In Italia si registrano 3.500 nuovi casi di Hiv ogni anno. Una media di dieci diagnosi al giorno. È una malattia che continua a diffondersi in silenzio: passato il clamore degli anni Novanta non se ne parla quasi più. Intanto la popolazione sieropositiva ha raggiunto le 130mila unità. Più di uno su dieci, ecco il dato più preoccupante, è ancora inconsapevole della propria condizione. Eppure dallo scorso dicembre c’è una grande novità. In occasione della giornata mondiale contro l’Aids è stato messo in commercio un auto test per la diagnosi del virus HIV. Uno strumento semplice e anonimo che può essere acquistato in farmacia senza ricetta. Insieme agli strumenti già a disposizione nell’ambito del servizio sanitario nazionale, rappresenta un fondamentale presidio di salute. Come è noto, infatti, quando si parla di Hiv una diagnosi precoce è il primo strumento di cura. E i risultati sembrano incoraggianti. Anche se gran parte degli italiani ancora non conosce l’esistenza dello strumento, nei primi cinque mesi sono già stati venduti 22mila auto test.
Per fare il punto su questa novità, pochi giorni fa è stato organizzato un incontro a Montecitorio. Un appuntamento alla presenza di medici ed esperti, organizzato dal senatore Andrea Mandelli e la deputata Eleonora Cimbro, da tempo impegnati su questo tema. «In Italia la popolazione hiv-positiva è stimata intorno alle 130mila persone» racconta alla Camera Adriana Ammassari, dirigente medico dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma. «Ma circa l’11-15 per cento non conosce la propria sieropositività». La diagnosi tardiva dell’infezione annulla, di fatto, i benefici di un precoce avvio della terapia retrovirale. Ma soprattutto espone a rischio infezione i partner sessuali. «Ecco perché – insiste la dottoressa – Oggi in Italia l’identificazione di questo sommerso è una priorità assoluta». Da questo punto di vista il test in vendita nelle farmacie rappresenta «uno strumento di sanità pubblica estremamente utile». Un’integrazione del modello di intervento già esistente in seno al SSN.
In Italia si registrano 3.500 nuovi casi di Hiv ogni anno. Una media di dieci diagnosi al giorno. È una malattia che continua a diffondersi in silenzio: passato il clamore degli anni Novanta non se ne parla quasi più. Intanto la popolazione sieropositiva ha raggiunto le 130mila unità. Più di uno su dieci, ecco il dato più preoccupante, è ancora inconsapevole della propria condizione
L’auto test raggiunge capillarmente la popolazione, in particolare le oltre 4 milioni di persone che ogni giorno entrano in una farmacia. E può aiutare a raggiungere grandi risultati, con particolare riferimento alle migliaia di persone che hanno contratto l’Hiv e non lo sanno. Al netto degli stereotipi, persone normalissime. «Italiani qualsiasi, esponenti della classe media» racconta Armando Toscano, ricercatore e membro del centro studi della Fondazione The Bridge. Tracciare un identikit preciso è impossibile. In gran parte, è facile immaginare, si tratta di persone «mediamente insoddisfatte della propria vita coniugale. Moderatamente inclini, ogni tanto, a qualche scappatella». Magari senza prestare troppa attenzione alle malattie sessualmente trasmissibili.
A sette mesi dall’arrivo dell’auto test, è tempo di bilanci. La risposta degli italiani è positiva e sembra giustificare l’ottimismo. Oltre 20mila test venduti da dicembre ad aprile rappresentano un ottimo risultato. In particolare lo strumento sembra ben visto dalle nuove generazioni. I giovani sono tra i più curiosi, lo cercano e lo acquistano. Non solo loro, ovviamente. Aiutando a superare imbarazzi, l’acquisto in farmacia permette di raggiungere nuove fasce della popolazione. «Coloro che hanno utilizzato l’autotest – continua il dirigente medico Ammassari – sono principalmente persone che, spesso per motivi di privacy, precedentemente non si erano mai recate in ospedale per eseguire l’esame».
Dallo scorso dicembre è stato messo in commercio un auto test per la diagnosi del virus Hiv. Uno strumento semplice e anonimo che può essere acquistato in farmacia senza ricetta. I risultati sembrano incoraggianti. Anche se gran parte degli italiani ancora non conosce l’esistenza dello strumento, nei primi cinque mesi ne sono già stati venduti 22mila esemplari
Eppure, su un tema concordano tutti i presenti, è necessario fare di più. Bisogna parlare, pubblicizzare questo strumento. Nel nostro Paese oggi c’è ancora troppa disinformazione rispetto al fenomeno. Sono interessanti i risultati di un’indagine Swg commissionata per l’occasione dalla Fondazione The Bridge e Nps Italia Onlus. Anzitutto emerge la poca conoscenza del nuovo strumento. Solo poco più di un terzo degli italiani interpellati crede, ma non sa per certo, che esista un esame da fare da soli per l’Hiv. «Meno del 20 per cento – si legge – ha sentito parlare dell’auto test a disposizione in farmacia». E questo nonostante la quasi totalità degli intervistati lo ritenga uno strumento utile e “un passo avanti per la salute pubblica”. Più in generale gli italiani sembrano avere ancora le idee confuse in tema di Hiv. Un tema, del resto, di cui si parla sempre meno nelle scuole e sui media tradizionali. «Le persone sanno pochissimo di questo argomento – spiega Loredana Ferenaz di Swg – Negli anni Novanta oltre il 20 per cento delle persone nell’indicare le maggiori preoccupazioni mettevano ai primi posti la droga, la mafia e l’Aids». Oggi molto è cambiato. «Sono subentrate e diventate prioritarie la disoccupazione, la crisi economica, il terrorismo». Eppure quando si parla di Hiv «riemerge in maniera subdola una paura che riguarda nella maggioranza dei casi qualcosa che non si conosce, che non ci tocca da vicino e che spesso appartiene agli altri». Tra ignoranza e stereotipi, manca la capacità di conoscere il fenomeno. Soprattutto tra i più giovani. Ecco perché l’auto test, oggi, può offrire una risposta fondamentale. «Ma è importante che venga pubblicizzato».