Lavoro notturno e festivo: in Italia stiamo peggio che nel resto d’Europa

Le cifre del lavoro fuori dagli orari canonici parlano chiaro siamo leader europei del lavoro in orario "atipico". E sono proprio i giovani ad avere il carico più grosso di mestieri "fuori orario"

Cosa hanno in comune un lavoratore di Foodora che porta piatti dai ristoranti a domicilio, o un magazziniere di Amazon, o un guidatore Uber? No, non si tratta tanto dello sfruttamento o della mancanza di diritti. Se ci facciamo caso una delle particolarità dei “nuovi lavori” che si stanno diffondendo e che sono spesso sotto la lente d’osservazione dei media è in realtà l’orario “atipico”. Il lavoro liquido di fatto è tale anche perchè straborda oltre i normali confini anche orari di quello tradizionale.

Certo, ci sono sempre stati i turni di notte, o quelli del weekend, operai di fonderia, fornai, e innumerevoli altri hanno sempre lavorato al di fuori del classico 8-17 o 9-18 dal lunedì al venerdì, ma i dati parlano chiaro: oggi una percentuale crescente di nuove professioni richiede ritmi completamente diversi.

E l’Italia oggi si pone ai primi posti in Europa quanto a percentuale di lavoratori impegnati in orari atipici, il 41,8% contro il 38,5% di media UE.

Si nota come Italia, Grecia, Spagna, i tre Paesi che più hanno sofferto la crisi economica, siano tutti ai primi posti. Siamo di fronte quindi a uno dei tanti sotto-prodotti della Grande Crisi? Anche, e tuttavia troviamo di tutto tra gli Stati al di sopra della media UE, Paesi ricchissimi come Paesi Bassi, Svizzera e Austria, e allo stesso tempo a reddito molto basso come Romania, Croazia, Macedonia.

Si tratta quindi molto di un habitus anche culturale, di differenze legislative, come una maggiore tendenza all’apertura dei negozi nei weekend per esempio.
Quello che a noi più dovrebbe interessare è quello che sta accadendo nel nostro Paese e a chi. Innanzitutto quello che ci caratterizza maggiormente è la grande percentuale di coloro che lavorano il fine settimana, più che di notte.

Sono il 32,7% contro una media europea del 26,6%. Siamo quarti se consideriamo anche Macedonia e Turchia, ma secondi prendendo solo i Paesi UE.

Decisivo pare essere il fatto che l’Italia è la patria del lavoro autonomo. A tutte le età a ritrovarsi maggiormente a lavorare di sabato sono imprenditori o partite iva, in alcuni casi anche in proporzione doppia rispetto ai dipendenti.

L’età appunto.

Se in generale nel nostro Paese il lavoro in orari atipici è cresciuto mentre è calato nella UE, distinguendo per età dei lavoratori si capisce veramente quello che sta accadendo.

Si tratta di un fenomeno che riguarda di fatto solo i giovani.

Se poniamo la percentuale di lavoratori di sabato del 2004 in Italia e nella UE allo stesso livello vediamo che dopo i 25 anni, e ancora più dopo i 50, c’è un calo maggiore nel nostro Paese. Accade l’opposto per i 15-24enni. Mentre a livello europeo c’è stato un decremento dell’1%, in Italia si è verificato un aumento del 5,8%.

Se prendiamo la nicchia, ma neanche tanto piccola come sappiamo, dei giovani autonomi, ecco che le cifre e le distanze dall’europa diventano importanti:

La quota di giovani (15-24 anni) a partita IVA senza nessuno alle proprie dipendenze al lavoro di sabato sono calati in 11 anni del 4,6%, mentre sono cresciuti in Italia del 7,8%!

Se nel 2004 anzi questa proporzione era maggiore nella UE, 48,2% a 46,6%, oggi c’è stato un ribaltamento con allargamento del divario: sono il 54,4% in Italia contro il 43,6% in Europa.

Il lavoro notturno segue dinamiche diverse, dipende molto anche dalla natura industriale e manifatturiera del Paese. Infatti ritroviamo qui la Germania ai primi posti, anche davanti all’Italia, che pure è al di sopra, ancora, della media UE.

A fronte di un calo della proporzione di lavoratori impegnati nelle ore notturne in Europa, in Italia e Germania c’è una stabilità, e anzi, un piccolo aumento nel nostro Paese con la crisi.

Anche qui tuttavia, i numeri riguardanti i giovani si distaccano nettamente, e lo fanno solo in Italia.

Mentre tra i 25 e i 49 anni l’andamento è equilibrato, senza grandi sommovimenti, tra i 15 e i 24 anni l’Italia distacca anche la Germania dopo il 2011, oltre che la UE.

Sono quindi sempre di più i ragazzi italiani che lavorano di notte, in controtendenza rispetto a ciò che accade all’estero.

Sembra proprio che partendo dal fenomeno del lavoro in orario atipico, alla fine ci troviamo di fronte all’ennesima manifestazione di quella enorme disuguaglianza, qualcuno ha parlato di apartheid, che colpisce in Italia molto più che altrove i giovani.

Ogni esigenza di maggiore flessibilità o di recupero di produttività che la nuova economia richiede viene scaricata solo tra chi ha appena cominciato ad affacciarsi sul mondo del lavoro.

È un sistema squilibrato, che non possiamo pensare possa diventare strutturale senza grosse e indesiderabili conseguenze economiche e sociali.

Entra nel club, sostieni Linkiesta!

X

Linkiesta senza pubblicità, 25 euro/anno invece di 60 euro.

Iscriviti a Linkiesta Club