Dal 23 al 25 giugno, a Riccione, si svolgerà la terza edizione di DIG, il più importante festival italiano dedicato al videogiornalismo investigativo di cui anche quest’anno Linkiesta è media partner.
Passato un anno dall’ultima edizione, DIG arriva a questo suo terzo appuntamento in gran forma dopo che, nel corso degli ultimi dodici mesi, moltissimi dei progetti passati per l’arena dei pitch hanno poi trovato realmente uno sbocco produttivo. È la dimostrazione che il lavoro fatto negli ultimi anni da Matteo Scanni, Sara Paci e tutta la squadra degli organizzatori, stati capaci di riattivare un piccolo circolo produttivo virtuoso che sta crescendo di anno in anno. E farlo in un paese, l’Italia, che è ricchissimo di storie da documentare, ma in cui troppo spesso non si riesce a trovare i soldi per farlo, non era affatto banale.
Anche quest’anno l’appuntamento si estende sui consueti tre fronti, da sempre battuti da DIG: c’è l’anima del Festival, con i migliori documentari investigativi prodotti quest’anno; c’è l’anima dell’Academy, ovvero lo spazio dedicato alla formazione e alla crescita professionale (e ai crediti dell’ordine dei giornalisti); e ci sono gli Awards, ovvero lo spazio dedicato all’incubazione dei progetti più promettenti che si sfideranno nell’arena dei pitch per convincere i produttori presenti a Riccione — tra gli altri Andrea Scrosati di Sky, Riccardo Chiattelli di Feltrinelli e Alexandre Brachet di Upian — e portarsi a casa il premio di 20mila euro per la produzione.
A Riccione ci saranno anche i più importanti volti del giornalismo investigativo italiano e internazionale, alcuni a comporre la giuria, altri a portare le proprie storie e la propria esperienza nel campo investigativo, dal mondo hacker al reportage di guerra, con nomi di prim’ordine come Jeremy Scahill di The Intercept, Jeff Larson di ProPublica, Evgeny Morozov, Maggie O’Kane del Guardian e, per restare tra gli italiani, Corrado Formigli, Alberto Nerazzini e Davide Fonda.
A completare l’offerta della tre giorni di Riccione, DIG propone un’offerta formativa altrettanto ricca. Dalla verifica delle fonti, in collaborazione con Slow News, alla Cyber security, con GlobalLeaks, fino alle tecniche di narrazione dei fenomeni criminali e alla consapevolezza, sempre più necessaria per tutti coloro che lavorano nel settore, anche sul web, dei propri diritti e doveri, per salvaguardare la propria libertà di espressione e la libertà stampa.