Punto uno: il web è una piazza. Una piazza virtuale, enorme e affollatissima, che funziona proprio come una piazza: arriva qualcuno con un’informazione, l’informazione passa di bocca in bocca, tutti cominciano a commentarla. Anziché dieci persone, o cento, la piazza su Internet coinvolge centinaia di migliaia di persone.
Punto due: cercare, trovare e offrire lavoro, da quando esiste il web, non è più la stessa cosa. Non lo è più per i candidati, che hanno più strumenti per reperire informazioni sulle opportunità aperte, e che però attraverso i social network vengono “profilati” ancor prima di metter piede al colloquio. Ma non lo è più nemmeno per le aziende.
Punto tre: tutto quello che passa sul web contribuisce a costruire la reputazione.
Lo ha capito in maniera improvvisa e violenta un’impresa piemontese, finita nella bufera per un annuncio in cui ricercava un ingegnere civile offrendo… 600 euro al mese per 6 mesi. L’indignazione ha creato un tamtam sul web, e il caso è finito su tutti i giornali: un contratto così breve, e pagato così poco, per un profilo così specialistico?
Già, perché nell’annuncio c’era scritto “contratto”. Ma in realtà si trattava di uno stage: lo ha spiegato il titolare della ditta, nel tentativo di giustificarsi e arginare l’ondata di critiche. La lezione che tutti dovrebbero imparare da questo caso è che lavorare nelle Risorse umane, e in particolare nell’ufficio Recruiting, richiede una preparazione specifica. Che non si può scrivere contratto quando si intende uno stage, perché le conseguenze di questa imprecisione possono essere immani e…