Il capo dipartimento della Protezione civile Fabrizio Curcio l’aveva detto a fine giugno: «Sono sei le Regioni che non hanno mezzi aerei per intervenire nello spegnimento di incendi. Dobbiamo essere ancora più attenti e pronti». Il suo monito, a distanza di un mese, lascia riflettere visto quanto sta accadendo al Sud Italia, specie in Campania, Sicilia e Calabria.
Anche perché, nel frattempo, se si consultano i dati relativi alla disponibilità di elicotteri Aib (Antincendio boschivi) regionali, si nota che nel giro di trenta giorni le Regioni che sono sguarnite di mezzi sono diventate sette: Abruzzo, Basilicata, Marche, Molise, Puglia, Umbria e – per chiudere – proprio la Sicilia. Tuttora, dunque, sull’isola mancano elicotteri antincendio, mentre villaggi vengono evacuati (come capitato due giorni fa a San Vito Lo Capo) e decine di ettari nel catanese e nel messinese sono stati mangiati da incendi, nella maggior parte dei casi di natura dolosa.
In Campania, invece, sono operativi solo cinque elicotteri (erano 10 nel 2007): un po’ pochi – a sentire chi sta operando sul campo – per fronteggiare un’emergenza per la quale ora non resta che chiamare l’esercito. Certo, c’è la flotta aerea dello Stato che si accompagna a quelle regionali (16 Canadair e 12 elicotteri della Difesa dislocati su 14 basi), ma i buchi restano. E mai come in questi giorni si mostrano in tutta la loro drammaticità.
LA RIFORMA MADIA SOTTO PROCESSO
Ci sarebbero i 32 elicotteri antincendio del Corpo forestale. Peccato, però, che di questi 28 sono a terra. Inutilizzati. La ragione? Tutto sarebbe da imputare alla riforma Madia che ha tagliato i forestali accorpando mezzi e personale ad altre forze dell’ordine. E qui arriva il dramma: gli elicotteri sono stati divisi, 16 e 16, tra Arma dei carabinieri e Corpo dei vigili del fuoco, ma per mancanza di brevetti e adeguamento ai nuovi criteri imposti dalla legge, soltanto quattro sono stati messi in volo. In alcuni casi semplicemente perché ancora non sono stati riverniciati con la scritta del nuovo corpo di appartenenza. Eppure l’accorpamento è diventato esecutivo a inizio gennaio: sette mesi fa. Ma i pasticci della riforma non finiscono qui. Perché c’è poi il personale: su circa ottomila forestali, 6.400 sono andati a rimpolpare l’organico dei carabinieri, 1.240 sono finiti a vari livelli nella pubblica amministrazione e solo 361 sono andati ai vigili del fuoco. Una sproporzione piuttosto evidente, aggravata dal fatto che le competenze proprio sugli incendi boschivi sono finite agli stessi vigili che, privi di mezzi e organico, si sentono abbandonati dallo Stato. «Errori madornali», li definisce Antonio Brizzi, segretario generale del sindacato Conapo, che sentito da Linkiesta elenca tutta una serie di situazioni inverosimili. Clamoroso il caso del bosco del Cansiglio, uno dei più estesi d’Italia: lì vicino c’era un eliporto in forza alla forestale e ora passato in mano ai carabinieri, i quali in caso di incendio non avrebbero le competenze necessarie per un intervento immediato. «Ecco – taglia corto Brizzi – forse una massaia o un mezzadro del primo ‘900 avrebbe fatto meno errori rispetto a quanto combinato dal Governo». Non è un caso che, per meglio definire le competenze dei vigili dopo la soppressione dei forestali, l’Esecutivo abbia approvato una nuova legge (a maggio scorso): le norme, per diventare attuative, avrebbero bisogno di 15 decreti ma finora nessuno di questi è stato approvato.
