Lo scandalo dei “falsi attivi”: quando il fondo di investimento ti inganna

Indagini dell’Esma prima e poi di Better Finance ha mostrato come il 16% dei fondi azionari europei sia potenzialmente un “falso attivo”: vale a dire un fondo che si fa pagare per battere gli indici di riferimento ma che si limita a replicarli

CHRIS J RATCLIFFE / AFP

I “falsi attivi” sono fondi che affermano di adottare una strategia di gestione attiva ma che di fatto agiscono come fondi passivi replicando esattamente un indice di mercato (ad esempio FTSE Mib o S&P500). L’investitore caduto nella trappola dei fondi falsi attivi è vittima di un duplice inganno. Da un lato paga dei costi commisurati ad un servizio di gestione attiva che in realtà non ottiene, dall’altro vede azzerate le potenzialità per battere il mercato poiché il fondo si limita a riprodurne fedelmente l’andamento.

Ebbene, questo fenomeno è più diffuso di quanto si creda. Circa un anno fa, l’Esma (Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati) aveva lanciato un allarme sui fondi falsi attivi. L’Authority europea, monitorando circa 2.600 fondi comuni europei, aveva rilevato una percentuale compresa tra il 5% e il 15% di fondi falsi attivi. In seguito, l’Esma decise di non divulgare la lista dei fondi sotto inchiesta. Nelle scorse settimane, la federazione degli operatori di settore Better Finance ha finalmente reso noti i nomi delle società di investimento che vendono fondi falsi attivi in Europa.

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Ci sarebbero almeno 80 società d’investimento coinvolte nella vendita di fondi classificati “potenzialmente falsi attivi”. Tra queste spiccano nomi illustri

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