Dopo la tempesta deiettiva transmediatica — la shitstorm, dicono gli anglofoni con una parola icastica e perfetta — che si è abbattuta su Paola Perego, sul suo programma del sabato pomeriggio e sulla Rai stessa, il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto ha deciso. La sentenza è inappellabile e dice: chiusura immediata del programma. La colpa è talmente evidente a tutti, che non solo non necessità di spiegazioni più approfondite — quel cartello delirante sulle donne dell’est è un capolavoro di autoesplicazione della più specchiata ignoranza — ma che anche sufficientemente imbarazzante da farci chiudere gli occhi e accettare una decisione così folle come la chiusura immediata e senza appello di un programma come Parliamone… Sabato.
A leggere i commenti di tutto il popolo della rete, che ieri è sceso in massa sulle proprie tastiere a scodellare in faccia al mondo la propria indignazione, sembrerebbe che, almeno per una volta, giustizia sia stata fatta. “Hanno chiuso quel programma ignobile? Meno male, è il minimo”, si legge in giro. O ancora, la stessa direzione della Rai lo definisce praticamente un atto dovuto: «La decisione di chiudere Parliamone sabato», scrive Campo Dall’Orto, «non è infatti solo la semplice e necessaria reazione ai contenuti andati in onda lo scorso sabato, ma anche una decisione che accelera la revisione del daytime di RaiUno1 sulla quale peraltro stavamo già lavorando da tempo».
Capolavoro. Non soltanto la Rai agita il bastone del comando e chiude d’un sol colpo una trasmissione da un giorno all’altro. Ma ne approfitta lubricamente per annunciare che era una decisione in linea con la “revisione del daytime di RaiUno” e che quindi era solo questione di tempo.
Roba che se stiamo in silenzio tutti contemporaneamente sentiamo le risate finte registrate che partono in sottofondo. Ridicolo.
Chiudere Parliamone… Sabato è un errore grossolano. È confondere, come succede non spesso, ma sempre in Italia, il contenitore con il contenuto. Parliamone… Sabato non ha nessuna colpa del fatto che l’ultima delle sue puntate sia stata scritta da dei pessimi autori, che loro sì, soli, hanno l’intera responsabilità delle loro scelleratezze. Insomma, sarebbe come stravolgere l’intero funzionamento del Parlamento soltanto perché da decenni è popolato da politici inetti.
Se la Rai fa schifo, e nel sabato pomeriggio fa schifo come tutto il resto della televisione in chiaro, fa schifo per una precisa decisione editoriale. Se ieri quella slide è finita al centro di una discussione a confronto della quale Gigi il troione si merita uno scranno all’Academie Française, è colpa esclusivamente di chi quella puntata l’ha scritta.
Oggi l’Italia ha indossato in scena per l’ennesima volta i panni di se stessa: un paese che agisce soltanto a colpi di spugna, d’emergenza, a caldo, senza ragionare un secondo. Un paese che cancella un programma come cancella i voucher, senza fare nessun tipo di ragionamento intermedio, senza il minimo interesse nell’identificare le cause. Un paese che invece di mandare a casa politici che firmano leggi ignobili e barbare (come le Bossi-Fini o le Giovanardi-Fini), cestina le leggi e le fa riscrivere dagli stessi, che nessuno smuove mai dai loro scranni parlamentari per manifesta incapacità. Un paese che cancella un programma e si tiene i suoi autori, ovvero che non perde mai nemmeno un’occasione per lanciare dalla finestra il bambino, brindando al proprio psicodramma con bicchieri di acqua sporca.