Più tecnologia per le donne: ecco cosa serve per far cambiare passo all’Italia

L’Italia è fanalino di coda europeo per uso femminile delle tecnologie informatiche. Un gap enorme con Germania, Francia, Regno Unito, Spagna che forse spiega meglio di mille altre analisi perché la nostra economia è al palo e la disoccupazione non scende

Si sa, l’Italia non è un Paese per donne che vogliano lavorare, avere una carriera, bilanciarla con una famiglia. Il gap occupazionale rispetto agli uomini è tra i più alti in Europa, pari al 18,4%. Solo Turchia, Malta e Macedonia fanno peggio. Peraltro, questo dato non è figlio della piena occupazione maschile: è il tasso di occupazione femminile che è ancora a livelli da anni ’50, o da Paese musulmano, intorno al 47%.

La domanda è d’obbligo. Perchè l’Italia è il fanalino di coda del mondo occidentale per occupazione femminile? Cultura e mentalità, certo, un welfare che dirige buona parte delle risorse a favore della previdenza, lasciando a bocca asciutta le giovani famiglie, lo sappiamo. Ma bastano queste condizioni a spiegare una simile debacle?

Il dato decisivo riguarda la tecnologia. Sappiamo pure questo: l’Italia ha una storia di ritardi e di treni perduti quando si parla di digitale. Una delle ragioni della nostra scarsa produttività è avere “bucato” la rivoluzione tecnologica dagli anni ‘80 in poi. E, in più, aver sottovalutato il ritardo cha accumuliamo in questo settore da oltre trent anni. Se però osserviamo il problema dal punto di vista del genere, la cosa diventa allarmante.

Il numero di donne impiegate come specialiste nel settore Ict nel nostro Paese è inferiore a quello della Spagna, Paese con 13 milioni di abitanti in meno dell’Italia e una disoccupazione molto alta. È la metà di quello della Francia, che ha una popolazione che sopravanza la nostra di soli 5 milioni di abitanti. Il confronto con Germania e Regno Unito è talmente impietoso che nemmeno ve lo mostriamo.

Dati Eurostat 2015, migliaia di persone

Se quello delle tecnologie digitali è ovunque un settore in prevalenza maschile, in Italia questo dato diventa patologico. Siamo tra i Paesi in cui la porzione di donne impiegate nel settore sul totale è tra le più basse in assoluto, il 14,2%. Una percentuale che appare particolarmente inquietante considerando il basso numero totale di lavoratori nell’Ict in totale.

Dati Eurostat

Questi dati tuttavia sono allo stesso tempo una causa e un sintomo. Una causa, perchè la relazione tra gap occupazionale tra i generi e la percentuale di donne tra chi lavora nel ICT è molto chiara.

Dati Eurostat

Un sintomo, poichè in origine probabilmente vi è infatti anche una dimestichezza con tutto ciò che riguarda la tecnologia che potremmo definire imbarazzante nel nostro Paese. Gli italiani usano poco internet per operazioni che abbiano un minimo di complessità e che coinvolgano ambiti che vadano oltre il ludico. Negli acquisti in rete e nell’internet banking sia uomini che donne in Italia appaiono titubanti, la frequenza di utilizzo è metà di quella francese o tedesca.

Dati Eurostat

Il dato più significativo, però, è che nonostante questi numeri piccoli per il nostro Paese il gap tra uomini e donne è ugualmente tra i più alti. Inferiore solo a quello turco nell’internet banking. Mentre ormai in altri Paesi vi è parità o addirittura una maggiore dimestichezza delle donne, come in Francia o Regno Unito. È un gap che appare meno pronunciato in attività più “ludiche” e legate al tempo libero come la prenotazione di viaggi online.

Dati Eurostat

Non solo internet, però. L’elemento più grave forse è la scarsa confidenza tra donne e informatica. Secondo Eurostat, il 13% delle donne italiane con alta istruzione non ha mai usato un computer negli ultimi tre mesi. Sono il 3% in Spagna, il 4% in Francia. Nessuno fa peggio di noi.

Inquietante, da questo punto di vista, è il dato riguardante le giovani tra i 25 e i 29 anni, quando si dovrebbe cominciare una carriera. Una ragazza su quattro non ha usato un computer nei novanta giorni antecedenti la rilevazione. Solo il 2% delle coetanee tedesche può dire lo stesso. Solo la presenza della Turchia in queste classifiche ci risparmia dall’ultimo posto.

Non solo: siamo agli ultimi posti anche nel segmento più numeroso, quello di donne con istruzione media (con il diploma), dove a stare lontane da un computer è il 29%.

Utilizzo del PC negli ultimi 3 mesi, Dati Eurostat

Non bastasse, il ritardo italiano è pure peggiorato. Nel 2004 eravamo vicini alla media europea: l’utilizzo del computer da parte delle donne in Italia era del 58%, contro un dato europeo del 60%. Oggi il gap dall’Europa è passato dal 2% al 9% e siamo scivolati indietro in classifica. Lettonia, Estonia, Cipro, Repubblica Ceca, Slovenia, allora dietro di noi, ci hanno superato.

Utilizzo del PC negli ultimi 3 mesi, Dati Eurostat

Certo, probabilmente i dati su base regionale ci mostrerebbero la grande disuguaglianza esistente tra Nord e Sud, e certamente il fatto che secondo gli ultimi dati OCSE l’Italia sarebbe il Paese europeo con più studenti senza un accesso al PC a scuola ha una sua importanza.

In ogni caso, comunque vogliamo girarla, l’Europa Occidentale rimane lontanissima. Guardando questi numeri viene difficile da pensare che l’Italia appartenga al nucleo fondante dell‘Unione Europea, o al G7. Il problema è che sono queste statistiche, ancora più che il reddito e forse la crescita del Pil, ad essere legate al futuro di un Paese, alla creazione di occupazione e al benessere. E sono dati dati possono essere riassunti in una sola parola: declino.

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