È il 1961 quando i sovietici iniziano la costruzione del muro di Berlino. Più o meno nello stesso periodo gli italiani cominciano a progettare una superstrada per collegare il porto di Civitavecchia alle acciaierie di Terni. Un’arteria di fondamentale importanza, con l’obiettivo successivo di unire Mar Tirreno e Adriatico. I lavori vengono avviati nel 1975. Ma quarant’anni più tardi devono ancora terminare. La vicenda della strada statale SS675 “Umbro-Laziale” è una classica storia italiana. Una grande opera incompiuta, che si porta dietro la solita sequenza di progetti, cantieri, burocrazia e ritardi. E dire che non si tratta neppure di un’impresa faraonica. Se la grande muraglia cinese si snoda per oltre 8.800 chilometri, la Orte-Civitavecchia ha una lunghezza stimata di circa 75 chilometri. Una cinquantina sono già percorribili, ne mancano da costruire ancora 24,4.
Gli anni passano, il completamento della strada resta un miraggio. Roba da far impallidire i progettisti del Ponte sullo Stretto. Il percorso che ancora deve essere ultimato è relativo al tratto laziale della superstrada. È stato diviso in due lotti. Il primo, tra il comune di Cinelli e Monte Romano, sarà completato a breve. Una striscia d’asfalto lunga 6,4 chilometri che prosegue il tratto aperto nel 2011 tra Cinelli e Vetralla, in provincia di Viterbo. Secondo le stime la strada sarà terminata entro la prossima estate. Tre gallerie artificiali, quattro viadotti, l’opera è costata 117 milioni di euro. I lavori sono partiti un anno fa, dopo quattro anni di stop «a causa di problemi burocratici e ricorsi amministrativi», come ha spiegato il governatore del Lazio Nicola Zingaretti all’apertura dei cantieri.
E dire che non si tratta neppure di un’impresa faraonica. Se la grande muraglia cinese si snoda per oltre 8.800 chilometri, la Orte-Civitavecchia ha una lunghezza stimata di circa 75 chilometri. Una cinquantina sono già percorribili, ne mancano da costruire ancora 24,4
Il problema, semmai, riguarda l’ultimo tratto. Sono 18 chilometri di strada da Monte Romano a Tarquinia, a due passi dal mare e dal porto di Civitavecchia. Nove viadotti, una galleria e due svincoli, per un finanziamento di 472 milioni di euro. I lavori dovevano terminare entro il 2020, ma in realtà non sono neppure iniziati. Dopo una serie di ritardi, il tracciato prescelto è stato recentemente bocciato dai tecnici del ministero dell’Ambiente. A gennaio la commissione competente ha espresso parere negativo. Pochi giorni fa il governo ha confermato, intervenendo in Parlamento, i motivi dello stop: «Non risultano sufficientemente approfondite le valutazioni sulle componenti ambientali, tra cui quelle relative a qualità dell’aria, acque sotterranee e di piattaforma, rumore e vibrazioni». Sono stati espressi dubbi anche sull’impatto relativo agli aspetti paesaggistici e naturali. Il 7 marzo scorso il ministero dell’Ambiente ha trasmesso il parere negativo al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. Ma data l’importanza dell’opera, ha chiarito il governo, ora il dicastero di Graziano Delrio «ha avviato tutte le procedure propedeutiche alla composizione del dissenso, provvedendo alla redazione di specifica relazione istruttoria».
«La superstrada è parte integrante del rilancio economico di un vasto territorio del Centro Italia – denuncia la deputata Adriana Galgano – che continua a subire disagi proprio per la mancanza di una rete stradale moderna»
Intanto il Paese aspetta. A quarant’anni dall’inizio dei lavori l’Italia è cambiata profondamente. Eppure la SS675 avrebbe ancora un enorme valore strategico. Secondo alcune stime, citate in un’interrogazione della deputata Adriana Galgano del gruppo Civici e Innovatori, la superstrada Orte-Civitavecchia potrebbe ospitare il transito di circa 20mila automobili al giorno. Un’infrastruttura che permetterebbe di collegare il Porto di Civitavecchia con l’autostrada A1 e la linea ferroviaria dell’alta velocità. Ma anche con l’area industriale di Terni e – tramite la direttrice Perugia-Ancona – con il mare Adriatico. Un arteria fondamentale per la mobilità di merci e persone. «La superstrada è parte integrante del rilancio economico di un vasto territorio del Centro Italia – denuncia ancora la deputata – che continua a subire disagi proprio per la mancanza di una rete stradale moderna». L’aspetto economico è centrale. Adriana Galgano è umbra, conosce bene la situazione sul territorio. «Nei sette anni di crisi la nostra regione, insieme al Molise, è quella che che ha perso più punti di Pil. È un dato che va messo in correlazione proprio con l’assenza di infrastrutture». Un problema che, più in generale, riguarda tutto il Paese. «Non possiamo più tollerare simili ritardi».
Non solo. Il mancato completamento della superstrada Orte-Civitavecchia rischia di assumere i contorni di una vera e propria beffa. Come ha spiegato il deputato di Mdp Arturo Scotto in un’interpellanza depositata pochi giorni fa a Montecitorio, dalla fine degli anni Novanta a oggi «lo Stato italiano ha già speso oltre 1.500.000.000 di euro per l’attuazione del piano regolatore generale del porto di Civitavecchia». Uno sforzo economico che potrebbe essere vanificato, se non verranno ultimati gli ultimi chilometri della strada.