Sono ore decisive per il destino dei 29 Tribunali per i minorenni italiani. Nella commissione Giustizia del Senato si torna a discutere la riforma del processo civile (ddl 2284), già approvato alla Camera, che in un articolo prevede la soppressione dei tribunali e delle procure minorili e la sostituzione con sezioni specializzate all’interno dei tribunali ordinari. E l’intero mondo della giustizia è in rivolta. Sono state presentate quattro proposte di stralcio. Da Nord a Sud si rincorrono i convegni. La petizione lanciata su Change.org ha superato le 23mila firme. E più di trecento nomi hanno sottoscritto l’appello “Salviamo i tribunali per i minorenni” dell’Associazione italiana dei magistrati per i minorenni e per la famiglia (Aimmf). Tra i firmatari ci sono Valerio Onida, Gherardo Colombo, don Luigi Ciotti, e anche Giacomo Guerrera, presidente di Unicef Italia. L’Europa ha indicato l’Italia come modello nella direttiva sul “Giusto processo minorile”, ma il governo si muove nella direzione opposta.
Magistrati, associazioni e avvocati. Tutti sono contrari all’emendamento inserito a sorpresa dalla deputata Donatella Ferranti, Pd, nella legge delega. L’intento, si dice dal governo, è quello di razionalizzare i costi della giustizia, cancellando i tribunali dopo quasi cent’anni di storia.
Il fronte del no è ampio. Persino la Garante per l’infanzia Filomena Albano, come ha spiegato a Linkiesta, è contraria alla soppressione. Ma non sono solo gli addetti ai lavori a protestare. In un convegno del 6 marzo, il presidente del Tribunale di Milano Roberto Bichi ha dichiarato che, con i tassi di scopertura del personale di cui oggi soffrono gli uffici giudiziari, la creazione di una sezione che si occupa di tutte le competenze riguardanti i minori (dalle funzioni penali alle adozioni) «è un impegno organizzativo che sicuramente non siamo in grado di gestire».
Con i tassi di scopertura del personale di cui oggi soffrono gli uffici giudiziari, la creazione di una sezione che si occupa di tutte le competenze riguardanti i minori (dalle funzioni penali alle adozioni) «è un impegno organizzativo che sicuramente non siamo in grado di gestire»
Il trasferimento delle sezioni minorili nella macchina già congestionata dei tribunali ordinari dovrebbe avvenire a costo zero. «Senza darci una penna in più», ha detto Bichi, che ha chiesto al legislatore di «riposarsi» anziché portare avanti riforme fatte «a volte più a scopo comunicazionale e propagandistico e non mirate veramente a un miglioramento del sistema giustizia». Anche il procuratore di Torino Armando Spataro ha inviato il convegno milanese un messaggio in sostegno dei tribunali per i minorenni, che spesso intervengono prima che i ragazzi compiano reati. «La giustizia ordinaria non sarebbe in grado di mettere in atto un intervento di prevenzione», dice Spataro, con il conseguente danneggiamento «degli interessi e dei diritti dei minori e delle loro famiglie».
Difficile immaginare che una procura, che si occupa di questioni che vanno dal terrorismo alla corruzione, possa dedicare ampie risorse alle segnalazioni dei servizi sociali. O che possa pensare al futuro dei figli delle famiglie mafiose, come hanno cominciato a fare i tribunali per i minorenni di Reggio Calabria e Napoli. Non essendo più autonomi, i passaggi burocratici delle sezioni minorili potrebbero raddoppiare, con un abbassamento del servizio. E i ragazzi, finora protetti in un sistema giudicato tra i più avanzati al mondo, finirebbero per essere una delle tante incombenze, confusi tra gli adulti.
È come se nel sistema sanitario avessimo dei centri di eccellenza, e a un certo punto il ministero della Salute dicesse di farne solo dei padiglioni di un ospedale, eliminando la specializzazione
Il rischio maggiore che gli addetti ai lavori denunciano è la perdita della specializzazione che in questi anni ha reso l’Italia il fiore all’occhiello della giustizia minorile, separata da quella degli adulti. Grazie alla composizione mista dei tribunali minorili, fatta da giudici togati e onorari, esperti in pedagogia o psicologia, si punta non alla punizione del minore ma alla possibilità di offrirgli una seconda possibilità. Privilegiando l’ascolto, la conoscenza delle personalità e la sospensione del processo con la messa alla prova. «Il processo penale minorile è diverso da quello per gli adulti, improntato invece a un’ottica di sanzione e punizione», ha ricordato Cristina Maggia, vice presidente di Aimmf. «Il ragazzo non solo viene visto come autore di reato, ma anche come vittima di una situazione familiare disagiata». E l’azione deve essere immediata, perché si tratta individui in crescita che non possono aspettare i tempi lunghi della giustizia italiana. Spesso le segnalazioni di abusi e maltrattamenti che arrivano alle procure si risolvono solo con gli interventi dei servizi sociali, senza il ricorso al tribunale. E con l’arrivo dei tanti minori stranieri non accompagnati, gli uffici dei luoghi di approdo sono carichi di lavoro.
Nella relazione di sintesi per il 2016, il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha ricordato come l’Italia sia il Paese con il più basso tasso di delinquenza giovanile rispetto agli altri Paesi europei e agli Stati Uniti. Aggiungendo che questo è il frutto dell’«efficacia sia dei programmi di prevenzione adottati» che delle «misure trattamentali alternative alla detenzione». Dunque, il sistema italiano funziona, ammette il Guardasigilli. Ogni 100mila minorenni, 19 sono in carcere. Ogni 100mila adulti, in carcere ce ne sono 128. Allora perché abolire i Tribunali per i minorenni? Se lo chiedono in molti.
«È come se nel sistema sanitario avessimo dei centri di eccellenza, e a un certo punto il ministero della Salute dicesse di farne solo dei padiglioni di un ospedale, eliminando la specializzazione», ha spiegato Grazia Cesaro, presidente della Camera minorile di Milano. L’Austria, che nel 2003 aveva abolito i tribunali per i minorenni, ora sta dibattendo per reintrodurli.
Il fronte contrario alla soppressione non vuole solo il mantenimento dello status quo, ma chiede da tempo una riforma del sistema, stabilendo procedure univoche (che non esistono) e puntando all’informatizzazione. Al momento manca una banca dati dei minori fuori famiglia e dei bambini adottabili. La proposta è quella di creare un unico Tribunale della famiglia, che accorpi tutte le competenze. Se n’era cominciato a parlare nel 2015 con il coinvolgimento degli addetti ai lavori. Ma poi è arrivato dall’alto l’emendamento per la soppressione dei tribunali e non se ne è fatto più niente. «Ragionare in termini di pura efficienza economica è sbagliato. Si deve ragionare in termini di efficacia», ha detto Valerio Onida. «Questa riforma peggiora l’efficacia».