Oltre il confine con l’Austria, non si muovono i carri armati. Si muove la politica. Che trascina con sé il rumoroso mondo dell’informazione H24. Non basta, insomma, rincorrere la crisi dei migranti che attraversano l’Italia, per capire perché anche quest’anno l’Italia ha dovuto litigare con i suoi vicini di lingua tedesca. Il 15 ottobre ci saranno le elezioni per il rinnovo del Parlamento austriaco. E, dunque, per la formazione di un nuovo Governo. I temi identitari sono sempre più al centro del dibattito politico, e non sono più appannaggio solo della destra nazionalista, che appena un anno fa è arrivata al ballottaggio delle presidenziali, poi vinte dal Verde Alexander Van der Bellen. La difesa del modo di vita tradizionale è quello che sta dando forza alla stella nascente della politica viennese: il leader del partito cristiano-democratico, Sebastian Kurz.
Kurz ha trent’anni, ne farà trentuno il 27 agosto. Ma da quattro è ministro degli Esteri dell’ennesimo governo di grande coalizione, guidato dal partito socialdemocratico. Ha anche la delega all’Integrazione. Kurz ha dunque maturato esperienza internazionale, malgrado la giovane età, e si è creato la fama di uomo del rigore. Non per quanto riguarda i conti, ma per la determinazione con cui ha affrontato proprio il tema delle grandi migrazioni. E’ stato fra gli artefici della trattativa che ha portato a chiudere la rotta balcanica, dopo la crisi del 2015, nonché uno dei protagonisti quest’anno del braccio di ferro con il governo turco, che ha definito Vienna la “capitale del razzismo”. Ma c’è un altro elemento che fa di Kurz un personaggio da tenere d’occhio. In pochi mesi, il ministro degli Esteri austriaco è riuscito a sfruttare la sua guida ad interim del partito Ovp per trasformarlo: alle elezioni del 15 ottobre, volute per mettere fine a una traballante esperienza di governo guidata dal cancelliere Christian Kern, si presenterà di fatto con una lista che porta il nome del giovane leader. Aperta a tutti, anche a chi non fa parte dell’establishment di partito. Come ha fatto Emmanuel Macron in Francia, insomma.
In pochi mesi, il ministro degli Esteri austriaco è riuscito a sfruttare la sua guida ad interim del partito Ovp per trasformarlo: alle elezioni del 15 ottobre, volute per mettere fine a una traballante esperienza di governo guidata dal cancelliere Christian Kern, si presenterà di fatto con una lista che porta il nome del giovane leader. Aperta a tutti, anche a chi non fa parte dell’establishment di partito
I sondaggi stanno premiando Kurz, che ha fatto risalire la Ovp rispetto agli alleati socialdemocratici. Ma anche rispetto alla Fpo, il partito delle libertà di Heinz-Christian Strache, alleato di Marine Le Pen. C’è chi scommette che Kurz sarà il prossimo cancelliere austriaco sfruttando la formula Macron da una parte, facendo proprie le istanze identitarie della destra euroscettica e islamofoba dall’altra. Tanto da non essere esclusa una riedizione dell’alleanza fra quest’ultima e i popolari, che fanno parte della stessa famiglia politica di Angela Merkel. Kurz ha dichiarato nel culmine della crisi dei migranti del 2015 che l’Unione Europea, con le sue regole per i richiedenti asilo, è sembrata comportarsi come i trafficanti di uomini. Pochi mesi prima aveva sostenuto l’approvazione della legge sull’Islam, con l’obiettivo di fermare i finanziamenti stranieri alle istituzioni religiose musulmane, costringendo gli imam a parlare tedesco.
Politiche identitarie rigorose. E trasformazione in chiave personalistica del partito. Un mix che dovrebbe bastare a capire uno dei motivi per cui la frontiera austriaca sarà al centro di continue contese politiche (o mediatiche) con l’Italia e il resto dell’Europa. Scarso rigore nel controllo di chi entra o esce dal Paese, nonostante il principio della libera circolazione, può costare caro in termini elettorali.
@ilbrontolo