L’Università di Harvard ha perso 2 miliardi di dollari sugli investimenti del suo fondo nell’anno fiscale 2016. Ma a ben guardare, si può parlare di grande perdita solo in termini di valore assoluto. Infatti, a causa delle enormi dimensioni del patrimonio del fondo (cosa buona per Harvard), non si tratta di una gran perdita in termini percentuali. Un esempio su tutti per imparare a non valutare la performance dei propri investimenti.
È necessario dunque individuare le linee guida per non incappare nuovamente nell’errore commesso dagli studenti statunitensi. In primo luogo, non bisogna valutare la performance dei propri investimenti su un orizzonte temporale sbagliato: quando i nostri obiettivi sono di lungo termine, valutare la performance su orizzonti brevi non aiuta. Secondariamente si devono valutare i risultati con una giusta prospettiva, per cui una piccola perdita del 2% – quale è quella di Harvard – non è solo accettabile, ma è un requisito necessario per un investimento. Inoltre, non ci si può aspettare degli extra-rendimenti ogni anno, in quanto non esiste una strategia di investimento in grado di assicurare rendimenti positivi tutti gli anni.
L’intervento che ben riassume la vicenda di Harvard è quello di un famoso gestore americano: «Se sei un gestore attivo di fondi comuni, il punto è diverso. Ogni investimento avrà anni di sotto o sovra performance. Anche un gestore come Warren Buffet, nonostante batta il mercato in media del 5% ogni anno dal 2000 e registri una extra performance del 98% sulla media dei fondi americani, ha registrato sotto performance rispetto al mercato in 8 degli ultimi 10 anni».