“Ho rinunciato al supermercato, adesso sono felice”

Da due anni Elena ha detto addio alla grande distribuzione. «È molto più facile di quello che vi fanno credere». Ha riscoperto le produzioni a km zero e i saponi fatti in casa. Ne hanno beneficiato salute, portafogli e spirito. «Ero una consumatrice inconsapevole, oggi la mia vita è cambiata»

Frutta e verdura a chilometro zero, deodoranti e ammorbidenti fatti in casa, pochi sprechi e tanta voglia di mettersi in gioco. Sopravvivere senza andare al supermercato è possibile. «La realtà è molto più semplice di come ce la dipingono e la mia esperienza ne è la prova». Vinta la sfida contro multinazionali e grande distribuzione, Elena Tioli ha deciso di raccontare la sua storia e scrivere un libro. Si intitola, non a caso, “Vivere senza supermercato”. È stato pubblicato poche settimane fa da Terra Nuova edizioni. Non è un manuale, né una guida: «Non vuole essere una Bibbia del vivere sostenibile», mette le mani avanti l’autrice. «Non ne sarei all’altezza e non era questa l’intenzione». È una storia, il racconto di un’esperienza ricco di consigli e suggerimenti.

Trentaquattro anni, emiliana ma ormai romana d’adozione, oggi Elena parla orgogliosa del suo nuovo stile di vita “sostenibile e consapevole”. Da più di due anni ha rinunciato allo status di consumatrice intensiva e, neanche a dirlo, non tornerebbe più indietro. È una strada che tutti possono seguire, basta un po’ di volontà. «Le soluzioni sono davvero alla portata di tutti e i risultati sono incredibili sia dal punto di vista economico che da quello ecologico». Addio a plastica e imballaggi, addio a sostanze raffinate, industriali, chimiche, addio agli zuccheri aggiunti, ai grassi, al sale. Insomma «a tutto ciò che viene pubblicizzato come buono ma che in realtà non lo è». Rivoluzionare il proprio stile di vita e le abitudini alimentari ha portato benefici tanto al portafoglio che alla salute.

«Il luogo in cui la mia sfida ai supermercati si è fatta più dura è stato senza dubbio il bagno» ricorda l’autrice. Il primo, drammatico tentativo, ha avuto come oggetto un dentifricio. Elena ricorda ancora le prime delusioni. «La ricetta suonava più o meno così: mescolare dell’argilla verde con spezie triturate e delle foglie di menta essiccate». Risultato sconfortante: un miscuglio verde scuro dalla consistenza sospetta e dall’odore improponibile

Elena ha scelto di rinunciare al supermercato nel gennaio 2015. Dopo le buone intenzioni, sono esaurite le scorte di cibo in casa. A quel punto è arrivato il momento di fare sul serio. Come acquistare i principali generi alimentari senza passare dalla grande distribuzione? La risposta è diventata il Gruppo d’acquisto solidale del quartiere. Una piccola comunità autogestita come ne esistono tante nelle nostre città. «Nulla di complicato – spiega l’autrice – si tratta di persone che decidono di organizzarsi per fare acquisti, di generi alimentari o di uso comune, seguendo il principio della solidarietà, che li porta a preferire produttori piccoli e locali, con i quali costruire una relazione diretta». Risultato? Ogni settimana Elena compra frutta e verdura di stagione «coltivata in modo naturale da una cooperativa sociale a chilometro zero e raccolta la mattina del giorno di consegna». L’assenza di imballaggi e la filiera corta garantiscono prezzi contenuti, freschezza e qualità incomparabile. Nel frattempo Elena ha imparato a fare il pane e la pizza a casa. Ha riscoperto una quantità di materie prime che la maggior parte delle persone non conosce più, dalle farine ai legumi. «Adesso so che il vero pane integrale ha un colore scuro omogeneo, oltre che un sapore incredibilmente più buono».

Ma Elena ha anche scoperto che è possibile coltivare direttamente quello che si vuole mangiare. Persino in una metropoli come Roma. La soluzione sono gli orti urbani. Piccoli fazzoletti di terra, di proprietà pubblica o privata, ceduti gratuitamente a chi se ne prende cura seguendo le orme dei nostri antenati contadini. Un altro fenomeno in crescita, ma forse ancora poco conosciuto. «Pensavo si trattasse di un’eccezione – racconta Elena – poi ho scoperto che in tutta Roma sono presenti 150 orti urbani ai quali, grazie a un recente progetto comunale che ne semplifica la creazione, se ne stanno aggiungendo altri 150». Frutta, verdura, materie prime. Per tutte le altre cose basta cercare le realtà locali: mercati biologici che puntano sulla filiera corta, botteghe di quartiere, negozi che vendono prodotti sfusi eliminando plastiche e imballaggi….

«Oggi sono più indipendente. Ho imparato a dubitare, a fare da sola, a fare a meno. Credo che l’autoproduzione e il consumo critico siano le più autentiche forme di ribellione che abbia mai messo in atto. Mi sento parte di un cambiamento importante».

Dopo pranzi e cene, è arrivato il momento dell’igiene personale. «Il luogo in cui la mia sfida ai supermercati si è fatta più dura è stato senza dubbio il bagno» ricorda l’autrice. Il primo, drammatico tentativo, ha avuto come oggetto un dentifricio. Elena ricorda ancora le prime delusioni. «La ricetta suonava più o meno così: mescolare dell’argilla verde con spezie triturate e delle foglie di menta essiccate, aggiungere bicarbonato, chiodi di garofano e qualche goccia di Tea tree oil. Mixare e riporre in un vasetto di vetro». Risultato sconfortante: un miscuglio verde scuro dalla consistenza sospetta e dall’odore improponibile. Ma con tenacia ed esperienza si superano anche questi problemi. Oggi Elena autoproduce senza troppa difficoltà scrub con olio e sale e struccante idratante a base di olio di mandorle. Ma anche prodotti per l’igiene della casa. Banditi prodotti chimici dall’elevato potenziale tossico, ha imparato a produrre valide alternative semplici, ecologiche ed economiche. Difficile a credersi, eppure con un po’ di aceto, bicarbonato, acido citrico e percarbonato si può fare quasi tutto, dal detersivo per la lavastoviglie all’anticalcare.

Vabbè, dirà qualcuno. È facile mettere in pratica questa rivoluzione domestica quando non si hanno figli. Facile boicottare i supermercati per chi vive in una grande città. E i piccoli piaceri della vita a cui bisogna rinunciare? I dubbi e le domande sono tantissimi. Il libro dedica un lungo capitolo a confutare miti e pregiudizi sulla scelta intrapresa dall’autrice. Nessuna imposizione, sia chiaro. Nessun approccio evangelico. Una volta letta questa storia, ognuno può decidere di vivere come preferisce. Elena però non tornerebbe più indietro. «Oggi sono più indipendente – scrive – Ho imparato a dubitare, a fare da sola, a fare a meno. Credo che l’autoproduzione e il consumo critico siano le più autentiche forme di ribellione che abbia mai messo in atto. Mi sento parte di un cambiamento importante».