SE I POMPIERI STANNO A CASA
Il problema, intanto, resta. E non è solo un discorso di mezzi e competenze. Ma anche e soprattutto di personale. «Oggi abbiamo un buco organico di circa 3.500 unità rispetto a quanto previsto dalle tabelle ministeriali», dice ancora Brizzi. Si viaggia, in effetti, sulle 32mila unità, tenendo conto che circa 5mila sono impiegati amministrativi. Parliamo, dunque, di un vigile in servizio ogni 15mila abitanti, ben al di sotto della media europea. Si sarebbero potuti “sfruttare” gli ex forestali per rimpolpare, senza costi aggiuntivi, l’organico. Difficile capire perché nessuno abbia pensato a una soluzione del genere. «Non sarà per caso che mandare duemila forestali nei vigili del fuoco avrebbe creato problemi economici?», si chiede ancora Brizzi. La ragione? I pompieri sono il corpo meno pagato in Italia: gli stessi forestali percepivano in media circa 700 euro in più al mese rispetto a un vigile del fuoco. Tanto che tutt’oggi i 361 ex forestali prendono un’indennità diversa rispetto ai vigili. Insomma, il dubbio è che per evitare squilibri troppo evidenti e il rischio di dover poi alzare le indennità a tutti i vigili del fuoco, si sia preferito scegliere un’altra strada e un’altra destinazione. Ma non basta. Ci sarebbe infatti un altro modo per colmare il gap di organico: attingere alla lista di tremila idonei di un concorso del 2010 che da anni attendono di essere assunti. Peccato che, al di là di mille promesse, nulla sia stato fatto.
REGIONI INADEMPIENTI
Le responsabilità, però, non finiscono qui. Accanto ai ritardi nazionali, infatti, ci sono quelli regionali. Secondo quanto denunciato da Legambiente, ad oggi Campania e Lazio non hanno ancora approvato il Piano Aib 2017 (piano antincendio boschivo) e dunque le relative modalità attuative per organizzare la prevenzione, il lavoro a terra e gli accordi con i vigili del fuoco e con la Protezione civile. La conseguenza è che gli operatori lavorano senza direttive ed esposti a turni massacranti: «Il personale sta facendo turni da 24 o 36 ore», racconta a Linkiesta un pompiere in servizio in Campania. Ora la decisione del Governo è quella di inviare l’esercito sul Vesuvio, ma così «si rischia di mandare persone impreparate, che non hanno competenze dell’antincendio boschivo». Ci sono, invece, i cosiddetti discontinui (precari dei vigili del fuoco) che potrebbero tornare utili ed essere chiamati al servizio vista l’emergenza, ma per il fatto che non è stata siglata alcuna convenzione con la Regione Campania – sebbene il pressing dello stesso dipartimento dei vigili del fuoco – resteranno loro malgrado a casa. Stessa situazione in Sicilia: nessuna convenzione siglata, nonostante nel 2017 gli incendi abbiano divorato qualcosa come 13.052 ettari di bosco sull’isola.
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Pubblichiamo la precisazione sull’uso dei mezzi aerei anti-incendio giunta dalla Presidenza del Consiglio
Al fine di fornire un quadro complessivo e oggettivo delle attività di competenza statuale in materia di lotta attiva agli incendi boschivi per l’anno 2017, il Dipartimento della Protezione Civile, il Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile e il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri ritengono necessario precisare quanto segue.
La suddivisione di competenze tra lo Stato e le Regioni in materia di tutela del patrimonio boschivo e di lotta attiva contro gli incendi boschivi non risulta mutata; mentre tali competenze restano prioritariamente affidate alle Regioni, allo Stato continua a spettare in via sussidiaria il concorso alla lotta attiva agli incendi boschivi attraverso il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e l’Arma dei Carabinieri, per le connesse attività di prevenzione e repressione. Il Dipartimento della Protezione Civile coordina il concorso aereo statale attraverso il Centro operativo aereo unificato (COAU), a cui contribuiscono anche componenti della Difesa attraverso propri mezzi aerei.
Per quest’ultima attività sussidiaria, oltre ai 16 Canadair, il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco ha messo a disposizione del COAU 15 elicotteri per la campagna antincendi boschivi (AIB) 2017, utilizzando in parte elicotteri provenienti dall’ex Corpo Forestale dello Stato, in parte mettendo a disposizione propri velivoli, compensando i mezzi ex CFS in fermo manutentivo obbligatorio per la sicurezza del volo; attività queste ultime legate esclusivamente ad aspetti tecnici e indipendenti, perciò, dal provvedimento di accorpamento del Corpo Forestale.
Anche in virtù di tale sforzo il COAU oggi vanta una delle maggiori flotte di cui abbia potuto disporre nell’ultimo decennio, a cui contribuisce per circa l’80% il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. I velivoli del Corpo hanno effettuato dal 15 giugno ad oggi più di 2 mila ore di volo, a fronte delle 509 dello scorso anno, e più di 11 mila lanci d’acqua, a fronte dei 2 mila e 500 circa dello stesso periodo del 2016.
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Il testo completo della replica: http://www.interno.gov.it/it/sala-stampa/comunicati-stampa/incendi-boschivi-precisazioni-sulle-competenze-stato-e-regioni