Il Meridione d’Italia può contare su un grande potenziale, in parte ancora inespresso. Le donne. «Negli ultimi cinquant’anni le italiane hanno visto migliorare le proprie condizioni economiche e sociali, costituendo la componente più dinamica e innovativa della società», racconta Sara Manfuso, direttrice dell’associazione I Woman. «Molto, però, resta ancora da fare, soprattutto al Sud e nel contesto lavorativo». Non è un mistero. Le prime vittime della crisi sono state proprio loro. Ancora oggi nel Mezzogiorno la forza lavoro femminile è la più penalizzata. Maggiori i livelli di precariato, più basse le retribuzioni. «Come ha messo in luce una recente ricerca della Consob, a pagare di più le conseguenze della crisi economica sono state proprio le donne del Sud, con il tasso di disoccupazione aumentato di oltre tre punti percentuali dal 2004 a oggi». Con buona pace dei risultati raggiunti finora, è una netta involuzione sulla strada verso la parità di genere e l’uguaglianza. «Fa male constatare come una parte fondamentale della nostra società sia tenuta ai margini del mercato del lavoro e quindi della vita attiva del Paese». Ma soprattutto rappresenta una sconfitta per ognuno. Perché la crescita economica, politica e culturale italiana non può prescindere dalla piena realizzazione della figura femminile.
«Come ha messo in luce una recente ricerca della Consob, a pagare di più le conseguenze della crisi economica sono state proprio le donne del Sud, con il tasso di disoccupazione aumentato di oltre tre punti percentuali dal 2004 a oggi»
Una laurea in Filosofia, libera professionista, oggi Sara Manfuso si occupa di tax credit nel mondo del cinema. Si definisce «giovane mamma di una futura donna». Nelle ultime settimane ha conquistato l’attenzione dei media per la sua relazione con il deputato Alfredo D’Attorre, uscito dal Pd in polemica con Matteo Renzi. Ma pochi conoscono il suo impegno con l’associazione I Woman. Un laboratorio associativo, così spiegano le ideatrici, nato pochi mesi fa per offrire sostegno e solidarietà alle donne. Un laboratorio di idee per trasformare la protesta in proposta, con l’obiettivo di migliorare la condizione familiare, lavorativa e personale dell’universo femminile. Del resto le ingiustizie e le discriminazioni sono ancora diffuse, anche in Italia. «A volte aggrappate a salde radici culturali, altre volte consolidate da strutture o sistemi sociali che purtroppo marginalizzano le donne». Da qui l’impegno per raggiungere reali pari opportunità. Magari favorendo l’accesso delle donne ai ruoli di vertice nella società, senza per questo passare dall’obbligo di quote rosa. Oppure attivando politiche di Welfare che aiutino davvero a conciliare famiglia e lavoro. Parità nella vita di tutti i giorni. Partendo dall’eliminazione di stereotipi e pregiudizi per arrivare all’equiparazione salariale tra uomo e donna. Ispirandosi, perché no, all’ambizione delle circa 1.300.000 imprese italiane a guida femminile.
«Sarà una sorta di “convention rosa” del Mezzogiorno – spiega la direttrice di I Woman – in cui le donne possano sentirsi libere di confrontarsi sulle problematiche che ancora ne impediscono il pieno coinvolgimento nella vita attiva del Paese»
Ed è proprio al Sud che l’associazione lancia la prima sfida, tra gli obiettivi prioritari l’organizzazione di un grande evento pubblico in una città simbolo del Mezzogiorno, probabilmente in Calabria. Un appuntamento che vedrà la partecipazione di esponenti del mondo accademico, imprenditoriale e politico, per fare il punto della situazione sulla parità di genere in Italia. Un incontro in cui raccontare, tra le altre cose, alcune storie di successo al femminile. «Sarà una sorta di “convention rosa” del Mezzogiorno – spiega la direttrice di I Woman – in cui le donne possano sentirsi libere di confrontarsi sulle problematiche che ancora ne impediscono il pieno coinvolgimento nella vita attiva del Paese». Un appuntamento aperto a tutti, ovviamente. «Un’occasione per uomini e donne per manifestare la volontà di rimuovere, insieme, mediante proposte concrete, gli ostacoli alla piena realizzazione della figura femminile, risorsa irrinunciabile e non fardello della società moderna, con l’intento di migliorare le condizioni economiche, politiche e culturali del nostro Paese».