Lo scorso febbraio venti automobili sono sfrecciate a 200 km all’ora nel centro di Buenos Aires, in Argentina. E non hanno fatto alcun rumore. Si può immaginare la sorpresa dei turisti, non informati della corsa, nel vedere i bolidi volare tra le strade della città. Non sapevano che si teneva il campionato di Formula E, la competizione tra auto da corsa elettriche: immaginato dalla FIA (Federazione Internazionale dell’Automobile) nel 2012, inaugurato a Pechino nel 2014 è ormai arrivato alla sua terza edizione. Ha un obiettivo molto semplice: rivoluzionare il mondo delle auto da corsa. E, a quanto pare, ci sta riuscendo.
Le vetture che hanno gareggiato tra le strade di Puerto Madero, a due passi da Plaza de Mayo e dalla celebre Casa Rosada, non hanno niente da invidiare a quelle della Formula 1. I circuiti comprendono curve e chicane, rettilinei e sprint finali. Anche i nomi sono gli stessi: tra i piloti corrono figli d’arte come Nelson Piquet Jr. e Nicolas Prost. Ma la differenza è che qui si corre pulito: niente rumori e niente inquinamento. In più, tanta tattica: non bastano né potenza né velocità. I piloti devono saper dosare le energie della batteria, perché all’ultimo giro (quello in cui si cerca il tutto per tutto) bisogna avere ancora carica sufficiente per tentare la volata. E non finire in panne.
«Se qualche anno fa mi avessero detto che avrei guidato un’automobile in tutto e per tutto uguale a una Formula 1, e quasi altrettanto veloce, ma elettrica, mi sarei messo a ridere», dichiara Esteban Guerrieri, test driver per la Formula E. Ma adesso non ride più: «Ogni volta che sono al volante sento che sto pilotando il futuro». Ed è difficile dargli torto. Anche perché da quest’anno, ad affiancare i piloti ci sarà anche la Roborace, la prima corsa di auto senza pilota (per cui il futuro di Guerrieri potrebbe essere più cupo di quanto non sospetti).
Nel campionato di Formula E si corre pulito: niente rumori e niente inquinamento. In più, tanta tattica: per vincere non bastano né potenza né velocità, serve anche l’intelligenza di concludere la gara senza sprecare energia
Insieme a Formula E c’è Enel, il cui impegno per ottimizzare la generazione di energia verde, la sua distribuzione e gestione (attraverso l’impiego di nuove tecnologie) è stato sancito già dal 2016, ed è entrato in funzione fin dal 21 maggio, nell’ePrix di Berlino. Enel ha messo a punto una mini-grid, del tutto digitalizzata, che monitora i consumi e permette al pubblico di visionare e interagire con un sistema energetico avanzato. Ogni team consuma energia ed Enel lo misura: in questo modo, di tappa in tappa, Enel ha ottimizzato, negli scorsi campionati, gli eventuali sprechi iniziali (inevitabili) con l’obiettivo di pesare sempre meno (meglio: pesare zero) sulle reti energetiche delle città ospitanti.
Il tutto con un innovativo sistema di accumulo (pannelli solari, ad esempio, e colonnine di ricarica) che permetterà di trovare l’energia necessaria per la corsa. Gareggiare senza inquinare, innovare senza mancare di rispetto all’ambiente. Vinca il migliore, che non è sempre il più veloce. Ma in questo caso, il più smart.
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