore e manzo?

La risposta è sì. E in ragione di ciò è pure accettabile sopportare qualche reato come lo stalking o la violazione della privacy, a quanto pare.

La risposta è comunque sì.

Anche per quelle che dicono di no.

Se queste Shades, che sono oggettivamente monnezza, hanno funzionato è perché hanno concesso all’audience femminile di evadere da una realtà fatta di “non sono pronto”, “non è il momento”, “ci stiamo solo frequentando”, “boh, non lo so”, “il mio lavoro”, “la mia ex”, “il mio chihuahua”

Anche per quelle che sono quasi nauseate da questo ritratto indecente della femminilità, da questa inetta, impacciata, frignante Anastasia Steele, questa icona della Donna Omega, che non ha neppure l’onestà di essere sfacciatamente e gioiosamente zoccola, zoccola per sé e non di riflesso; questa balbettante Anastasia Steele che prende tutta l’educazione sentimentale che abbiamo acquisito negli ultimi 15 anni e la butta con disinvoltura al cesso e altrettanto fa col valore dell’indipendenza e della libertà.

La risposta è comunque sì.

E forse il segreto del successo di queste Shades, che sono oggettivamente monnezza, in qualunque salsa (film e libri) è proprio qui: aver intuito, per quanto in maniera grossolana e artisticamente irrilevante, questa specie di follia femminile. Aver intercettato le frustrazioni quotidiane delle relazioni con gli uomini e aver risposto con un nuovo genere, che non è neppure il romanzo d’amore, tanto meno la letteratura erotica, e neppure la commedia sentimentale. No, è proprio Fantascienza Rosa. Asimov sotto acidi in gonnella.

Che però ha funzionato, perché ha concesso all’audience femminile (o a parte di essa) di evadere da una realtà fatta di “non sono pronto”, “non è il momento”, “ci stiamo solo frequentando”, “boh, non lo so”, “il mio lavoro”, “la mia ex”, “il mio chihuahua”. Per godersi, per una manciata di ore, un personaggio maschile che è l’antitesi perfetta degli uomini – indecisi, insicuri, impauriti, disinteressati, tiepidi, allergici all’impegno, emotivamente stitici, sessualmente piatti, riluttanti al cambiamento, decisamente-non-James-Dornan – con i quali siamo chiamate a confrontarci nella trincea della realtà quotidiana.

Non sono sicura che sia così.

Ma potrebbe essere una spiegazione.

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